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Anticorpi dai muscoli

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Mai arrendersi. Se il sistema immunitario si rifiuta di reagire a un vaccino contro l'AIDS, basta aggirarlo e far produrre gli anticorpi a un altro tessuto, per esempio ai muscoli. Gli studiosi guidati da Philip R. Johnson, direttore scientifico del Children's Hospital di Philadelphia, con questa idea sono riusciti a proteggere un gruppo di macachi dal virus SIV, l'equivalente dell'HIV nelle scimmie. Partendo dallo studio di quei rarissimi casi di persone che, pur avendo contratto il virus, lo riescono a tenere a bada per moltissimi anni, se non per sempre, i ricercatori hanno individuato e isolato i geni che producono in questi individui gli anticorpi protettivi. Utilizzando come vettori i soliti adenovirus, li hanno poi inoculati nei muscoli di nove macachi, inducendoli a produrre direttamente gli anticorpi in questione. Messi a contatto col virus dopo quattro settimane, sei animali non si sono neppure infettati e gli altri, pur avendo contratto il virus, non hanno sviluppato la malattia. Al contrario, i sei animali di controllo si sono tutti ammalati e quattro sono morti.

 Nature Medicine pubblicato online il 17 maggio 2009 doi:10.1038/nm.1967  

 

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AIDS

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Mentre il mondo si riempie di nuovo di immagini di bambini feriti e uccisi, bisogna rendersi conto che i conflitti armati hanno implicazioni indirette sulla salute che vanno oltre i danni diretti della violenza. Anche se la guerra dovesse terminare immediatamente, nei mesi e negli anni successivi continueranno a esserci molti decessi indiretti. Per questo i tre autorevoli autori di una lettera appena pubblicata sulla rivista Lancet stimano in 186.000 il numero dei morti collegabili al conflitto di Gaza. Sono calcoli difficili da fare, ma necessari per documentare il conflitto e per parlarne con onestà.

Crediti immagine: Mohammed Ibrahim/Unsplash

I tre autorevoli mittenti della lettera pubblicata sul numero del 5 luglio della rivista Lancet indicano in 186.000 la stima dei decessi attribuibili al conflitto nella Striscia di Gaza. Decessi diretti, quelli contemporanei alle azioni belliche, e decessi indiretti, quelli successivi attribuibili alla distruzione delle infrastrutture sociali e sanitarie, agli esiti invalidanti sulla popolazione, all’aumento delle patologie croniche e alle malattie infettive.