Splendida immagine della Via Lattea che aleggia sulle rovine del tempio di Demetra (Isola di Naxos - Grecia). Credits: Constantine Emmanouilidi - infectionphotography.com
Dove finisce il mondo? Domanda da bambini, quasi una fastidiosa presa in giro per noi, indaffarati uomini del XXI secolo. Eppure, dietro a una domanda così banale può nascondersi qualcosa di incredibilmente complesso e, nello stesso tempo, estremamente affascinante. Complessità e fascino che Tommaso Maccacaro e Claudio Tartari ci invitano a gustare nella loro Storia del dove - Alla ricerca dei confini del mondo, edito da Bollati Boringhieri (Torino 2017, pp. 147, € 14).
I confini del mondo
Il libro nasce quasi per gioco, quando i due autori, compagni di classe alle elementari, si incontrano di nuovo, a cinquant’anni di distanza e con alle spalle due storie culturali davvero molto differenti: astrofisico uno (Maccacaro) e storico medievalista l’altro (Tartari). Entrambi, però, attenti osservatori del lento e inesorabile cambiamento che, fin dall’antichità, ha caratterizzato l’abitudine dell’uomo a porsi domande e il suo incessante darsi da fare per trovare soddisfacenti risposte.
Quel “dove” che ci raccontano è l’ambiente che ci circonda. Agli albori dell’umanità era un “dove” estremamente limitato, ma con il passare dei secoli e dei millenni i suoi confini si sono spinti sempre più lontano. E ogni volta, puntualmente, di pari passo con l’allargarsi del mondo, c’era sempre qualcosa (o qualcuno) a suggerire che quei confini andavano spostati ancora più in là. Gli autori ci accompagnano in questo lungo e interessante viaggio che inizia dalla protostoria, passa per il mondo antico, il Medioevo e il Rinascimento e, dopo aver attraversato il secolo dei lumi e salutato il sorgere della civiltà moderna, giunge fino ai nostri giorni; un viaggio in cui scopriamo come le conoscenze scientifiche, geografiche e astronomiche siano inevitabilmente legate non solo alle scoperte tecnologiche, ma anche alle differenti visioni filosofiche che hanno segnato il cammino del pensiero umano. Un incredibile, meraviglioso e intricato groviglio che anima quello che oggi liquidiamo troppo sbrigativamente con il termine progresso.
Dal "nec plus ultra" le colonne d'Ercole ai miliardi di soli del nostro Universo
Non ci vuol molto a capire quanto sia cambiato quel “dove” nel corso della storia umana: dal “nec plus ultra” che la tradizione vuole inciso sulle colonne d’Ercole e da una Terra posta al centro di un Cosmo i cui confini erano segnati dalle ridotte capacità dei nostri occhi, si è giunti all’attuale visione di un Universo che abbraccia 46 miliardi di anni luce ed è tuttora in rapida espansione. All’unico Sole ammirato e adorato dagli antichi si sono affiancati i miliardi di soli che danzano con lui nella Via Lattea e, in un continuo crescendo, tutti gli altri innumerevoli soli che compongono i miliardi di galassie che oggi conosciamo.
Volendo condensare in poche parole l’affascinante cammino che gli autori ci invitano a percorrere, possiamo prendere in prestito quelle di Isaac Asimov, proposte proprio all’inizio del libro: “In ogni secolo gli esseri umani hanno pensato di aver capito definitivamente l’Universo e, in ogni secolo, si è capito che avevano sbagliato”.