Nel luglio 2014 sono stati rasi al suolo dalla Guardia
Forestale del Friuli due campi di mais Ogm entrambi condotti da Giorgio
Fidenato. Nei due casi sono state applicate due differenti leggi, una regionale
nel primo caso, una nazionale nel secondo. Anche solo il fatto di usare leggi
sempre nuove e sempre diverse spiega molte cose.
Per chi si oppone agli Ogm è
prova di dinamismo, di iniziativa, di capacità di adeguamento dei vari
esecutivi a sfide, anche legali, sempre nuove e sempre più complesse. Per chi è
favorevole all’uso degli Ogm è la prova di un misto d’impotenza e
d’improvvisazione. Per chi non si occupa tutti i giorni del tema degli Ogm è la
riprova della complessità della materia per cui leggi e regolamenti cambiano
ogni volta che ci si distrae un attimo e forse più d’uno rinuncia a interessarsi di tale tematica aspettando che la soluzione venga con un tocco di
bacchetta magica.
La legge fondamentale che regolava fino alla primavera del 2013 la coltivazione degli Ogm, la 212 del 2001, era stata demolita dal fatto che Fidenato aveva piantato mais Ogm del tipo Bt nel 2010 e aveva sfidato la legge penale in questione nei tre anni di dibattimento arrivando infine a dimostrarne la non validità in Italia perché mai notificata a Bruxelles e come tale illegale. Anche la Regione Friuli aveva emanato normative locali che impedivano la coltivazione di Ogm ed anch’esse erano state dichiarate illegali perché non notificate a Bruxelles. Per queste legislazioni nazionale e regionale attuate in dispregio dei regolamenti europei, l’Italia è entrata in procedura d’infrazione il 7 febbraio 2014.
Abbattuta la legge 212 del 2001, il Governo Letta ha emanato un decreto interministeriale il 13 luglio 2013 (a firma De Girolamo, Orlando, Lorenzin, ossia ministri di Agricoltura, Ambiente, Sanità). Tale decreto vietava la coltivazione del mais Bt per la paura (solo teorica) che ci fosse qualche impronunciabile insetto che non gradisse la presenza di polline di mais Ogm nei dintorni. Ma tale decreto non aveva sanzioni e non prevedeva azioni per gestire il mais Ogm che, appena caduta la legge 212 del 2001, era stato piantato sia nel campo di Silvano Dalla Libera che nel campo di Giorgio Fidenato sempre in Friuli. L’annata 2013 si chiude con la pubblica trebbiatura del mais Ogm del campo di Dalla Libera.
A ottobre 2013 il raccolto avviene sotto l’occhio vigile di polizia e carabinieri
oltre che di centinaia di agricoltori e cittadini e sotto l’occhio elettronico
delle telecamere e degli uomini della locale Forestale.
Raccolto il mais, l’attenzione dei media cala e la tematica
si inabissa per alcuni mesi. Ma invece un paio di dettagli vanno spiegati. Quel
mais Ogm che fine ha fatto? E’ stato nascosto, trafugato, venduto al mercato
nero? No, quel mais Ogm è stato semplicemente e legalmente venduto e usato dai
tantissimi che lo hanno chiesto, voluto, pagato e usato. Ma non solo. Quel mais
Bt come tutto il mais italiano non Ogm è stato anche sovvenzionato dalla PAC
(la Politica Agricola Comunitaria): quindi coltivare mais Ogm del tipo Bt vuol
dire poter chiedere e ricevere le sovvenzioni europee che vengono dati a tutti
coloro che coltivano varietà vegetali autorizzate.
Fatta questa ricostruzione veniamo a cosa è successo nel
luglio 2014 di cui parlavamo all’inizio.
A marzo 2014 si muove la Regione Friuli ed emana la legge 5
del 2014 in cui vieta la coltivazione di mais Bt. Sulla base di tale legge
viene distrutto dalla Forestale il primo campo di mais Bt di Fidenato.
Sembrerebbe incredibile, ma anche tale legge Regionale non è mai stata
notificata alla competente autorità centrale a Bruxelles e, fatta la relativa
richiesta, quindi l’Unione Europea spiega che non solo la legge non è valida,
ma che il giudice italiano deve disapplicarla. Ora
che il mais è distrutto chi paga? Quanto paga? Si tratta di reiterazione di
reato di una regione già in procedura d’infrazione, non vorranno far pagare
alla fiscalità generale queste scelte tutte politiche! Sarebbe auspicabile che
una istituzione che commette simili infrazioni trovi fuori dalla tasca dei
normali cittadini i soldi necessari a pagare queste multe: soldi personali di
chi ha sbagliato?
Ma anche il Governo nazionale deve mostrare il suo attivismo ed emana un decreto legge, il cosiddetto DL Competitività che come tutti i decreti entra in vigore alla data di pubblicazione in Gazzetta ufficiale ossia il 24 giugno 2014, ma il primo agosto 2014 il Decreto Legge in questione non era ancora stato convertito in legge. Il pubblico ministero Dal Tedesco della Procura di Udine non stava nella pelle e decide di usare un DL provvisorio per distruggere il secondo campo di Fidenato coltivato a mais Bt. Tale mais stava già finendo la fioritura e benché non fosse arrivato a piena maturità aveva già le spighe ben cresciute. La fretta nella distruzione andava spiegata con un qualche motivo d’urgenza e il PM Dal Tedesco aveva addotto non meglio descritti motivi sanitari. Il Pm deve essere a conoscenza di prove sconosciute all’intera comunità scientifica, all’Agenzia per la Sicurezza alimentare di Parma, ossia all’EFSA ed a tutti gli uffici centrali dell’Unione Europea o dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sarà molto interessante analizzare in maniera approfondita le motivazioni tecniche usate a supporto di una simile scelta. Di sicuro i motivi sanitari e le preoccupazioni per gli insetti del decreto del luglio 2013 sono di certo questioni molto diverse e l’ultimo decreto non può far finta di interpretare con sanzioni penali quello del 2013.
Ma anche qui è interessante guardare cosa succede dopo che
si spegne l’attenzione dei media. Cosa è successo a quel mais raccolto dalla
Forestale? Cosa ne hanno fatto dopo aver trinciato piante e spighe di mais Bt?
Nel 2010 il primo raccolto di mais Bt che aveva innescato il processo penale a
Fidenato, quel mais Ogm era stato asciugato e stoccato e messo a disposizione
dell’autorità giudiziaria per poi essere venduto.
Nel 2013 era stato raccolto
dagli agricoltori e venduto come mangime. Tale pratica non ha nulla di strano
in quanto l’Italia importa dal 1996 mais Ogm dello steso tipo e da 18 anni entra
nella nostra mangimistica anche per fare prodotti DOP ed IGP. Ma questa volta
no. Nel 2014 lo stesso mais che abbiamo acquistato all’estero dal 1996 è
diventato un residuo speciale ed è stato avviato all’inceneritore, non per fare
biogas o biocarburante, non per fare mangimi, semplicemente bruciato
all’inceneritore come spazzatura al costo per la collettività di 6000 euro. Sia
chiaro che anche questo mais incenerito riceverà le solite sovvenzioni europee
per la PAC, ossia l’Unione Europea finanzia quello che il PM Dal Tedesco
incenerisce. Sarebbe bello sapere che anche questi seimila euro non verranno
presi dalle tasse dei cittadini. Se il PM ha ragione che sia Fidenato a pagare,
ma se così non fosse, chi paga “cara” Procura di Udine?
Oramai alla fine di questo testo sono certo che il lettore ha imparato molto per cui posso chiudere con una semplice domanda: secondo voi il DL competitività che introduce le sanzioni (fino a 50mila euro in una delle versioni ora in circolazione, ma c’era fino a poco tempo fa anche la reclusione fino a tre anni) che hanno autorizzato la distruzione del secondo campo di Fidenato e il relativo incenerimento, è stato notificato al Bruxelles prima della sua entrata in funzione?