fbpx Lo zampino geologico | Page 3 | Scienza in rete

Lo zampino geologico

Read time: 2 mins

L'incredibile esplosione di forme di vita del Cambriano potrebbe essere stata una diretta conseguenza dei processi geologici che sono all'origine della cosiddetta Grande Discontinuità.

A suggerirlo in un articolo di Nature sono Shanan Peters (University of Wisconsin-Madison) e Robert Gaines (Pomona College). Secondo i due ricercatori il drastico cambiamento avvenuto nel Cambriano e testimoniato geologicamente dalla netta separazione, nota come Great Unconformity, tra l'antico basamento roccioso e la nuova stratificazione di natura sedimentaria avrebbe avuto una pesante ricaduta sulla composizione chimica degli oceani obbligando gli organismi esistenti a evolvere rapidamente.

Questi cambiamenti nella chimica marina, testimoniati dai dati geologici, sfociarono in una notevole disponibilità di ioni di calcio, potassio, ferro e silicio con i quali dovettero fare i conti gli organismi viventi che allora popolavano il pianeta. La nuova sfida venne prontamente raccolta: i dati fossili confermano che i tre più importanti biominerali (fosfato e carbonato di calcio e biossido di silicio) fecero la loro apparizione quasi simultanea proprio in quell'epoca. Sappiamo inoltre che tutti i moderni tipi zoologici del regno Animale fecero la loro comparsa proprio nel Cambriano quando, in un arco temporale di appena 10 milioni di anni (non a caso si parla di “esplosione cambriana”), la fauna improvvisamente si diversificò.

L'idea suggerita da Peters e Gaines è quella di uno stretto legame tra gli eventi geologici e quelli biologici: sarebbe la formazione della Grande Discontinuità, insomma, ad aver innescato l'esplosione del Cambriano.

University of Wisconsin-Madison

Autori: 
Evoluzione

prossimo articolo

La COP29 delude. Ma quanti soldi servono per fermare il cambiamento climatico?

Il presidente della COP 29 di Baku, Mukhtar Babayev, chiude i lavori con applausi più di sollievo che di entusiasmo. Per fortuna è finita. Il tradizionale tour de force che come d'abitudine è terminato in ritardo, disegna un compromesso che scontenta molti. Promette 300 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la transizione, rimandando al 2035 la "promessa" di 1.300 miliardi annui richiesti. Passi avanti si sono fatti sull'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che regola il mercato del carbonio, e sul tema della trasparenza. Quella di Baku si conferma come la COP della finanza. Che ha comunque un ruolo importante da giocare, come spiega un report di cui parla questo articolo.

La COP 29 di Baku si è chiusa un giorno in ritardo con un testo variamente criticato, soprattutto dai paesi in via di sviluppo che hanno poca responsabilità ma molti danni derivanti dai cambiamenti climatici in corso. I 300 miliardi di dollari all'anno invece dei 1.300 miliardi considerati necessari per affrontare la transizione sono stati commentati così da Tina Stege, inviata delle Isole Marshall per il clima: «Ce ne andiamo con una piccola parte dei finanziamenti di cui i paesi vulnerabili al clima hanno urgentemente bisogno. Non è neanche lontanamente sufficiente.