Giunge a proposito la Storia della Chimica che Salvatore Califano ha appena pubblicato con l’editore Bollati Boringhieri. Non solo e non tanto perché siamo nell’anno che le Nazioni Unite hanno voluto dedicare a questa disciplina, per farne il motore di un nuovo sviluppo, sostenibile. Ma anche e soprattutto perché viene a colmare un vuoto: la rivendicazione orgogliosa (ma rigorosa) del ruolo che questa disciplina gioca non solo nello “spazio delle scienze naturali”, ma dell'intera cultura umana , interrompendo un lungo periodo in cui la rivendicazione di questi ruoli è risulta un bel po’ appannata.
Salvatore Califano, professore emerito di Chimica fisica all’università di Firenze, fondatore e direttore in passato del Laboratorio Europeo di Spettroscopie non lineari (LENS), membro dell’Accademia Europea e dell’Accademia dei Lincei, è un chimico orgoglioso. E quella che ha scritto – fermandosi per ora (ma solo per ora) al XIX secolo – non è solo una storia della chimica, ma una storia del pensiero chimico.
Un pensiero che si dipana con un forte carico epistemico e una straordinaria ricchezza di contenuti a partire dal distacco per nulla banale dall’alchimia, tra il XVI e il XVII secolo, e che fornisce in tutto il periodo successivo un contributo decisivo alla costruzione della teoria della conoscenza della materia. E, quindi, sottolinea ancora una volta Califano, della teoria della conoscenza tout court. Non è un caso, per esempio, che la moderna teoria atomica – che è alla base di tutte le scienze della materia – è nata in ambito chimico, sottolinea ancora Califano.
Ma il libro di Califano non parla solo di idee. Parla anche degli uomini che, con passione e, talvolta, non senza contraddizioni, le hanno incarnate. E in questo suo proporre fatti e personaggi lungo percorsi mai scontati e mai lineari, ma sempre complessi, ricchi e tortuosi, non mancano certo le sorprese. Pochi – tra i non esperti – sanno che alcune delle grandi icone della storia della fisica – da Isaac Newton a Michael Faraday – erano in realtà dei chimici. Perché era prevalentemente chimico il loro eclettico interesse di filosofi naturali. E pochi sanno, tra i non esperti, che la chimica italiana ha avuto nel XIX – mentre l’Italia si andava facendo – una stagione felicissima, in cui è riuscita a caratterizzare il pensiero chimico. Ci riferiamo, naturalmente, alla netta distinzione tra atomo e molecola che propone Amedeo Avogadro all’inizio dell’800. E alla capacità di farla accettare, quell'idea, alla comunità chimica mondiale che un altro italiano, Stanislao Cannizzaro, dimostra nel celebre congresso che nel 1860 si tiene a Karlsruhe, in Germania. Sono anni, quelli, in cui la chimica italiana tocca probabilmente il suo apice.
Ma sono anni in cui la chimica tocca l’apice della sua autonomia: perché è proprio sull’idea di molecola che si fonda il pensiero chimico moderno. Nel secondo libro che Salvatore Califano si accinge a pubblicare, quello che ricostruirà la storia della chimica dal XIX secolo ai nostri giorni, vedremo se e come la chimica difenderà la sua autonomia epistemologica.
Per ora godiamoci la storia di questo periodo, in cui la chimica dimostra di saper anticipare le altre attività scientifiche non solo facendo avanzare le conoscenze intorno al mondo, ma contribuendo più di ogni altra a “cambiare al mondo”. Non a caso l’industria che nasce dalle applicazioni delle nuove conoscenze chimiche nasce el XIX secolo e assume il nome della disciplina scientifica che la informa.
La Storia della Chimica di Salvatore Califano ha, infine, almeno un’altra particolarità. In genere i libri scientifici rivolti a tutti rifuggono il gergo tecnico e le formule. Perché, pensano gli editori, allontana i lettori non specialisti. Califano, invece, utilizza le formule e non rinnega il gergo dei chimici. Ma lo fa maniera giusta: quando servono a spiegare con più chiarezza ed efficacia di quanto non possa fare il linguaggio comune. E facendo questo l’Accademico dei Lincei dimostra di essere un divulgatore di razza.