Il 16 luglio a Gela l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha presentato il lavoro realizzato su incarico della Regione Siciliana: si tratta della seconda tappa del lavoro di ricerca in corso sulle tre aree ad elevato rischio di crisi ambientale della Regione. Nei tre casi è stato fatto uno studio epidemiologico, analizzando i dati di mortalità e le malattie, confrontati con aree limitrofe. Nell'area di Milazzo si è studiato lo stato di salute dei bambini, facendo analisi personali e monitoraggio dell'aria, ed è stata analizzata la percezione del rischio, assieme alla mobilità e all'esposizione ad inquinanti degli abitanti della valle del Mela. Ad Augusta Priolo sono in corso ricerche su percezione del rischio, mobilità delle persone ed esposizione degli abitanti dei comuni circostanti l'area a rischio. L'area a rischio di Gela include anche i comuni di Niscemi e Butera, che si trovano a pochi chilometri di distanza.
Lo studio epidemiologico, realizzato dall'Osservatorio Epidemiologico della Regione Siciliana, ha evidenziato eccessi di mortalità in particolare nel comune di Gela, in entrambi i sessi per tutti i tumori e per il tumore di trachea-bronchi-polmone, negli uomini per il tumore dello stomaco, della laringe e della pleura, nelle donne per tumore del colon e retto. Si segnalano anche tassi di mortalità particolarmente elevati per tumore della laringe nei maschi a Gela e a Niscemi.
E' stato presentato uno studio, realizzato dall'Istituto Superiore di Sanità, che ha misurato retrospettivamente la mortalità nella coorte di lavoratori del petrolchimico che si trova a Gela. Viene dimostrato un aumento significativo della mortalità per cancro polmonare nei lavoratori nati e residenti a Gela rispetto a lavoratori non residenti, con un eccesso del 72% rispetto ai dati di popolazione usati come riferimento, e l'osservazione suggerisce un ruolo dell'inquinamento atmosferico come causa di questa patologia. Nella coorte, gli operai hanno avuto una prevalenza di ricoveri ospedalieri significativamente superiore a quella degli impiegati.
Sono state portate interessanti informazioni sullo stato socioeconomico e sull'impatto dell'area industriale nella zona dall'Università di Messina, relative all'occupazione e agli sviluppi della realtà ambientale e lavorativa, inclusa l'emigrazione e le sue oscillazioni nel tempo: il bilancio dell'analisi parla per Gela di una "industrializzazione senza sviluppo".
Ma la presentazione su cui si sono appuntate le maggiori attenzioni è stata quella della ricerca di biomonitoraggio umano SEBIOMAG, che ha analizzato il sangue di 262 persone e le urine di una parte: un campione significativo della popolazione di Gela, Niscemi e Butera, dai 20 ai 44 anni. La ricerca è stata pianificata e realizzata dall'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, le analisi chimiche sono state svolte dal Laboratorio della Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia. Le sostanze da analizzare sono state scelte sulla base delle conoscenze sull'inquinamento ambientale: una serie di metalli e di composti organici clorurati (OC) quali i pesticidi organoclorurati e i policlorobifenili (PCB).
Come si è svolto il biomonitoraggio Durante
l'ultimo anno e mezzo, in cui è stata l'indagine di
biomonitoraggio umano SEBIOMAG, l'Istituto di Fisiologia Clinica
del CNR, responsabile dello studio, ha attivato un gruppo
multidisciplinare di più di 50 studiosi, che hanno raccolto tutti i
dati ambientali e sanitari disponibili per l'area a rischio di
Gela. Si tratta di una raccolta essenziale per comprendere la
situazione attuale, per individuare gli inquinanti da monitorare nei
tessuti delle persone e per contribuire all'interpretazione dei
dati raccolti e presentati oggi. I contributi scientifici sono
raccolti nel supplemento di "Epidemiologia & Prevenzione"
appena pubblicato e portato a Gela in occasione della presentazione.
Una presentazione del volume verrà fatta a Roma il prossimo autunno.
Per
realizzare lo studio di biomonitoraggio umano SEBIOMAG è stato
scelto un campione di popolazione dell'area a rischio (comuni di
Gela, Niscemi e Butera) dai 20 ai 44 anni: la fascia della
popolazione in età fertile, a partire dalla preoccupazione
rappresentata dall'alto numero di malformazioni, note in
letteratura per la zona. Tra gli obiettivi prioritari dello studio,
quindi, la comprensione dell'esposizione di questa fascia di
popolazione, per capire se esistono potenziali fattori di rischio
attivi.
Indagini
di questo tipo, infatti, non servono per capire lo stato di salute,
non è possibile connettere la presenza nel corpo di inquinanti di
vario tipo con malattie future o in corso. Solo per i lavoratori
esposti in fabbrica esistono studi sistematici su avvelenamenti o
sulle conseguenze a lungo termine di esposizione ad prodotti chimici.
Nel caso della popolazione generale la situazione è ben diversa, e
in Italia il lavoro in questa direzione è particolarmente limitato:
gli studi sull'esposizione ad inquinanti si possono contare sulle
dita di una mano, e possiamo ben dire che in questo campo è c'è
moltissimo da fare e da capire.
Nel
caso di Gela, Niscemi e Butera sono state fatte analisi del sangue, a
cura del Laboratorio di
Misure Ambientali e Tossicologiche della Fondazione Salvatore Maugeri
di Pavia, a un totale di 262
persone. Quelle che hanno
risposto alla convocazione e hanno dato consenso informato per le
analisi del sangue sono state 186: 118 a Gela, 39 a Niscemi, 29 a
Butera. Di questi 96 hanno donato un campione di urina. Oltre al
campione selezionato in modo casuale hanno partecipato 76 donatori
volontari: 66 a Gela, 9 a Niscemi, 1 a Butera. Di questi 17 hanno
donato un campione di urina. Tutte hanno risposto ad un complesso
questionario, che andava ad indagare le condizioni ambientali,
l'attività lavorativa e l'esposizione ad agenti chimici e
fisici, le abitudini individuali, la storia medica, la dieta e la
storia riproduttiva. E' stata aggiunta a queste informazioni anche
una parte qualitativa, che ha esplorato, sempre con domande chiuse,
la percezione di pericoli e rischi, le fonti informative e la fiducia
nei confronti delle istituzioni: servirà ad aggiungere informazioni
ed elementi di valutazione sia ai dati che alla direzione da dare
alle future misure di risanamento e di prosecuzione del lavoro di
ricerca.
I
composti chimici analizzati a Gela sono stati scelti sulla base delle
conoscenze sull'inquinamento ambientale, sul tipo di attività
dalle industrie dell'area e in considerazione delle attività
agricole nella zona. Sono stati analizzati una serie di metalli e di
composti organici clorurati
(OC)
quali i pesticidi organoclorurati e i policlorobifenili (PCB). I
metalli analizzati sono stati: antimonio (Sb), arsenico(As), berillio
(Be), cadmio (Cd), mercurio (Hg), piombo (Pb), rame (Cu), selenio
(Se), tallio (Tl), vanadio (V). Tra i composti organici
clorurati (OC)
sono stati studiati: 59
congeneri di policlorobifenili (PCB) e alcuni tra i
pesticidi organoclorurati più significativi dal punto di vista
dell'impatto ambientale: Aldrin, Dieldrin, DDT e suoi prodotti di
degradazione, esaclorocicloesani ed esaclorobenzene.
Lo studio ha rilevato: per i metalli pesanti un profilo di esposizione diffusa ad arsenico, con alcuni valori singoli alti, significativamente superiori a quanto riscontrato in popolazioni non esposte in ambito lavorativo o in circostanze accidentali; un segnale di esposizione a rame, caratterizzato da numerosi valori plasmatici quasi tutti in donne; segnali deboli di esposizione a piombo, cadmio e mercurio; valori di concentrazioni medie degli altri metalli (antimonio, selenio, tallio, berillio, vanadio) simili a quelli riportati in popolazioni generali, con pochi valori singoli superiori. Per le sostanze organiche clorurate si è riscontrata l'assenza o una presenza debole di sostanze misurate nel plasma, con pochi valori singoli che emergono nei gruppi, che sono indicativi di esposizione intensa a fonti multiple.
Lo
studio SEBIOMAG ha rilevato i seguenti risultati nei diversi gruppi
che vivono nell'area di Gela, Niscemi, Butera. Per
i metalli pesanti un profilo di esposizione diffusa ad arsenico, con
alcuni valori singoli alti, significativamente superiori a quanto
riscontrato in popolazioni non esposte in ambito lavorativo o in
circostanze accidentali; un segnale di esposizione a rame,
caratterizzato da numerosi valori plasmatici quasi tutti in donne;
segnali deboli di esposizione a piombo, cadmio e mercurio; valori di
concentrazioni medie degli altri metalli (antimonio, selenio, tallio,
berillio, vanadio) simili a quelli riportati in popolazioni generali,
con pochi valori singoli superiori. Per le sostanze organiche
clorurate si è riscontrata l'assenza o una presenza debole di
sostanze misurate nel plasma, con pochi valori singoli che emergono
nei gruppi, che sono indicativi di esposizione intensa a fonti
multiple.
Emergono
così 52 soggetti (27/118 Gela, 12/66 Gela volontari, 4/39 Niscemi,
3/9 Niscemi volontari, 6/29 Butera) che almeno in una matrice hanno
un valore superiore ai valori di fondo riportati in popolazioni non
esposte. Questo dato, rappresentando quasi il 20% del campione
complessivo studiato, è oggetto di discussione sul piano di comunità
e di attenzione sul piano individuale.
Un'analisi
della distribuzione geografica dei soggetti, sia totali sia
escludendo i volontari, non ha mostrato una tendenza all'addensamento
né aggregati geografici anomali di soggetti. La
stima dell'impatto sulla popolazione di quanto osservato nei
campioni studiati, al netto dell'errore della stima campionaria,
porta ad uno scenario di fenomeno diffuso.
Lo
studio SEBIOMAG contribuisce
ad aumentare le conoscenze sulla esposizione a inquinanti nell'area
di Gela, e offre un primo quadro da approfondire, infatti i dati
rilevati, in particolare quelli sulla presenza di arsenico nel
sangue, non sono sufficienti a dare spiegazioni complete sulle fonti
dell'esposizione. L'arsenico è un composto che non permane a
lungo nel corpo e gran parte viene eliminato in tempi brevi (giorni)
da un fisico in condizioni normali: quella rilevata è quindi una
esposizione recente, le cui fonti possono essere individuate, siano
esse da alimenti e acqua, o da inquinamento dell'aria; il metallo
va poi analizzato in modo molto sofisticato, distinguendo la forma
organica da quella inorganica, che ha origini, destino nel corpo e
rischio potenziale completamente diversi (rispettivamente poco
tossica o molto tossica e cancerogena).
Emergono
quindi indicazioni circoscritte e chiare per il prossimo futuro: sono
da ripetere in tempi brevi le
analisi per i donatori per i quali sono stati evidenziati valori di
inquinanti al di sopra dei livelli medi della comunità, per
comprendere meglio il tipo di inquinante (speciazione), il tipo di
esposizione (temporanea o continuativa), la provenienza, le misure
personali da adottare e per definire azioni di protezione; va fatto
un monitoraggio dei composti rilevati anche nell'aria, nell'acqua
potabile, nel cibo e nel terreno, per individuare le fonti
dell'esposizione attive in corso; vanno fatte valutazioni di
eventuali elementi di suscettibilità genetica individuale. Queste
sono d'altra parte le attività previste dai protocolli di
monitoraggio ambientale e sorveglianza epidemiologica attuati già in
molti paesi, sia a livello di popolazione generale sia in aree
contaminate.
Dallo studio emergono indicazioni stringenti: vanno ripetute in tempi stretti le analisi per comprenderne meglio la tipologia delle sostanze rilevate; va fatto un monitoraggio dei composti rilevati nell'ambiente, per individuare le fonti dell'esposizione attive in corso; vanno fatte valutazioni di suscettibilità genetica individuale.
La conferenza di presentazione del lavoro realizzato dall'OMS è stata molto partecipata, le istituzioni regionali, provinciali e comunali sono state presenti fino alla fine, molto tardi nella serata, assieme ad un folto pubblico interessato e preoccupato. Ci sono tutte le premesse perché l'ascolto sfoci in risultati concreti.