
Dopo la manifestazione di Coldiretti a Parma, davanti alla sede dell’EFSA, volta a richiedere per la carne coltivata procedure di autorizzazione equiparabili a quelle previste per i farmaci, arriva una dichiarazione di 16 scienziati ed esperti che affermano che la richiesta non è basata su dati scientifici. E chiedono di essere maggiormente ascoltati. Crediti immagine: Andrea Valdivia/Unsplash
In una manifestazione promossa da Coldiretti, principale organizzazione degli imprenditori agricoli italiani, che si è svolta mercoledì 19 marzo a Parma, si sono radunate, secondo gli organizzatori, 20.000 persone, che hanno sfilato per le strade dirigendosi verso la sede dell’EFSA, l’Agenzia europea per la sicurezza degli alimenti, alla quale chiedono tra le altre cose regole più stringenti per l’approvazione dei novel foods. In particolare che vengano fatti studi medici clinici e preclinici, prima di dare il via libera ai cibi cellulari e di fermentazione di precisione, per tutti i prodotti immessi sul mercato, anche prima del 1° febbraio 2025, data in cui sono entrate in vigore le nuove linee guida dell’EFSA.
Secondo quanto affermato da Coldiretti volta a difendere "la salute di tutti e le nuove generazioni", la manifestazione ha presentato una serie di richieste, tra cui, come si legge sul sito dell’organizzazione, sarebbe «indispensabile mettere regole sui cibi ultraformulati, anche sulla base delle evidenze scientifiche sui problemi per la salute legati al loro consumo, e su quelli fatti in laboratorio, che vanno trattati come farmaci, mentre è assolutamente sbagliata ogni ipotesi di mettere etichette allarmistiche o tasse sul vino, prodotto che si inserisce appieno nella Dieta Mediterranea e che negli anni è divenuto il simbolo del bere responsabile».
L’obiettivo insomma è che la carne coltivata – contro cui Coldiretti si batte da tempo e la cui produzione e vendita è stata vietata in Italia nel 2023, provvedimento salutato dall'organizzazione come una vittoria – sia sottoposta alle stesse procedure cui devono essere sottoposti per l’autorizzazione i farmaci.
EFSA: applichiamo i migliori standard di valutazione
Efsa, che dopo la manifestazione ha incontrato alcuni rappresentanti di Coldiretti, ha risposto con una dichiarazione in cui si legge tra l’altro che: «La richiesta di "fare luce" avanzata da Coldiretti è in linea con l'obiettivo di EFSA. Nella valutazione della sicurezza per il consumo umano di nuovi alimenti, anche per le richieste presentate prima del 1º febbraio 2025, la normativa UE impone a EFSA di applicare sempre i più alti standard di valutazione scientifica. I componenti dei panel incaricati utilizzeranno condizioni e requisiti aggiornati in base alle più recenti esperienze di valutazione, come previsto nelle nuove linee guida oggi in vigore».
Intervengono 16 esperti: richiesta priva di basi scientifiche
Parallelamente, è arrivata una tempestiva reazione dal mondo scientifico: le richieste di Coldiretti sono state contestate in una dichiarazione da 16 scienziati, il cui primo firmatario è Alessandro Bertero, docente del dipartimento di Biotecnologie molecolari e Scienza per la Salute dell’Università di Torino.
In un comunicato divulgato attraverso i media gli esperti affermano che «alla luce della letteratura scientifica esistente e delle ricerche che abbiamo già condotto, sentiamo di poter affermare che il quadro regolatorio attuale non presenta delle criticità e che la richiesta di studi clinici e preclinici non ha alcuna base scientifica».
Secondo gli autori della dichiarazione, farmaci e alimenti seguono processi di approvazione distinti perché sono prodotti diversi: «Farmaci e alimenti seguono processi di approvazione distinti perché rispondono a esigenze radicalmente diverse. Paradossalmente, la regolamentazione alimentare è improntata a maggiore sicurezza. Basti pensare che un farmaco può essere autorizzato anche in presenza di effetti collaterali noti, mentre EFSA può approvare solo in assenza di rischi per la salute».
Secondo i ricercatori la manifestazione della Coldiretti, piuttosto, «rappresenta un tentativo preoccupante di delegittimare il lavoro della comunità scientifica indipendente e il quadro normativo europeo sui nuovi alimenti, tra i più rigorosi al mondo».
Infine, i ricercatori chiedono di essere maggiormente ascoltati: «Come ricercatrici e ricercatori impegnati nello studio della carne coltivata in Italia e in Europa, chiediamo che il lavoro della comunità scientifica e delle istituzioni competenti venga riconosciuto e tutelato. Desideriamo contribuire al dibattito anche nel nostro Paese, e pertanto chiediamo ai ministri Lollobrigida e Schillaci la possibilità di partecipare al confronto».