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Scienza e industria in biomedicina, un matrimonio da salvare

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Per quanto afflitta da cronici problemi, quali le scarse risorse finanziarie, un contesto normativo penalizzante e mancanza di incentivi specifici, la ricerca italiana in campo biomedico è all'avanguardia in molti settori. Ma la ricerca di base spesso non si traduce in nuove applicazioni, nella creazione di impresa e in un vero vantaggio competitivo per il Paese. E' come se fra scienza e applicazioni industriali vi fosse un collo di bottiglia che limita le potenzialità del trasferimento tecnologico: lo dimostra la sproporzione fra l'alto numero di citazioni scientifiche dei nostri ricercatori e il numero relativamente basso di brevetti e nuove imprese. In un ipotetico confronto fra Italia e Germania, per esempio, raggiungiamo lo straordinario risultato del 75% della loro produzione scientifica di base, ma solo il 19% della loro capacità di trasferimento tecnologico.

In un contesto nazionale ed europeo già debole, la crisi non ha certo aiutato nel superare questi limiti.

Come ovviare a questo gap che non consente all'economia italiana di trarre pieno giovamento dalla notevole creatività della nostra ricerca? Ne discuterà un panel di eccezione nel II Incontro dei Dialoghi di Scienza del Gruppo2003, con il sostegno di Intesa Sanpaolo: “Scienza e industria. Ricerca e innovazione in biomedicina” (mercoledì 27 novembre, Università Bocconi, Aula 202, Milano).

Introdotto dal prorettore della Bocconi Tito Boeri e moderato da Alberto Mantovani, dell'Università degli studi di Milano e direttore scientifico di Humanitas, l'incontro vedrà dialogare economisti, ricercatori e uomini d'impresa. Riccardo Patacchini (Chiesi Farmaceutici) affronterà il rapporto industria-università, mentre Rino Rappuoli (Novartis Vaccini) porterà l'esempio della ricerca sui vaccini come possibile paradigma di ricerca al servizio della salute globale. Alessandro Sidoli (Presidente Assobiotec) affronterà il difficile passaggio della valorizzazione della ricerca in campo biotecnologico, mentre il Presidente del CNR Luigi Nicolais racconterà cosa sta facendo il massimo ente scientifico nazionale per sostenere progetti di collaborazione fra pubblico e privato. Infine, l'economista della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa Giovanni Dosi che si chiederà provocatoriamente: il matrimonio fra industria e ricerca va rinsaldato o è meglio tenere i partner a debita distanza?

Com'è nella formula degli incontri promossi dal Gruppo2003, le brevi relazioni degli esperti verranno dibattute dal pubblico. L'incontro è aperto a tutti (previa iscrizione obbligatoria  a questo link fino alle 24 di martedì 26 novembre).

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A metà maggio il ministro della Salute e la ministra della Famiglia, natalità e pari opportunità hanno firmato un decreto che istituisce un tavolo congiunto sulla disforia di genere i cui 29 membri dovranno effettuare «una ricognizione delle modalità di trattamento». Un paio di giorni dopo la ministra ha esplicitato che per lei l’identità sessuale deve rimanere binaria, come vuole la biologia, dimostrando di ignorare quello che la biologia riconosce da tempo: un ampio spettro di identità di genere. Abbastanza per temere che l’approccio di lavoro di questo tavolo possa essere guidato più dall’ideologia che dalla ricerca scientifica.

Crediti: Foto di Katie Rainbow/Unsplash

Suona davvero un po’ beffardo. Solo pochi giorni fa il ministro della Salute Orazio Schillaci e la ministra della Famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella hanno firmato un decreto che istituisce un tavolo tecnico di approfondimento sulla disforia di genere «per una ricognizione delle modalità di trattamento di tale condizione nel territorio nazionale».