Quando il palermitano Stanislao Cannizzaro (1826 - 1910), all’epoca professore di Chimica all’Università di Roma, insigne caposcuola , già patriota risorgimentale e poi senatore del Regno, seppe che la Royal Society gli aveva attribuito la medaglia Copley 1891 “for his contribution to chemical philosophy especially for application of Avogadro’s theory”, forse ebbe un brivido di commozione. Ne è rimasta traccia nel discorso che pronunciò durante il banchetto organizzato in suo onore la sera del 10 dicembre 1891. Il testo (La Scienza e la Scuola) fu pubblicato a cura del figlio Mariano nella Rassegna Contemporanea, dopo la morte del padre. Merita una riflessione, ma prima occorre ricordare che la medaglia Copley è un premio tuttora molto ambito con il quale la Royal Society riconosce, dal 1731, i meriti di ricerca in qualsiasi branca della scienza. Tra i premiati si ricordano Priestley, Darwin, Pasteur, Einstein e, più recentemente, Hawking, Kroto e Penrose.
Viene assegnato annualmente e, di solito, alternativamente, alle scienze fisiche e biologiche. Quest’anno, per festeggiare il 350° della Royal Society, verranno assegnate due medaglie. Cannizzaro l’ottenne durante la presidenza di Lord Kelvin e di quell’eccezionale riconoscimento gioirono in molti. Infatti, fino a quel momento, era toccato solamente a tre nostri connazionali: Alessandro Volta (1791), Giovanni Plana (1843) e Carlo Matteucci (1844). Purtroppo, con Cannizzaro si chiuse la lista e solo Giulio Natta riuscì a riportare la chimica italiana sul gradino più alto del podio internazionale (Nobel per la Chimica 1963). Ma perché Cannizzaro fu premiato? Nel citato discorso, afferma che fu merito di un modesto libretto pubblicato nel 1858, frutto degli sforzi fatti per esporre con chiarezza agli allievi genovesi le dottrine fondamentali della chimica. Quel “libretto” era nato come articolo per la rivista Il Nuovo Cimento e s’intitolava Sunto di un corso di filosofia chimica fatto nella R. Università di Genova. Era stato pubblicato in forma di lettera all’amico Professor Sebastiano De Luca, compagno di studi a Pisa alla scuola di Piria.
Cannizzaro, come altri, era tormentato dalle contraddizioni presenti nelle teorie atomiche e molecolari e dalle discrepanze fra i concetti basilari della chimica inorganica e organica. Per sbrogliare la matassa, rivide criticamente la storia delle dottrine chimiche a partire da Dalton, scoprì le ragioni delle contraddizioni e introdusse (sono ancora sue parole) alcune modificazioni nel sistema dei pesi atomici e delle formule allora in uso. Appoggiandosi all’ipotesi di Avogadro e di Ampère, confermata da Gay-Lussac e Clausius, introdusse la corretta distinzione fra atomo e molecola, abbandonò l’idea che i corpi composti erano costituiti da molecole contenenti un vario numero di atomi, mentre quelle dei corpi semplici (elementi) erano monoatomiche o, perlomeno, contenevano ugual numero di atomi. Giunse poi a formulare la cosiddetta teoria degli atomi: le varie quantità dello stesso elemento contenute in diverse molecole sono tutte multiple intere di una medesima quantità, la quale entrando sempre intera, deve a ragione chiamarsi atomo (dal Sunto). Chiarito ciò, poté determinare i pesi atomici di numerosi elementi, anche a beneficio di L. Meyer e D. Mendeleev che li utilizzarono nella classificazione periodica degli elementi (1869). Copie del Sunto vennero distribuite al I Congresso Internazionale di Chimica (Karlsruhe, 1860), dopo l’intervento dell’Autore. Qualcuno ne capì subito l’importanza, mentre ai più si aprirono gli occhi in seguito e Cannizzaro, già noto per la reazione di dismutazione dell’aldeide benzoica, entrò nella storia della chimica. La sera del banchetto romano confidò che non aveva mai avuto l’ambizione di essere un riformatore della scienza, ma che aspirava piuttosto al vanto di zelante maestro di scuola. In occasione del centenario della morte (10 maggio) e del 150° di Karlsruhe, piace ricordarlo anche così.
Per
saperne di più
Cannizzaro
S., Sunto di un corso di filosofia
chimica fatto nella R. Università di
Genova. Lettera del Prof. Stanislao
Cannizzaro al Prof. S. De Luca, in Nuovo Cimento, 1858, VII, pp. 321-66
Cannizzaro S., La Scienza e la Scuola (Discorso) in Rassegna Contemporanea, Coop.
Tipografica Manunzio, 1910
Cannizzaro S., Sunto di un corso di filosofia chimica, Sellerio, Palermo, 1991
(Commento e nota storica di Cerruti L.)
Di Meo
A. (a cura di), Storia della Chimica in
Italia, Vignola, Roma, 1996, pp. 201-281