fbpx Il futuro dell’astronomia italiana | Scienza in rete

Il futuro dell’astronomia italiana

Primary tabs

Tempo di lettura: 2 mins

Un gruppo di astronomi italiani, tutti membri dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), ha pubblicato un articolo su arxiv.org (un open archive della Cornell University) in cui riflettono, anche in termini provocatori, sul futuro della loro disciplina in Italia alla luce della politica generale della ricerca.

L’analisi del gruppo di astronomi è, in estrema sintesi, questa: l’astrofisica italiana è tra le migliori del mondo. La gran parte degli astronomi italiani lavora presso l’INAF, un Istituto nazionale creato solo nel 2001. Malgrado la giovane età e la mancanza di stabilità normativa, la produttività dei ricercatori INAF è altissima: la più elevata tra le discipline fisiche in Italia.

Nelle settimane scorse il governo aveva deciso, senza spiegazioni, la chiusura dell’Istituto nel ambito di una più generale soppressione di Enti pubblici di ricerca, con l’accorpamento dei tecnici e dei ricercatori nel Cnr. Un esempio di quei «tagli senza criteri» che Scienzainrete non condivide. La decisione è poi stata revocata, anche per intervento, dicono i firmatari dell’articolo, del Presidente della repubblica Giorgio Napolitano.

Resta, tuttavia, la grande penuria di risorse economiche. Che riguarda l’INAF come gran parte della ricerca pubblica in Italia. In termini assoluti, per esempio, lo Stato italiano investe 10 miliardi di euro in ricerca, contro i 15 miliardi dello Stato francese. Così all’INAF come nella gran parte degli Enti pubblici di ricerca i fondi messi a disposizione dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur) servono per lo più a pagare gli stipendi, mentre ne restano pochi per l’attività di ricerca.

In questa situazione, sostengono gli autori dell’articolo, nel futuro della eccellente astronomia italiana potrebbe esserci anche il declino.

Antonelli a et al. A decline and fall in the future of Italian Astronomy? 8 luglio 2010. arXiv:1007.1455v1 (link)

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

L’Europa è impreparata per affrontare i rischi climatici

Alluvione

Sebbene l’Europa sia il continente che sta registrando i più rapidi aumenti delle temperature a livello globale, al momento è impreparata ad affrontarne le conseguenze. I rischi climatici minacciano molteplici ambiti: sicurezza energetica e alimentare, gli ecosistemi, le infrastrutture, le risorse idriche, la salute dei cittadini. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), molti di questi rischi hanno già raggiunto livelli critici, che potrebbero diventare catastrofici in assenza di interventi rapidi. Il report European Climate Risk Assessment (EUCRA) evidenzia come la combinazione tra i pericoli climatici e i pericoli non climatici accresca complessivamente i rischi economici, sociali e ambientali a cui la collettività è esposta. Inoltre, il report mette in luce i collegamenti tra diversi rischi e la loro capacità di diffondersi sia da un settore a un altro sia da una regione all’altra.

Photo by Kelly Sikkema on Unsplash

Il primo marzo scorso l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) ha pubblicato i risultati della prima valutazione europea dei rischi climatici, European Climate Risk Assessment (EUCRA). Il report evidenzia che le politiche e gli interventi di adattamento adottate in Europa non procedono con la stessa rapidità con cui stanno evolvendo i rischi climatici.