L’esercizio fisico fa bene alle cellule? Pare di sì, e una ricerca pubblicata su Nature spiega perché. I ricercatori hanno infatti individuato un legame tra l’attività motoria e l’autofagia cellulare, processo che permette alla cellula di mangiare parti di se stessa, ovvero riciclare i materiali usati o danneggiati presenti al suo interno per ricavarne nuova energia. Lo studio è stato condotto dalla microbiologa statunitense Beth Levine e dai suoi collaboratori al Southwestern Medical Center di Dallas. Il loro articolo segue a distanza di un mese quello pubblicato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova sulla rivista americana Autophagy , confermandone ed estendendone le conclusioni.
Da entrambe le ricerche emerge come l’"autocannibalismo" delle cellule aumenti in presenza di determinati tipi di stress. L’équipe italiana aveva rivelato come l’esercizio fisico incrementasse l’autofagia dei muscoli striati nei topi. La ricerca di Levine procede oltre, dimostrando che, per quanto sollecitati, i muscoli non consumano zuccheri se, per motivi genetici, i topi non hanno la capacità di “mangiare se stessi”.
I ricercatori dell’università texana hanno messo a confronto topi normali con varietà mutanti incapaci di aumentare il livello di autofagia a seguito di uno sforzo fisico. Gli esperimenti evidenziano come a trarre beneficio dall’utilizzo intensivo del tapis roulant siano soltanto gli esemplari normali. A fare la differenza, a quanto pare, è l’attivazione dell’enzima AMP-activated protein kinase, che induce le cellule dei topi normali a incrementare la produzione di energia e quindi ad attivare il processo di autofagia.
Come rivelato sulle pagine di Science, Levine si propone ora di scoprire se l’autofagia indotta dall’esercizio fisico può prevenire o rallentare il cancro e le malattie neurodegenerative. Mentre Marco Sandri, uno degli autori della ricerca italiana, sta valutando i potenziali benefici dell’impiego di farmaci attivatori dell’autofagia nel trattamento della distrofia muscolare.