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Ombre e macchie sul caso Pistorius

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Libertà su cauzione è la sentenza  pronunciata dai tribunali di Pretora per Oscar Pistorius, indagato per l’omicidio della fidanzata Reeva Steenkamp. Il campione olimpico e paralimpico, conosciuto come “blade runner” a causa dei suoi arti prostetici, è stato accusato di aver ucciso la fidanzata, morta nella loro abitazione a Pretora, Sudafrica, all’alba dello scorso 14 febbraio. Ed è anche per via degli arti prostetici di Pistorius - che rendono operativamente complessa l’eventualità di una fuga in condizioni di libertà condizionata – che il giudice avrebbe accolto l’istanza di scarcerazione1. Ma, a detta del magistrato, “non ci sono ancora tutti i pezzi del puzzle” e più volte, durante la lettura della sentenza, viene citato Hilton Botha, l’investigatore sospeso dall’incarico per aver inficiato le indagini con alcuni errori inaccettabili.

Molti dubbi, quindi, rimangono

In una dichiarazione giurata, Oscar Pistorius si sarebbe difeso dicendo di aver sentito un intruso aggirarsi nel bagno della sua casa alle prime ore del mattino del 14 febbraio. Avrebbe quindi sparato con una pistola attraverso la porta chiusa, per poi accorgersi che nel bagno ci fosse la sua fidanzata. Il cadavere di Reeva, infatti, riportava almeno tre ferite da arma da fuoco sul corpo: una sul lato destro del cranio, sopra l’orecchio; una sul braccio destro e una vicino all’anca dello stesso lato.

Le ferite, tuttavia, come altri indizi, sono elementi essenziali per confermare o smentire la versione di Pistorius, che, per ora, non gli ha permesso di sottrarsi all’accusa di omicidio premeditato2. A questo proposito, la rivista New Scientist riferisce che diversi esperti si sono riuniti al convegno dell’American Academy of Forensic Sciences a Washington DC per discutere le circostanze del crimine avvenuto in casa Pistorius3. Le ferite da arma da fuoco, per esempio, sono fondamentali per una ricostruzione efficace della meccanica del delitto. Le ferite causate dalla penetrazione del proiettile permettono, infatti, di determinare dove fosse Pistorius al momento dello sparo ed è per questo che gli specialisti in balistica forense sono figure chiave nella ricostruzione dei fatti. “Le ferite assumono una certa forma in base alla distanza e al tipo di arma da fuoco utilizzata”, afferma Frank Prieels, patologo forense all’Università di Düsseldorf in Germania, “penetrando, le pallottole bruciano la pelle in modo specifico. Minore è la distanza percorsa dal proiettile, più energia e più calore avrà la pallottola e quindi più grande sarà la scottatura rilevata sulla ferita. Più piccola è la distanza, minore e più nitido sarà il foro rilevato sul derma della vittima”.

Altre informazioni posizionali possono essere dedotte dalle tracce ematiche che, più di ogni altro indizio, forniscono numerosi dati, anche di diverso tipo; eppure, allo stesso tempo, sono estremamente difficili da trattare e la loro analisi richiede tempo, a differenza delle analisi balistiche che richiedono qualche ora. L’analisi delle macchie ematiche (indagine nota con il nome Bloodstain Pattern Analysis o BPA) permette di ricostruire, infatti, la scena del delitto a causa del comportamento che ha il sangue quando si trova all’esterno del corpo. Il sangue, in seguito a fuoriuscita, si comporta infatti come un liquido soggetto alle leggi di gravità e del moto. Per questo, una volta all’esterno, le molecole e le cellule che lo compongono tendono ad aggregarsi a causa della tensione superficiale e dell’alta coesività che le caratterizza, portandole a occupare il minor spazio possibile4. Perciò, secondo un calcolo probabilistico, ogni goccia di sangue si comporterebbe come se fosse una sfera, rendendo predicibile la traiettoria percorsa dalla goccia prima di colpire la superficie sulla quale viene rinvenuta e permettendo così di risalire alla localizzazione della vittima al momento dello sparo.

Un metodo per individuare l’area di convergenza delle macchie (cioè la “sorgente di sangue”) prevede di stabilire l’angolo di incidenza con cui la goccia di sangue colpisce la superficie sulla quale si trova. Quando una goccia sferica, infatti, impatta una superficie, rilascia una macchia a forma ellittica da cui si possono evincere dati trigonometrici utili al calcolo dell’angolo di incidenza (vedi Box "BPA: primi passi"). Questo e altri sistemi sempre più rapidi di rilevazione, come specifici software di lettura automatizzati5 e il metodo distringing, raccolgono i dati di ciascuna traccia rinvenuta, diventando fondamentali per la ricostruzione della scena del delitto.
Sempre dall’analisi della forma delle macchie di sangue è possibile dedurre la direzione della traiettoria percorsa dal fluido. Infatti, se una goccia cade verticalmente (angolo di incidenza: 90°) produce una macchia circolare. Invece, man mano che l’angolo di incidenza diminuisce, la goccia di sangue sviluppa una coda caratteristica, che diventa più lunga all’acutizzarsi dell’angolo di impatto.

“Determinare, invece, la sequenza degli spari”, afferma Prieels, “è più complesso, perché è necessario sapere il modo in cui Reeva è caduta dopo essere stata colpita per la prima volta”.
Attraverso l’analisi degli schizzi di sangue, nota come Blood Spatter Analysis, è possibile risalire al tipo di impatto verificatosi tra la vittima e l’arma che l’ha colpita. Ogni impatto, infatti, produce una particolare distribuzione di schizzi e, in base alla sovrapposizione di pattern distinti, è possibile ipotizzare quale colpo si sia verificato per primo4. In generale, gli schizzi di sangue possono essere classificati in tre categorie, in base all’entità della forza applicata sulla fonte ematica prima che sia generata la traccia (velocità dell’impatto), la quale presenterà per questa ragione un particolare aspetto morfologico4,5:

  • impatto a bassa velocità: si realizza per forze esterne applicate alla fonte ematica con una velocità massima di 1.5 m/s. Le tracce ematiche che ne derivano hanno dimensioni comprese tra i 4 e gli 8 mm di diametro. Si verificano, per esempio, per il sanguinamento passivo della vittima mentre si sposta.
  • impatto a media velocità: si realizza per forze esterne applicate alla fonte ematica con una velocità compresa tra 1.5 m/s e 7.6 m/s. Si verifica in seguito ad accoltellamenti, pugni o a traumi contusivi come colpi di bastone. Il profilo delle tracce è totalmente diverso perché le arterie, in questo caso, rischiano di essere danneggiate, con una conseguente fuoriuscita rapida e abbondante di fluido ematico.
  • impatto ad alta velocità: si realizza per forze esterne applicate alla fonte ematica con una velocità maggiore di 7.6 m/s. Si verifica in seguito all’uso di armi da fuoco e in genere le tracce figurano come spruzzi di gocce di dimensioni inferiori a 1 mm di diametro.

Lo studio delle tracce ematiche può fornire ulteriori indizi sulla dinamica del delitto tramite lo studio deifenomeni coagulativi e ossidativi che lo caratterizzano6. Una volta fuoriuscito dal corpo, il sangue vira infatti dal colore rosso al colore marrone a causa dei fenomeni ossidativi che coinvolgono l’emoglobina, proteina del sangue che, all’esterno del corpo, passa dallo stato di ossiemoglobina (HbO2) allo stato di metaemoglobina (met-Hb) ed emicromo (HC) secondo un processo caratteristico, totalmente diverso da quello che si verifica in vivo, cioè all’interno dell’organismo. La frazione di ognuna delle specie di emoglobina è diversa, pertanto, in macchie prodotte in momenti diversi, poiché a seconda del tempo trascorso dalla fuoriuscita di sangue dalla ferita, l’ossiemoglobina sarà convertita in una specifica e unica quantità di specie ossidate. Pertanto, attraverso speciali tecniche come la spettroscopia in riflettanza, è possibile datare le diverse macchie e attingere a ulteriori indizi per la ricostruzione degli eventi7.

L’analisi delle tracce di sangue comprende diverse altre pratiche, rendendo molto articolata un’indagine che la sfrutti in tutta la sua complessità. Sebbene la BPA vanti un’origine a partire dal 1890, gli investigatori non ne hanno sempre riconosciuto l’importanza, il che spiegherebbe il periodo di latenza trascorso tra la prima pubblicazione ufficiale in materia (Eduard Piotrowski, Concerning the Origin, Shape, Direction and Distribution of the Bloodstains Following Head Wounds Caused by Blows) e l’uso estensivo della tecnica nelle indagini, introdotto almeno cinquant’anni dopo. Solo nel 1971 si assistette a un’aumentata visibilità di questo tipo di indagine, grazie anche al contributo del Dr.Herbert McDonell, che pubblicò in quell’anno il “Flight Characteristics of Human Blood and Stain Patterns” e addestrò per la prima volta le forze dell’ordine all’analisi delle tracce di sangue. Poi, nel 1983 venne fondata l’International Association of Bloodstain Pattern Analyst (IABPA) e da quel momento l’analisi delle tracce di sangue ha subito numerosi sviluppi, fino a essere adottata come pratica frequente nelle indagini.
Tuttavia, il campo dell’analisi delle macchie di sangue richiede esperti altamente qualificati e aggiornati, tanto che la IABPA, oltre ad avere come obiettivo principale la standardizzazione della BPA al fine di determinare criteri sempre più precisi per la riproducibilità dell’indagine - sviluppa annualmente corsi di formazione e aggiornamento per i suoi membri, la cui professionalità sul campo è indispensabile. Professionalità non sempre scontata nell’ambito delle scienze forensi, se prendiamo come esempio le numerose perplessità che vertono intorno alla figura di Hilton Botha, l’investigatore che per primo arrivò nella casa di Oscar Pistorius, accusato di aver “calpesato” inopportunamente la scena del crimine e di aver avanzato ipotesi affrettate sul contenuto farmacologico delle fiale rinvenute in casa di Pistorius8. Una grande esperienza, come quella di Botha, avrebbe potuto evitare imprecisioni che, al momento, rendono meno chiara la ricostruzione dei fatti.

Ancora una volta, alcune analisi del sangue potrebbero indicare se le sostanze rinvenute nella casa di Oscar Pistorius siano state assunte dall’atleta prima di aver commesso l’omicidio. 
Sempre che il risultato non venga stritolato o sporcato da un umano pregiudizio.

BPA: primi passi

Nella BPA si assume che la goccia di sangue, in moto, abbia forma sferica e che il suo diametro (d) sia uguale all’asse minore della macchia ellittica che la goccia forma una volta impattata la superficie (Fig01). 


Poiché l’asse maggiore (a) della macchia ellittica è anch’esso misurabile, sono noti i dati trigonometrici per il calcolo dell’angolo di incidenza θ (Fig02).  


Considerando gli assi della macchia come lati di un triangolo rettangolo, è nota l’ipotenusa (a) e il cateto opposto (d) all’angolo di incidenza θ, ed è quindi possibile calcolare il valore di θ utilizzando la formula:

                                                    θ = arcsin (d/a

Fonte: How Stuff Works, How Bloodstain Pattern Analysis Works


N.d.r.
 Il rapporto tra scienza e diritto verrà analizzato e discusso durante la giornata tematica di giovedì 14 marzo, organizzata dal master MaCSIS presso l'Università Milano-Bicocca.

Bibliografia: 

La Stampa, Pistorius libero su cauzione, 22 febbraio 2013. 
Repubblica, Pistorius torna in libertà su cauzione. Ma resta l’accusa di omicidio premeditato, 22 febbraio 2013. 
New Scientist, How Forensic Science will solve Pistorius shooting, 21 febbraio 2013,   
How Stuff Works, How Bloodstain Pattern Analysis Works
Moebius, L’analisi delle macchie di sangue spiegata da Francesco Camana
PLoS ONE, Biphasic Oxidation of Oxy-Hemogoblin in Bloodstain, 2011. 
English Wikipedia, Bloodstain Pattern Analysis: Chemical Consideration
The Guardian. Oscar Pistorius case. Lead investigator is facing attempted murder charges, 21 febbraio 2013.

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