Foto di Luca Lombroso
Dopo quindici giorni di negoziato serrato e prolungato, durato un giorno più del previsto, la COP24 di Katowice ha prodotto in sostanza quasi tutto quello che era chiamata a fare, risultato nient’affatto scontato. È presto ora per un’analisi attenta dei documenti approvati (di cui questo è il principale, descrittivo di tutti i grandi capitoli, mentre gli altri sono disponibili qui), delle conseguenze del negoziato e del ruolo dei diversi attori, di chi ha spinto per una maggiore ambizione e di chi ha condotto battaglie di retroguardia per cercare fino all’ultimo di indebolire i risultati finali.
Ci limitiamo qui a riportare un quadro generale dei risultati, che il comunicato stampa dell’UNFCCC saluta come importanti. Apprezzamenti, ma anche insoddisfazioni, possono essere ascoltati nelle dichiarazioni dei più importanti gruppi negoziali nella plenaria finale (Joint plenary meeting for closing statements) possono essere ascoltate nel webcast UNFCCC. Nell’ordine: Egitto (in rappresentanza di G77+China) a 1.10; UE a 6.25; Svizzera (Environmental Integrity Group) a 11.02; Australia (Umbrella Group) a 13.50; Etiopia (LDC) a 17.15; Maldive (OASIS) 20.45; Gabon (African Group) a 26.10. Malaysia (like-minded developing countries) a 29. 40; India (basic) 35.37; Colombia (ALIAC) 42.20; Filippine 47.20; Cina (50.28); quindi gli “osservatori” del negoziato, Business&Industry NGO (56.31), Environmental NGO (59.40), Agricoltori (1.04.10), Indigenous People (1.06.55), Governi e municipalità locali (1.10.25), Women and Gender NGO (1.13.05), Youth NGO (1.16.20). Ha poi concluso Grenada (1.20.03).
Paris Agreement Work Programme, il regolamento attuativo dell’Accordo di Parigi
Tra i punti più rilevanti del rulebook approvato, le informazioni necessarie per la revisione dei Contributi determinati a livello nazionale (NDC) e per la contabilizzazione degli impegni adottati, nonché l’insieme di regole condivise per la trasparenza delle azioni e del supporto, che implementano l’articolo 13 dell’Accordo di Parigi.
Per entrare nel merito di solo quest’ultimo punto, è stata archiviata la tradizionale differenziazione degli obblighi (la cosiddetta “biforcazione”) tra paesi industrializzati ed in via di sviluppo, con l’adozione di regole comuni e la previsione di flessibilità per quei Paesi in via sviluppo che ne necessitano in base alle proprie capacità.
La costruzione di un sistema di reporting e monitoraggio comune a tutte le Parti, fondato sui principi di trasparenza, accuratezza, completezza, coerenza e comparabilità (TACCC), è il cuore del nuovo pacchetto di regole, che permetterà all’Accordo di Parigi una piena implementazione, pur nel rispetto degli NDC e delle rispettive capacità.
I punti fondamentali del nuovo sistema di “trasparenza” sono:
- gli inventari nazionali delle emissioni di gas serra, strumento fondamentale per il monitoraggio delle emissioni di tutti i Paesi e la verifica degli impegni di riduzione delle emissioni determinati nell’Accordo di Parigi, garantendo che rispettino alcune caratteristiche tecniche e che siano trasmessi su base almeno biennale da tutte le Parti; le linee guida IPCC 2006, il cui aggiornamento verrà pubblicato nel 2019, saranno la base di tutti gli inventari
- il monitoraggio dell’implementazione e del raggiungimento degli NDC, da effettuarsi attraverso indicatori quantitativi e/o qualitativi (come ad esempio le emissioni e gli assorbimenti gas serra, la percentuale di riduzione dell’intensità carbonica, indicatori qualitativi per una specifica politica o misura di mitigazione, co-benefits di azioni di adattamento, percentuale di uso di energia rinnovabile, ettari di riforestazione, eccetera)
- la revisione tecnica dei report trasmessi da parte di esperti, finalizzata alla valutazione dell’effettiva attuazione degli impegni intrapresi
Tra gli obblighi di reporting è stata inclusa una sezione relativa agli impatti dei cambiamenti climatici e adattamento, anche se tale sezione non è obbligatoria. Uno delle sezioni più dibattute è stata quella relativa al Reporting sul supporto finanziario, sia fornito che ricevuto.
Sulla base del NDC comunicato, il settore LULUCF (uso e cambiamento di uso del suolo e foreste) potrà essere incluso nel reporting biennale e contabilizzato ai fini della verifica degli impegni determinati a livello nazionale. Tuttavia, a causa della complessità del settore, alle foreste sono ancora riconosciute alcune specificità circa le modalità di conteggio e rendicontazione delle emissioni e degli assorbimenti di gas serra, in particolare per quanto riguarda le emissioni dovute ai disturbi naturali, il carbonio accumulato nei prodotti legnosi e i metodi per considerare il possibile effetto che l’invecchiamento delle foreste ha sugli assorbimenti di carbonio.
Revisione a breve degli impegni di mitigazione
Come indicano i punti 22 e 23 del testo principale, tutti i Paesi che hanno già inviato un proprio contributo determinato a livello nazionale sono invitati ad aggiornarlo, rendendolo più ambizioso nei suoi obiettivi 2030, entro due anni. Questo è un risultato chiaro e importante. In parallelo, i Paesi che hanno a suo tempo indicato un Intended NDC ma non avendo ancora ratificato l’Accordo non lo hanno trasformato in NDC sono chiamati a farlo. Chi si era fermato al 2025 è chiamato ad allungare l’orizzonte del suo NDC, in modo da renderli tutti i contributi confrontabili tra loro con un orizzonte 2030.
I Paesi che non hanno ancora una strategia di lungo periodo sono invitati a dotarsene, in base al punto 21 del testo principale. Una tabella sinottica presentata alla COP relativa ai Paesi europei è qui. Fonte di ispirazione e di incoraggiamento a revisioni egli impegni verso una maggiore ambizione è la grande narrazione sviluppata nell’ambito del Dialogo Talanoa, con le storie di successo di Paesi e comunità su questo o quell’aspetto cruciale (citato al punto 37). Meno diretto è il legame col Rapporto IPCC su come limitare il cambiamento climatico 1,5 gradi, di cui si chiede di tenere conto in sede tecnica (citate al punto 27).
Rispetto comunque all’inizio della COP, nella quale veniva contestato il fare un riferimento di benvenuto al Rapporto, come avevamo discusso in un post precedente, la versione finale ha speso parole di ringraziamento per la comunità scientifica internazionale impegnata nel redigerlo (punti 24, 25 e 26).
Il Forum sull’impatto delle misure di risposta al cambiamento climatico
È stato istituto il “Forum sull’impatto delle misure di risposta al cambiamento climatico”. L’obiettivo di questo forum è di permettere alle Parti di condividere, in modo interattivo, informazioni, esperienze, casi di studio, migliori pratiche, punti di vista per facilitare la valutazione e l’analisi dell’impatto dell’attuazione delle misure di risposta al cambiamento climatico. C’è chi ha visto in questo risultato una vittoria dei paesi più dipendenti dai fossili, in quanto questa piattaforma potrebbe servire per studiare possibili “compensazioni” per chi viene danneggiato dalla transizione energetica, come appunto i paesi esportatori di petrolio e utilizzatori di carbone.
Finanza
Le questioni finanziarie, sempre spinose, hanno occupato un posto importante, con la Terza consultazione ministeriale dedicata all’argomento. Nel testo principale sono accolte positivamente le risultanze di questa analisi (2018 Biennial Assessment and Overview of Climate Finance Flows of the Standing Committee on Finance), che tra l’altro presenta un quadro di sintesi molto interessante.
Inoltre, il pacchetto Katowice comprende anche linee guida relative al processo per stabilire nuovi obiettivi in materia di finanziamento dal 2025 in poi, a partire dall’attuale obiettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno dal 2020 per sostenere i Paesi in via di sviluppo. Alcuni paesi europei come la Germania si sono impegnati a raddoppiare il proprio impegno.
Commenti all’accordo di Katowice
Come normale in un sistema democratico, il compromesso raggiunto può essere giudicato sotto diversi punti di vista. La segretaria esecutiva UNFCCC, Patricia Espinosa, ha dichiarato:
Questo è un risultato eccellente! Il sistema multilaterale ha prodotto un risultato solido. Questa è una tabella di marcia per la comunità internazionale per affrontare in modo decisivo il cambiamento climatico
Voci più critiche quelle del Climate Action Network, o di Greenpeace. La complessità dei risultati raggiunti e le difficoltà ancora sul tavolo possono essere ben comprese dalla dettagliata analisi degli esisti della COP24 fatta da Carbon Brief, o dai resoconti dell’Italian Climate Network.
Le prossime COP
La prossima conferenza delle Parti si terrà a novembre 2019 in Cile, co-organizzata con la Costa Rica dove un mese prima si terrà la pre-COP. Per la COP 26 del 2020 il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha annunciato ufficialmente la candidatura dell’Italia, a cui si aggiunge quella del Regno Unito. L’appuntamento 2020 peraltro sarà molto importante e maggiormente mediatico, in quanto è prevista entro quell’anno la revisione degli NDC.
Testo di Marina Vitullo, Stefano Caserini, Giacomo Grassi, Valentino Piana e Claudio della Volpe. Contributi di Sylvie Coyaud e Luca Lombroso