Da più di qualche anno si è aperta una nuova prospettiva per la ricerca di una cura del difetto di base nei pazienti affetti da Fibrosi Cistica (FC), al punto che è capitato di leggere in qualche incauta comunicazione mediatica “trovata cura per la Fibrosi Cistica”. La malattia è dovuta a una mutazione genetica che provoca il malfunzionamento di una proteina che agisce come canale per il passaggio degli ioni cloro fuori e dentro la cellula. Il suo nome, dal gene che la produce, è proteina CFTR. Nelle persone malate la proteina-canale CFTR è difettosa, di conseguenza il passaggio degli ioni cloro è alterato e questo comporta una profonda modificazione delle proprietà viscoelastiche del muco e di altri fluidi corporei; maggiormente compromessi sono i polmoni che, infezione dopo infezione, portano i pazienti a notevoli sofferenze, una vita difficile fatta di pesanti terapie giornaliere, frequenti ricoveri e l’accorciamento dell’aspettativa di vita.
CFTR, la proteina difettosa
In oltre 60 anni di ricerca dalla prima diagnosi, si è puntato in primo luogo a combattere i sintomi, non poca cosa, attraverso lo studio, ad esempio, di nuovi antibiotici e anti-infiammatori. Ma per risolvere la malattia alla radice, bisogna guardare al difetto di base, ossia a quel gene e a quella proteina che non funziona o funziona male. Non si tratta di un problema semplice da affrontare, se non altro perché esistono oltre 1.800 mutazioni del gene, con molta variabilità sul funzionamento della CFTR e la conseguente gravità della malattia.
Nel 1992 uno studio aveva mostrato che incubando cellule che esprimono la proteina mutata, con la mutazione più frequente F508del, a 27 gradi per 24-48 ore, si otteneva un parziale recupero della proteina stessa sulla superficie cellulare. Successivamente la ricerca, anche quella italiana, ha iniziato a individuare piccole molecole, sempre nel caso della F508del, in grado di aumentare o “potenziare” la probabilità di apertura del canale; una di queste molecole risultò anche efficace come “correttore”, recuperando l’espressione superficiale della CFTR difettosa per effetto di F508del .
La ricerca di "correttori" e "potenziatori"
Siamo all’inizio del 2000 e i termini correttore e potenziatore diventano parte del vocabolario dei ricercatori. Gli studi hanno iniziato a moltiplicarsi vorticosamente, incoraggiati dai risultati positivi via via ottenuti; nel 2015 un farmaco c’è e si chiama Kalydeco: è utile solo a pochi pazienti ed è molto costoso, ma è il primo farmaco idoneo a trattare la causa della Fibrosi Cistica in pazienti di età pari o superiore a 6 anni con nove specifiche mutazioni genetiche. Sempre nel 2015 La FDA (Food and Drug Administration) ha approvato l’uso di Orkambi, combinazione di Lumacaftor (un correttore) con Ivacaftor (potenziatore), per i malati FC con mutazione F508del in doppia copia, di età eguale o superiore a 12 anni. Ma la sua efficacia non è ottimale e vi è necessità di ottenere composti migliori.
Una Task Force italiana per la Fibrosi Cistica
In questo sforzo globale, teso a rendere la Fibrosi Cistica una malattia gestibile e controllabile, l’Italia si affaccia con un ruolo competitivo. La Fondazione Italiana per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica è l’organo che finanzia la ricerca nel nostro paese; è nata nel 1997 in un’Italia orfana di centri di ricerca per la malattia, e festeggia quest’anno i 20 anni di attività. Nel 2014 la Fondazione ha operato la scelta impegnativa di entrare nella corsa per la cura del difetto di base, incanalando una grossa parte delle risorse in un unico progetto strategico denominato Task Force for Cystic Fibrosis (TFCF). Attualmente il progetto sta entrando nella fase preclinica, in quanto sono stati identificati alcuni composti di elevata potenza, in grado di correggere in vitro la mutazione F508del presente nella maggior parte dei malati. Questi composti, già coperti da brevetto e in via di perfezionamento, hanno caratteristiche chimiche, metaboliche e di sicurezza tali da poter essere candidati a diventare farmaci da sperimentare nell’uomo.
Con cauto ottimismo, il panorama della ricerca in Fibrosi Cistica sembra suggerire che i bambini che nascono oggi con questa malattia avranno una vita molto diversa da chi è arrivato prima di loro; una prospettiva di speranza che incoraggia a proseguire in questa direzione.