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Astronomia
Turbolenza atmosferica, l'incubo degli astronomi I Elena Masciadri
Fisica
LHC riparte, a caccia del record dei 7 TeV I Fabio Formenti
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Turbolenza atmosferica, l'incubo degli astronomi I Elena Masciadri
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LHC riparte, a caccia del record dei 7 TeV I Fabio Formenti
Nazioni Unite
Un'iniziativa promossa dalle Nazioni Unite per sensibilizzare l'opinione pubblica sul ruolo della biodiversità per assicurare la vita sul nostro pianeta
Si è aperto l'11 gennaio a Berlino l'Anno Internazionale per la Biodiversità.
Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci
Ufficio Relazioni esterne e Stampa
Deborah Chiodoni - Paola Cuneo - Valeria Gasparotti
Via San Vittore 21 - 20123 Milano
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Università degli Studi di Milano
Ufficio Stampa
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I ricercatori del CIMAINA dell’Università degli Studi di Milano interagiranno con il pubblico da un vero laboratorio allestito all’interno del museo
All’interno del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia nasce l’Area Nanotecnologie. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra Museo e CIMAINA, il Centro Interdisciplinare Materiali e Interfacce Nanostrutturati dell’Università degli Studi di Milano, riferimento nazionale per la ricerca di eccellenza sulle nanotecnologie.
Non si vede e non si tocca eppure è lei, la turbolenza dell'atmosfera terrestre, l’incubo e il nemico numero uno per l’astronomia e i grandi telescopi al suolo di generazione presente e futura che ci permetteranno di portare a termine i più ambiziosi progetti scientifici e di spingere oltre il nostro sapere. Ma cosa ha a che fare la turbolenza dell'atmosfera terrestre con l’astrofisica e perché l’uomo ha convenienza ad osservare da terra nelle lunghezze d’onda dove l’atmosfera terrestre lo consente?
Finalmente sembra proprio che gli astronomi abbiano trovato il modo di identificare le stelle più antiche anche al di fuori della nostra Galassia. In effetti non è per nulla semplice riconoscere la prima generazione di stelle - quelle, per intenderci, che si sono accese poco dopo il Big bang - anche perché l'unico modo per poterlo fare è disporre di accurate informazioni sulla loro composizione chimica.
Purtroppo, il grande fisico e divulgatore inglese Michael Faraday (1791-1867) non ha mai potuto osservare la fiamma di una candela sulla Stazione spaziale. Quella, per intenderci, dove lo scorso 7 febbraio lo Shuttle ha portato gli ultimi elementi costruttivi, disegnati e fatti in Italia.
Il robot, unione di mente sintetica e di corpo sintetico, rappresenta l’ultima versione del nostro tentativo plurisecolare di costruire l’uomo artificiale. La somiglianza sempre più spinta tra robot e uomo, che si estende alle capacità cognitive, all’autonomia e in prospettiva anche alle emozioni e forse alla coscienza, pone interrogativi inquietanti. La crescente diffusione dei robot in tutti i settori della società ci obbliga a considerare il rapporto di convivenza uomo-macchina in termini inediti, che, forse sorprendentemente, coinvolgono anche l’etica. Affrontare
L'ex ministro Vincenzo Visco in una lettera al direttore del Corriere della Sera enumera i "punti decisivi" per trasformare l'università italiana in qualcosa di rispettabile, sottraendola all'attuale status di esaminificio.
Sapere come classificare il passo di un elefante che ti sta caricando è certo l'ultima delle preoccupazioni, ma questo non toglie che dal punto di vista scientifico possa essere un problema molto interessante. Un problema, però, che non è affatto di semplice soluzione, come testimonia lo studio compiuto da un team di ricercatori coordinati da Joakim Genin appena pubblicato su JEB (Journal of Experimental Biology).