fbpx Alessandro Moretta (1954-2018) | Scienza in rete

Alessandro Moretta (1954-2018)

Primary tabs

Read time: 1 min

Il 17 febbraio scorso se ne è andato Alessandro Moretta. Aveva 64 anni e lottava ormai da tempo con la malattia. Lo ricordiamo come amico e fratello, e come grande immunologo votato alla ricerca di base e traslazionale.

Laureatosi a Genova, ha lavorato a Losanna, quindi Brescia e poi ancora a Genova presso l’IST e infine al Centro di Eccellenza per la Ricerca Biomedica (CEBR). Non si può studiare la storia dell’immunologia degli ultimi trent’anni senza incontrare più volte il suo nome come protagonista di scoperte cruciali. Prima la clonazione delle cellule T ha gettato nuova luce sulle malattie infettive e i disturbi immunomediati. Le sue ricerche sulle cellule Natural Killer lo hanno portato a mettere a punto gli anticorpi monoclonali e a fornire le basi per lo sviluppo di terapie innovative delle leucemie attraverso l’ottimizzazione del trapianto di midollo, in modo da impiegare al meglio le cellule immunitarie contro il tumore.

Sarà a breve pubblicato sul numero ora in stampa di Nature immunology un ricordo di Alessandro in cui abbiamo cercato di sintetizzare i principali risultati della sua ricerca di immunologo che qui abbiamo appena accennato.

Oltre alle sue intuizioni scientifiche ci mancheranno ora la sua arguzia e il suo sorriso.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Restaurare la natura: perché proteggere non basta più

montagne con bosco al tramonto

Proteggere non basta più: per contrastare la perdita di biodiversità e i cambiamenti climatici bisogna ripristinare gli ecosistemi perduti. È la sfida del secolo, ma anche una grande opportunità: ne parliamo con l'ecologo Roberto Danovaro, autore di "Restaurare la natura" (Edizioni Ambiente).

Se le condizioni del pianeta ci preoccupano, è difficile leggere un libro che tratta questi temi senza farsi venire una certa ansia. Perché il punto di partenza è chiaro: la nostra specie ha causato danni enormi, impattando significativamente il 75% delle terre emerse e il 66% dei mari. Nei prossimi 30 anni potremmo perdere da mezzo milione a un milione di specie.