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Chimera!

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Maneggiare e il DNA e dar vita a creature immaginarie, protagoniste dei miti dell'uomo, frutto di parti di diversi animali è un'esperienza insolita, ma il festival di Genova consente di avvicinarsi anche ai segreti della genetica e della clonazione. Nell'ambito del progetto Orientascienza del festival, c'è un laboratorio dove si possono capire i processi fondamentali per la vita, ovvero la trascrizione e la traduzione del codice genetico. Architettare con il codice genetico degli ibridi, o delle chimere, non appartiene più solo a una dimensione di fantasia. Ci sono però degli aspetti bioteci importanti da non trascurare, per riflettere sui limiti che possiamo o meno superare.


Nel laboratorio “Chimera!” i giovani partecipanti “trascrivono” e  “traducono” i geni necessari a realizzare le teste, le ali, le zampe e le code che scelgono in un apposito catalogo. Gli amminoacidi e le basi azotate, rappresentate da blocchetti di legno colorati, devono essere inserite nelle cordicelle a disposizione, facendo attenzione a seguire correttamente i versi 3’-5’, proprio come dei veri ricercatori! Vince chi riesce a realizzare il maggior numero di pezzi e completare l’enorme manichino presente in sala.

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L’uso di ChatGPT rende pigri i ricercatori?

ricercatore pigro

Negli ultimi due anni, ChatGPT (e altri LLM della Generative AI) sono entrati a pieno regime sia nell’educazione universitaria che nei luoghi della produzione di conoscenza scientifica, che ha negli articoli pubblicati su riviste e giornali scientifici il proprio prodotto finale. Diverse opinioni sono state spese sull’avvento di questa tecnologia, ma pochi studi empirici se ne sono davvero occupati. Uno studio di Abbas e colleghi contribuisce a rispondere empiricamente alle mille domande che sorgono da un confronto con questo strumento, e solleva riflessioni urgenti sulle conseguenze del suo uso. Questo articolo è il primo di una serie di due articoli che si concentra su una particolare conseguenza – una negativa e una positiva – degli strumenti della Generative AI sulla ricerca accademica. In questo articolo, esploriamo quella negativa, la pigrizia.

Quando, dal 30 novembre 2022 e nei mesi successivi, abbiamo cominciato a sperimentare l’uso di ChatGPT, una delle prime considerazioni che ha fatto capolino nelle nostre menti è stata certamente l’imbarazzante facilità con cui si sarebbero potuti produrre dei testi scritti. Testi anche di una discreta qualità, e nei più svariati ambiti della scrittura.