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Abbecedario minimo per la crisi di Taranto

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Bonifica, dal latino bonum facere, o fare il bene

Epidemiologia, dal greco epi-demos-logos, o discorso sul popolo

Nella complessa situazione di Taranto mi sembra che due temi strettamente legati tra loro emergono con sempre maggior forza: da una parte la bonifica da fare per sanare una situazione ambientale e sanitaria che, seppure con dosature ed accezioni diverse, nessuno mette in dubbio che sia deteriorata, dall’altra la produzione e il lavoro, sulla quale si addensano interrogativi di non facile gestione.

Oltre all’esigenza di produrre mettendo a norma gli impianti e le emissioni con l’adozione delle migliori tecnologie disponibili (BAT), il punto più critico è indubbiamente quello della bonifica da fare su aree interne ed esterne all’ILVA, sulla quale il dilemma sembra riguardare se e come ciò possa avvenire in relazione al funzionamento degli impianti a caldo. Una domanda che auspicabilmente dovrebbe trovare risposte avvalendosi della metodologia tecnico-scientifica e dei risultati scientifici oggi disponibili. Molte delle posizioni di questi giorni, chiaramente di tipo politico, oltre a rischiare pericolosi contrasti istituzionali con la magistratura, rischiano anche di semplificare una situazione che dal punto di vista tecnico e tecnologico è indubbiamente molto difficile. Per dare un contributo alla lettura e comprensione di interventi e documenti è di seguito riportato una sorta di glossario di categorie tecniche e scientifiche spesso usate in modo improprio o comunque non facili di per se.

La prima definizione della parola bonificare che si trova sulla maggior parte dei dizionari della lingua italiana mette al primo posto il “prosciugare artificialmente terreni paludosi o malsani per renderli adatti alla coltivazione” e per bonifica si trovano indicate tutte quelle attività con le quali l’uomo, nel corso del tempo, ha reso buoni, vivibili e coltivabili i territori paludosi. Applicando queste definizioni al Sito di Interesse Nazionale delle Bonifiche (SIN) di Taranto, come del resto agli altri 56 SIN, si apprezza immediatamente come questi territori si siano allontanati da quel bene primario di vivibilità e coltivabilità per il quale l’uomo ha lavorato per gran parte della sua storia.
E’ interessante anche richiamare i sinonimi di bonificare: risanare, ripulire, depurare, recuperare, moralizzare, purificare; e i contrari: corrompere, inquinare, contagiare.

D’altra parte proprio basandosi sulla necessità di risanare siti riconosciuti contaminati, i SIN sono stati definiti per legge dello stato in virtù di dati di inquinamento in particolare di acque e suoli (si veda al proposito il primo volume dello studio Sentieri che riporta i dati principali territoriali e ambientali di ciascuno dei 44 SIN considerati).

Per “sito contaminato” si intende un’area nella quale in seguito ad attività umane, svolte o in corso, è stata accertata un'alterazione delle caratteristiche qualitative dei terreni, delle acque superficiali e sotterranee, con presenza documentata di inquinanti con concentrazioni che superano quelle previste dalla normativa. Il D.M. 471/99 “Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati”, è stato sostituito dal Titolo V  “Bonifica di siti contaminati” della Parte Quarta del D.Lgs 152/06.

I documenti sono raccolti in tre sezioni:

Caratterizzazione dei siti contaminati

La caratterizzazione rappresenta le indagini (sondaggi, piezometri, analisi chimiche etc.) condotte in un sito contaminato o ritenuto potenzialmente tale, il cui scopo principale è quello di definire l’assetto geologico e idrogeologico, verificare la presenza o meno di contaminazione nei suoli e nelle acque e sviluppare un modello concettuale del sito.

Anagrafe dei siti contaminati

L'anagrafe è uno strumento predisposto dalle regioni e dalle province autonome, previsto dalle norme sui siti contaminati (articolo 17 del D.M. 471/99 e articolo 251 del D.Lgs 152/06), che contiene: l'elenco dei siti sottoposti ad intervento di bonifica e ripristino ambientale nonché degli interventi realizzati nei siti medesimi; l’individuazione dei soggetti cui compete la bonifica; gli enti pubblici di cui la regione intende avvalersi, in caso d’inadempienza dei soggetti obbligati, ai fini dell’esecuzione d’ufficio. I contenuti e la struttura dei dati essenziali dell'Anagrafe dei siti da bonificare, sono stati definiti dall’ISPRA in collaborazione con le Regioni e le ARPA. La prima versione di questi criteri è stata pubblicata nel corso del 2001.

Tecnologie di bonifica

Esistono molte tecnologie di bonifica e al proposito ISPRA ha sviluppato una matrice di screening delle tecnologie di bonifica che prende in considerazione 38 tecnologie in situ e ex situ per la bonifica del suolo e delle acque sotterranee. Le variabili utilizzate includono tempi, necessità di monitoraggi a lungo termine, limiti ed applicabilità e casi studio.
Per riferimento è stato utilizzato il modello sviluppato dalla Federal Remediation Technologies Roundtable.

Analisi di rischio sanitario-ambientale

L'analisi di rischio sanitario-ambientale è proposta a supporto alle decisioni nella gestione dei siti contaminati, quale strumento per valutare quantitativamente i rischi per la salute umana connessi alla presenza di inquinanti nelle matrici ambientali.

Il punto di partenza per l’applicazione dell’analisi di rischio è il Modello Concettuale del Sito (MCS), basato su 3 elementi principali concomitanti:

1) la sorgente di contaminazione;

2) i percorsi di migrazione degli inquinanti attraverso le matrici ambientali;

3) i bersagli o recettori della contaminazione nel sito o nel suo intorno.

Il rischio stimato è confrontato con i criteri di accettabilità definiti dalla normativa.

Il gruppo di lavoro ARPA/APPA, ISS, ISPESL, ICRAM istituito e coordinato dall’ISPRA ha elaborato il documento “Criteri metodologici per l'applicazione dell'analisi assoluta di rischio ai siti contaminati”.

Procedura per la Bonifica dei Siti Contaminati

Prevista dal D.Lgs 152/06 Titolo V Parte Quarta - Bonifica Siti Contaminati

Si tratta di un iter molto articolato e complesso che fino ad oggi ha richiesto tempi lunghi o molto lunghi specie per la composizione dei punti critici tra i diversi portatori di interessi in sede di Conferenze dei Servizi, e che richiama quindi alla necessità di revisione in termini di razionalizzazione e accelerazione. L’iter parte dalla “Individuazione della Contaminazione Storica”, alla quale seguono tre attività in parallelo: “Comunicazione agli Enti Competenti”, “Messa in Sicurezza di Emergenza”, “Analisi di Rischio”; da qui si passa poi alle “Indagini Preliminari” che valutano se ci sono superamenti o meno delle CSC (Concentrazioni Soglia di Contaminazione):

Se No - Autocertificazione che il procedimento è concluso;

Se Si -> Comunicazione agli Enti Competenti -> poi prende il via il “Piano della Caratterizzazione” (1 Mese) che prevede un primo passaggio in Conferenza dei Servizi (1 mese) -> “Analisi di Rischio” (6 Mesi) -> ancora un passaggio in Conferenza dei Servizi (2 mesi) -> a questo punto è prevista la “Valutazione dei superamenti CSR” (Concentrazioni Soglia di Rischio);

Se Si -> “POB-Progetto Operativo di Bonifica” (6 mesi), poi ancora Conferenza Dei Servizi(2 mesi) -> “Bonifica o Messa in sicurezza” (tempo da stabilire) -> “Certificazione di avvenuta bonifica” (1 mese):

Se No -> “Valutazione di Esigenza di Piano di Monitoraggio”; Se No -> “Procedimento Concluso”;

Se Si -> “Piano Di Monitoraggio” -> Conferenza dei Sevizi (2 mesi) -> “Monitoraggio” -> “Relazione del Monitoraggio”: se il Monitoraggio evidenzia superamenti dei valori di CSR si riparte dal “POB-Progetto Operativo di Bonifica”, altrimenti il “Procedimento è concluso”.
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Qualche termine epidemiologico


Fonte: A Dictionary of Epidemiology, Fifth Edition, Miquel Porta Ed., A handbook sponsored by IEA, Oxford University Press, 2008

Pericolo

La capacità di una sostanza o un composto o una circostanza di produrre un effetto avverso. Un fattore o una esposizione che possono influenzare negativamente la salute. Spesso usato approssimativamente come sinonimo di rischio.

Rischio

La probabilità che un evento si verifici, esempio che un soggetto diventi malato o muoia in un certo periodo di tempo o ad una certa età.

Accumulazione del rischio

Entità del danno cumulativo ai sistemi biologici in dipendenza dell'incremento della frequenza, della durata, della gravità delle esposizioni, che insieme all'invecchiamento diminuiscono la capacità di riparare i danni.

Nozione che le esposizioni o insulti durante il corso della vita si accumulano attraverso episodi di malattie e traumi, condizioni ambientali avverse, comportamenti dannosi per la salute.
Esposizioni in grado di aumentare il rischio di malattia possono essere indipendenti o legate tra loro.

Impatto

Quattro quantità legate al rischio attribuibile, usato per comunicare il rischio in termini di rilevanza per quattro gruppi di popolazione: popolazione totale, malata, esposta, e esposta con malattia.

1) Impatto sulla popolazione (PIN), cioè numero di soggetti nella popolazione totale attribuibili al fattore di rischio;

2) Impatto sui malati/deceduti (CIN), cioè il numero di soggetti con malattia o deceduti tra quelli attribuibili al fattore di rischio

3) Impatto sugli esposti (EIN), cioè il numero di soggetti esposti tra quelli attribuibili al fattore di rischio

4) Impatto sugli esposti-malati/deceduti (ECIN), cioè il numero di soggetti esposti con malattia/decesso tra quelli attribuibili al fattore di rischio.

Valutazione di impatto sulla salute (VIS)

Una combinazione di procedure, metodi e strumenti attraverso cui una politica o programma o progetto può essere valutato/giudicato in merito agli effetti che produce sulla salute della popolazione e alla  distribuzione di questi nella popolazione (Gothenburg Consensus paper, European Centre for Health Policy, WHO Regional Office for Europe. 1999)

Valutazione Integrata di Impatto Ambientale sulla Salute (VIIAS)

Una evoluzione della VIS costituita da più fasi di valutazione integrata di effetti ambientali e relativi impatti sulla salute: Valutazione comparativa dei problemi ambientali e degli impatti sulla salute, carico di malattia attribuibile alle diverse fonti di inquinamento e cause di malattia, quantificazione dell’impatto sanitario complessivo di politiche e tecnologie, valutazione dell’efficienza di politiche ambientali o sanitarie, comunicazione di rischi e impatti per la salute. (per saperne di più)

Prevenzione

In generale una azione che previene l'occorrenza di malattia/decesso.

Azione mirata ad eradicare, eliminare o minimizzare l’impatto di malattia e disabilità o, ove nessuna di queste sia possibile, ritardare la loro progressione. Il concetto di Prevenzione è meglio definito nel contesto di livelli, tradizionalmente definiti come Prevenzione primaria, secondaria o terziaria. Un quarto livello aggiunto più di recente, chiamato Prevenzione primordiale, in termini epidemiologici aspira a stabilire e mantenere condizioni che minimizzino i pericoli per la salute, mentre l’obiettivo della Prevenzione primaria è di ridurre l’incidenza di malattia, della Prevenzione secondaria di ridurre la prevalenza di malattia mediante una sua abbreviazione di durata, della Prevenzione terziaria di ridurre il numero e/o l’impatto delle complicanze.

Valutazione del rischio ambientale per la salute

Per effettuare la valutazione occorre rispondere alle seguenti domande:

Chi è esposto a rischio ? a che cosa e dove è esposto?

  • Individuo
  • Popolazione generale
  • Sottogruppi di popolazione più suscettibili per età (bambini, adolescenti, donne in gravidanza o durante l’allattamento), per malattia (es. asma o predisposizione genetica)
  • Sottogruppi di popolazione più vulnerabili per elevata esposizione per area geografica area, per stato socio-economico 
     

Quali sono i pericoli ambientali ?

  • Chimici (singoli o multipli; rischio cumulativo)
  • Radiazioni
  • Fisici (polveri, calore)
  • Microbiologici o biologici
  • Nutrizionali (es. dieta, fitness, stato metabolico)
  • Socio-Economici (es. accesso ai servizi sanitari, associazione con area di residenza e di lavoro)

Da dove provengono i pericoli ambientali per la salute ?

  • Sorgenti puntuali (es. da ciminiere o da rilasci nel terreno)
  • Sorgenti non puntuali (es. scarichi autoveicoli, incendi di aree agricole)
  • Sorgenti naturali (es. eruzioni vulcaniche, rilasci da terreni naturalmente contaminati) 

Come si verifica l’esposizione ?

  • Matrici di contaminazione (Aria, acque superficiali, acque di falda, suolo, rifiudi solidi, alimenti, prodotti farmaceutici)
  • Vie di contaminazione (ingestione sia di cibo che di acqua, contatto cutaneo, inalazione)

Come il corpo umano interagisce con l’ambiente e quale il ruolo di fattori come l’età, il sesso, la genetica, l’etnia?

  • Assorbimento: il corpo può assorbire la sostanza pericolosa ?
  • Distribuzione: la sostanza pericolosa si localizza o si diffonde nel corpo umano?
  • Metabolismo – il corpo umano è in grado di contrastare la sostanza pericolosa?
  • Escrezione – come il corpo umano elimina la sostanza pericolosa? 

Quali sono gli effetti sulla salute?

Cancro, effetti cardiovascolari, malattie del fegato, del sistema nervoso, riproduttivo, etc..

Durata di esposizione per produrre un effetto tossico: quanto è rilevante il periodo di esposizione nel corso della vita?

  • Esposizione acuta: poche ore fino a pochi giorni
  • Esposizione sub-cronica: settimane o mesi 
  • Esposizione cronica – una parte significativa del corso della vita (almeno 7 anni) 
  • Intermittente 

NB: rilevanza dell’anticipazione dell’esposizione  a causa della maggiore pericolosità nelle fasi precoci, quali sviluppo fetale e età pediatrica. 

Come si valuta il rischio ambientale per la salute umana?

Esiste un percorso formalizzato e standardizzato di valutazione quantitativa del rischio o Risk Assessment, che consta di 4 fasi:

Fase 1 – Identificazione del pericolo: allo scopo di identificare il tipo di eventi avversi (es. cancro, malformazioni congenite, disturbi neurologici, interferenza endocrina, modificazioni genetiche e epigenetiche, effetti multipli) che possono essere causati da esposizioni a sostanze/composti e caratterizzare la qualità e il peso delle evidenze scientifiche a supporto della identificazione.

Fase 2 – Valutazione della relazione dose-risposta, mirata a documentare la relazione tra dose assorbita e effetto tossico. In altre parole come la probabilità e la gravità di effetti avversi di salute (risposta) sono associati con le condizioni e l’entità di esposizione ad una sostanza/composto, in termini di dose assorbita o di concentrazione di inquinante a cui si valuta che ci sia l’esposizione (relazione concentrazione-risposta). Il termine esposizione-risposta comprende sia la relazione dose-risposta sia quella concentrazione-risposta.

NB: a) I meccanismi di relazione sono molto diversi da sostanza a sostanza, secondo la via di esposizione, secondo il tipo di evento avverso, e dipendono dalle caratteristiche individuali di chi è esposto; b) le relazioni possono essere lineari e non-lineari, con effetto soglia o senza soglia; c) Le estrapolazioni delle conoscenze dall’animale all’uomo devono essere maneggiate con precauzione.

Fase 3 – Valutazione dell’esposizione, mirata a produrre una stima numerica dell’esposizione o della dose.

Processo di misura o stima della dimensione, frequenza e durata dell’esposizione umana a sostanze/composti pericolosi, includente la considerazione della dimensione e del tipo di popolazione esposta e dell’incertezza delle informazioni usate. L’esposizione può essere misurata direttamente o stimata indirettamente attraverso misure di concentrazione di sostanze/composti nell’ambiente, considerando le modalità di trasporto e diffusione (modellistica diffusionale) e il destino nelle matrici alimentari (pathways).

NB: Esistono due approcci principali alla valutazione dell’esposizione: quello della “Tendenza centrale” basato sulla stima della esposizione media della popolazione interessata considerando la quantità di sostanza presente nell’ambiente, la frequenza e la durata dell’esposizione; e quello di “Alto livello” riferito ai soggetti più esposti, usualmente identificati al di sopra del 90esimo percentile della distribuzione. 

Fase 4 – Caratterizzazione del rischio, mirata a integrare le informazioni ricavate dalle precedenti tre fasi e fornire un giudizio conclusivo sul rischio, rispondendo alla domanda di maggiore interesse pubblico: qual è l’incidenza stimata e il numero di persone colpite all’interno della comunità? Una buona caratterizzazione del rischio deve aderire a criteri di trasparenza (razionale, logica, metodi, assunzioni, estrapolazioni, incertezza, forza e limiti di ciascuna fase), chiarezza (per i lettori coinvolti e esterni alla valutazione del rischio), consistenza (con le finalità generali e con altre esperienze), ragionevole rispetto alle conoscenze.

(per saperne di più: 1 2)

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Qualche pillola su equità e giustizia

Equità e giustizia

Implicano giudizi valoriali che non possono essere adeguatamente trattati affidandosi esclusivamente alla valutazione quantitativa del rischio (Risk Assessment). Il rischio ambientale per la salute è un’utile costruzione intellettuale per analizzare il ruolo della ricerca scientifica nel valutare e risolvere le questioni di giustizia ambientale. (Sexton et al 1993)

Giustizia ambientale

Settore interdisciplinare delle scienze sociali che include teorie ambientali, giuridiche, di governance, di pianificazione, di sviluppo sostenibile, di politica, finalizzate alla valutazione ed intervento per una equa distribuzione dei benefici e dei carichi ambientali. (Schlosberg, David. (2007) Defining Environmental Justice: Theories, Movements, and Nature. Oxford University Press)

Equità di salute

Nozione concernente l’obiettivo di assicurare che le comunità che vivono vicino a aree/siti pericolosi per la salute non siano più esposte ai rischi rispetto a comunità residenti in aree non inquinate. Un secondo aspetto riguarda l’equità nell’accesso ai servizi sanitari per la prevenzione e le cure mediche senza distinzioni tra differenti livelli di stato sociale, economico, etnico, culturale.

Etica e responsabilità

I principi dell’etica (branca della filosofia che si occupa della distinzione tra giusto e sbagliato o tra bene e male, con le conseguenze morali delle azioni umane) governano la conduzione dell’epidemiologia cosi come tutte le attività umane.  (Weed DL, McKeown RE. Ethics in epidemiology and public health. I. Technical terms. J Epidemiol Community Health 2001; 55:855–857).

Epidemiologi, ethicisti e filosofi hanno sviluppato linee guida per la conduzione etica di studi nei diversi settori (International Epidemiological Association. Good Epidemiological Practice (GEP). Proper conduct in epidemiologic research.) e in epidemiologia ambientale

Il termine responsabilità, dal latino respònsus participio passato del verbo respòndere, in senso filosofico generale significa impegnarsi a rispondere, a qualcuno o a se stessi, delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano. A questo è strettamente lagato il concetto del “dovere di dare conto” o accountability.

Principio Europeo “Chi inquina paga”

La Direttiva 2004/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale, istituisce un quadro di responsabilità ambientale basato sul principio “chi inquina paga” per prevenire e riparare i danni ambientali. I danni ambientali contemplati nella direttiva sono quelli, diretti o indiretti, arrecati all'ambiente acquatico coperti dalla legislazione comunitaria in materia di gestione delle acque; i danni, diretti o indiretti, arrecati alle specie e agli habitat naturali protetti a livello comunitario dalla direttiva "Uccelli selvatici" e dalla direttiva "Habitat", la contaminazione, diretta o indiretta, dei terreni che crea un rischio significativo per la salute umana.

 

Per concludere
 

Si confida che queste note e definizioni possono contribuire ad una più facile comprensione dei documenti sugli interventi di messa in sicurezza e risanamento, con particolare riferimento al “Protocollo d’Intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto” del 26  Luglio 2012, che rendono conto del fatto che per il SIN di Taranto l’iter della bonifica è ancora molto arretrato, come si può evincere dagli stessi obiettivi elencati:

a) Condividere e rivedere la complessiva strategia di bonifica dell'intero sito di Taranto al fine di individuare modalità di intervento più efficaci e certe nei loro obiettivi e nei tempi di realizzazione;

b) sviluppare interventi infrastrutturali complementari alla bonifica;

c) individuare misure volte al mantenimento e al potenziamento dei livelli occupazionali;

d) individuare incentivi da destinare alle imprese già insediate che intendano utilizzare tecnologie dotate di caratteristiche ambientali migliori rispetto ai limiti posti dalla normativa settoriale, nazionale e comunitaria;

e) individuare incentivi per l'attrazione di nuovi investimenti anche nell'ottica della riqualificazione industriale dell'area;

f) realizzare e/o completare studi e/o analisi relativi agli impatti su ambiente e salute connessi alla presenza di impianti industriali al fine di individuare interventi di mitigazione, riduzione e prevenzione ed avviarne la realizzazione.

I 336 Milioni di euro sono ripartiti in 119 Mln di euro (35%) per attività di messa in sicurezza e bonifica (21 per il Mar Piccolo, 50 per acque di falda, 8 per quartiere Tamburi, 40 per piano insediamento produttivo nel comune di Statte), 187 Mln (56%) per interventi portuali, 30 Mln (9%) per rilancio e riqualificazione industriale. Inoltre sono previsti 60 Mln del progetto speciale Città di Taranto-SMART Area.

Si spera infine che il glossario epidemiologico possa essere d’aiuto nella lettura degli articoli e dei documenti in materia, con particolare riferimento alle conclusioni delle perizie chimica ed epidemiologica (si vedano al proposito le sintesi già richiamate da Scienzainrete)

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Ostacolare la scienza senza giovare agli animali: i divieti italiani alla sperimentazione

sagoma di macaco e cane

Divieto di usare gli animali per studi su xenotrapianti e sostanze d’abuso, divieto di allevare cani e primati per la sperimentazione. Sono norme aggiuntive rispetto a quanto previsto dalla Direttiva UE per la protezione degli animali usati a fini scientifici, inserite nella legge italiana ormai dieci anni fa. La recente proposta di abolizione di questi divieti, penalizzanti per la ricerca italiana, è stata ritirata dopo le proteste degli attivisti per i diritti degli animali, lasciando in sospeso un dibattito che tocca tanto l'avanzamento scientifico quanto i principi etici e che poco sembra avere a che fare con il benessere animale.

Da dieci anni, ormai, tre divieti pesano sul mondo della ricerca scientifica italiana. Divieti che non sembrano avere ragioni scientifiche, né etiche, e che la scorsa settimana avrebbero potuto essere definitivamente eliminati. Ma così non è stato: alla vigilia della votazione dell’emendamento, inserito del decreto Salva infrazioni, che ne avrebbe determinato l’abolizione, l’emendamento stesso è stato ritirato. La ragione?