fbpx I ricercatori italiani più citati: chi sono, dove sono | Scienza in rete

I ricercatori italiani più citati: chi sono, dove sono

Primary tabs

Tempo di lettura: 2 mins

Le classifiche lasciano il tempo che trovano (La classifica è vera gloria? e Autocitazioni: gli italiani esagerano?) ma probabilmente offrono un quadro attendibile della ricerca di qualità: effettivamente i ricercatori migliori emergono (Ricerca in Italia: non piangiamoci addosso). Abbiamo quindi analizzato il data base rilasciato da John Ioannidis e colleghi che raccoglie i 100.000 ricercatori selezionati tra oltre 6 milioni e ordinati secondo un indice composito calcolato in base a varie dimensioni: numero di citazioni, h-index, hm-index, numero di citazioni con singolo autore, come primo o come ultimo autore. Abbiamo preso in considerazione l'elenco costruito in base al numero di citazioni ottenute nel solo 2017 (escluse le autocitazioni) da tutti i lavori pubblicati dal 1960 al 2017. Sono stati corretti alcuni errori di affiliazione dei ricercatori e sono stati disaggregati i dati del CNR attribuendo il ricercatore al singolo istituto.
Nei grafici qui sotto si possono vedere i dati aggregati per città e per istituzione ( i dati però non sono normalizzati per fondi e personale addetto alla ricerca). E' possibile filtrare per disciplina in modo da confrontare ambiti omogenei tra loro: non è corretto intepretare l'elenco come una classifica generale, i confronti sono possibili solo per ricercatori dello stesso ambito di ricerca.  Tra le università maggiori Padova, Bologna e Milano svettano su tutte le altre. A seguire il CNR (104 ricercatori, 15 nel solo Istituto di Fisiologia Clinica-IFC). Oltre ai dati aggregati in tabella si trovano anche tutti i nomi dei 2.370 ricercatori inclusi nei 100.000 emersi dallo studio di Ioannidis. I ricercatori sono ordinati in base all'indice composito elaborato da Ioannidis et al.:non è possibile interpretare l'elenco come classifica generale ma solo confrontare tra loro i ricercatori attivi nella stessa disciplina (usa il filtro "Disciplina").


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Gli ippopotami di Escobar: il dilemma tra etica ambientale ed etica animale delle specie invasive

Immagine di un ippopotamo a bocca spalancata in acqua

Pablo Escobar, noto boss del narcotraffico, ha lasciato in eredità non solo un impero criminale, ma anche un grosso problema ambientale. Dopo la sua morte, gli ippopotami che aveva importato per il suo zoo privato sono stati abbandonati e la loro popolazione è cresciuta esponenzialmente, causando gravi danni all'ecosistema colombiano. Nonostante i tentativi di sterilizzazione, la soluzione più praticabile sembra essere l'eutanasia, una misura che solleva significativi dilemmi etici tra il dovere di preservare l'ambiente e quello di proteggere gli animali.

Crediti immagine: modificato da Alvaro Morales Ríos/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY-SA 4.0 DEED

La figura di Pablo Escobar è ben nota ed è stata resa ulteriormente celebre da film e serie televisive. Meno nota è una parte dell’eredità che il grande boss del traffico mondiale di cocaina ha lasciato e che, a distanza di quasi vent’anni dalla sua morte, pone un problema etico tra la tutela dell’ambiente e quella degli animali.