Sono stati presentati il 9 maggio Roma, presso la Sala delle Conferenze (Piazza Montecitorio 123/A), il Rapporto “Biotecnologie in Italia 2012” - realizzato da Assobiotec ed Ernst & Young in collaborazione con Farmindustria e l’Istituto Nazionale per il Commercio Estero (ICE) - che analizza i dati del settore e il suo andamento, e il Rapporto Ernst & Young/Farmindustria ”Biotecnologie del settore farmaceutico in Italia 2012” - realizzato in collaborazione con Assobiotec - che approfondisce i temi del biotech nella farmaceutica.
Di seguito i principali dati emersi:
- Il biotech italiano continua ad essere competitivo a livello europeo: il Rapporto censisce 394 imprese e posiziona l’Italia come il terzo Paese europeo in termini di numero di imprese pure biotech (248), ovvero di imprese che hanno nelle biotech il proprio core business, dopo Germania (397) e Regno Unito (282). Il trend di crescita delle pure biotech (2,5%), imprese che hanno nel biotech il proprio core business, è ancora in controtendenza rispetto a quello registrato nei paesi leader europei, che vedono invece un calo di queste imprese. Cominciano però a evidenziarsi i primi segnali di affaticamento, con oltre una ventina di imprese che risultano aver cessato l’attività.
- Prevalgono le aziende dedicate alla cura della salute, ben 206 su 394 individuate. Per quanto riguarda gli altri settori di applicazione, 61 imprese operano nel segmento delle GPTA (Genomica, Proteomica e Tecnologie Abilitanti), 43 si dedicano in modo esclusivo alle green biotech (biotecnologie verdi), 34 sono unicamente attive nel white biotech (biotecnologie industriali), mentre 50 imprese operano in più settori di applicazione (multi core).
- Il 77% delle imprese del settore delle biotecnologie si caratterizza per essere di micro o piccola dimensione (rispettivamente, meno di 10 e meno di 50 addetti). Applicando l’analisi dimensionale alle sole pure biotech, la percentuale delle imprese micro o piccole aumenta ulteriormente sino a raggiungere l’88%, a conferma del fatto che la maggioranza delle imprese che rientrano in questo comparto è costituita da Piccole Imprese Innovative, dedicate soprattutto ad attività di R&S.
- Il fatturato, pari a 7 miliardi di euro, è in crescita del 4% rispetto al 2011. Il 79% del fatturato biotech è riconducibile alle farmaceutiche italiane e alle multinazionali con sede in Italia, il 19% alle pure biotech e il 2% alle altre biotech italiane. L’incremento maggiore (+8%) si registra per le imprese pure biotech, il cui fatturato ammonta a 1,3 miliardi di euro.
- Gli investimenti in R&S sono pari a 1,8 miliardi di Euro, con un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente.
- Crescono gli addetti dedicati alle attività di R&S, circa 6.800 su un totale di oltre 52.000 addetti.
- Le imprese sono localizzate prevalentemente al Centro Nord: spicca per numero di imprese la Lombardia (129), seguita da Piemonte (43), Lazio (42), Emilia Romagna (36), Veneto (25) e Toscana (24).
- Il comparto biotecnologico vede crescere corposamente la propria capacità di innovare, come dimostrano i 319 prodotti a scopo terapeutico in sviluppo (dei quali 80 in fase preclinica, 43 in Fase I, 98 in Fase II e 98 in Fase III). Il trend è assolutamente straordinario (+35%) per quanto riguarda il numero di prodotti e lo stadio di sviluppo da questi raggiunto. Solo nel 2011 sono infatti due i nuovi farmaci entrati in Fase III, e ben 12 quelli entrati in Fase II.
- Sono 32 i prodotti che hanno ottenuto almeno una designazione di farmaco orfano, frutto del lavoro di 22 imprese biotech italiane (12 pure biotech e 10 imprese del farmaco).
- Su un totale di 30 progetti di Terapie Avanzate, 21 originano da imprese pure biotech e 11 sono i prodotti che si trovano in Fase di sviluppo clinico. Anche in Italia le terapie Avanzate si confermano come un filone della ricerca biotecnologica estremamente dinamico: nel solo 2011, sono stati infatti avviati ben 4 progetti di terapia cellulare e 6 di terapia genica.
“Nonostante la difficile congiuntura economica, le imprese biotech italiane continuano a dimostrare una notevole capacità di crescere e di aumentare e ottimizzare gli investimenti in R&S, con un trend in controtendenza rispetto a molti paesi europei” ha osservato Alessandro Sidoli, Presidente di Assobiotec. “La crescita di questo settore dunque - ha proseguito - va rafforzata e consolidata, altrimenti in questo contesto storico si rischia il tracollo del comparto”. “Per questo – ha continuato – occorre lavorare alla semplificazione della regole, alla migliore allocazione delle limitate risorse disponibili e alla creazione delle condizioni per favorire nuovi investimenti”.
“Altro tema fondamentale è eliminare le disparità di accesso all’innovazione a livello regionale e minimizzare i tempi di introduzione dei medicinali – ha affermato Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria. “Queste condizioni e un quadro stabile e certo di regole sono fondamentali per confermare i molti investimenti del settore in Italia e per attrarne di nuovi”.