fbpx Cavour e la concimazione chimica | Scienza in rete

Cavour e la concimazione chimica

Primary tabs

Tempo di lettura: 4 mins

Pur essendo di dimensioni ridotte e visitabile in un’ora circa, la mostra bibliografica che la Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna ha allestito nella sala di lettura della Biblioteca Centralizzata “Gabriele Goidanich” è un esempio di felice sobrietà.

S’intitola Camillo Cavour e la chimica dei fertilizzanti ed è stata inaugurata il 14 aprile con un dibattito a cui hanno partecipato storici, chimici e il Presidente della Fondazione Cavour on. Nerio Nesi. Per alcuni l’accostamento fra Cavour e la chimica poteva apparire una novità, benché l’impegno del grande statista a favore dell’agricoltura e della modernizzazione tecnologica del Piemonte avesse già ricevuto tanti riconoscimenti. Al chimico, piace ricordare che fu lui a inviare a Parigi il nostro Arnaudon per studiare chimica tintoria da Chevreul, fu ancora lui a presentare il libro Catechism of Agricultural Chemistry and Geology (1844) di James F. W. Johnston (Paisley, 1798 – Durham, 1855) appena pubblicato in Gran Bretagna, all’Associazione Agraria Subalpina con l’intento di promuoverne la traduzione. Si trovò lo sponsor e l’impresa andò a buon fine.

E’ noto che Cavour aveva assistito alle lezioni del grande chimico Dumas a Parigi, aveva viaggiato in Belgio e in Inghilterra per documentarsi sui progressi agricoli e zootecnici e conosceva, oltre alle opere di Johnston, quelle di Boussingault, di Henry Stephens e di Liebig, con il quale era in rapporto epistolare. Abbinando quindi un esponente di primo piano del Risorgimento con la storia della chimica agraria, gli Organizzatori della mostra hanno colto nel segno e celebrato degnamente sia il 150° dell’Unità che l’Anno internazionale della chimica. Hanno definito chiaramente l’argomento senza inutili divagazioni e offerto all’esame degli studiosi e del pubblico materiale pertinente, semisconosciuto ai più e accompagnato da descrizioni brevi ma esaurienti. Il tutto intervallato dall’esposizione di campioni di fertilizzanti di vario tipo, in una cornice friendly per ogni visitatore, studenti compresi. Una mostra necessaria soprattutto per quei chimici che nei corsi universitari (moderni?) non hanno mai sentito parlare di cementi, combustibili, fertilizzanti, industria saccarifera ecc… Il materiale era ospitato in quattro bacheche e posto su due tavoli espositivi, raggruppato per temi coerenti. E’ una riprova del fatto che oltre ai mezzi contano le idee, che il continuo piagnisteo sulla scarsità di fondi distrae da altre cause della paralisi e che le biblioteche universitarie sono miniere preziose da valorizzare sempre di più.

C’erano alcuni volumi di riviste come L’Italia agricola (1948) e Il riso (1961), con articoli su Cavour agricoltore, mercante, produttore di concimi artificiali e irrigatore. Com’è noto, egli si esercitava soprattutto nella tenuta di Leri, di cui il padre Michele gli lasciò la gestione nel 1835. Erano esposti un lavoro a stampa di Cavour (Sui poderi modello, 1844) e le lettere del suo fattore Giovanni Bosco inviate da Grinzane (1847-1852). In una, per esempio, gli chiedeva consigli sull’uso del concime Liibig e lo confrontava al guano. Vi erano poi le lettere di Cavour a Giacinto Corio edite nel 1913.

Interessante quella del Dicembre 1846 in cui confidava:

«..Venendo alle cose di campagna, le dirò che l’agricoltore è il mestiere della pazienza, epperciò debbo adattarmi alle contrarietà del gelo”.

Accanto a queste testimonianze, le opere celeberrime dei grandi chimici europei (Davy, Liebig e Wolff), insieme a quelli degli italiani Funaro, Antonio Selmi e altri. Facevano poi capolino i primi lavori sui fertilizzanti antifilossera e “distruggitori” di bruchi a base di zolfo e carbonato potassico. A onor del vero va detto che Cavour fu inizialmente diffidente verso i concimi chimici, emise giudizi imprudenti, ma poi li applicò su larga scala e fu il fautore della creazione di un’industria del settore. Più oltre, nella mostra, libri e opuscoli su vari tipi di concimi naturali (concime di stalla, “potassa”, scorie, corna, unghie) e i primi concimi di sintesi come la calciocianamide. Dei campioni di fertilizzanti esposti fra i documenti entro capsule di Petri si è già detto. Posto d’onore anche per il prezioso guano che, com’è noto, provocò perfino una guerra. Completavano il percorso le pubblicazioni sui concimi artificiali e relative fabbriche fino agli anni ’40 del Novecento. Da non perdere il tavolo con il barolo, prodotto tuttora nella vigna di Grinzane. La degustazione non era, purtroppo, in programma ma all’Assofertilizzanti di Federchimica, benemerito sponsor della mostra, non si poteva chiedere anche questo omaggio oltre al prezioso e assai curato materiale informativo distribuito ai visitatori.

La mostra è aperta dal lunedì al venerdi (ore 9-18).
http://www.agrsci.unibo.it/agr/biblioteca/Cavour/CavourAgricoltore.htm


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Generazione ansiosa perché troppo online?

bambini e bambine con smartphone in mano

La Generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli (Rizzoli, 2024), di Jonathan Haidt, è un saggio dal titolo esplicativo. Dedicato alla Gen Z, la prima ad aver sperimentato pubertà e adolescenza completamente sullo smartphone, indaga su una solida base scientifica i danni che questi strumenti possono portare a ragazzi e ragazze. Ma sul tema altre voci si sono espresse con pareri discordi.

TikTok e Instagram sono sempre più popolati da persone giovanissime, questo è ormai un dato di fatto. Sebbene la legge Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA) del 1998 stabilisca i tredici anni come età minima per accettare le condizioni delle aziende, fornire i propri dati e creare un account personale, risulta comunque molto semplice eludere questi controlli, poiché non è prevista alcuna verifica effettiva.