Chimico, patriota, organizzatore della ricerca. Stanislao Cannizzaro (1826-1910) è una figura che, nell'anniversario dell'Unità d'Italia e nell'Anno internazionale della chimica, vale davvero la pena di ricordare, come è avvenuto il 26 febbraio scorso a Palermo, sua città natale, nel corso della manifestazione EsperienzaInsegna 2011 http://www.palermoscienza.it/esperienza-insegna, bella rassegna di divulgazione dedicata quest'anno interamente alla chimica.
Sebbene fosse nato a Palermo, vi avesse intrapreso gli studi di Medicina, avesse preso parte ai moti del ’48 e fosse stato eletto Deputato al Parlamento Siciliano, Stanislao Cannizzaro insegnò a Palermo soltanto per dieci anni, dal 1861 al 1871. Furono anni intensi, coincidenti con la fondazione del Regno d’Italia, pieni di aspettative di rinascita sociale, economica e culturale, soprattutto nelle aree più arretrate del Paese. Malgrado fosse ormai una personalità scientifica di livello internazionale, e gli fosse stata offerta la cattedra di Chimica anche dalle Università di Firenze e Napoli, Cannizzaro accettò quella di Palermo, perché sentiva che nella sua città si respirava un nuovo clima e voleva contribuire in prima persona alla ricostruzione.
Così, oltre che a svolgere ruoli in ambito accademico, collaborò alla riforma delle istituzioni scolastiche e al miglioramento delle condizioni sanitarie, rese ancora più precarie da una nuova epidemia di colera nel 1867.
In campo più strettamente chimico, le sue principali realizzazioni sono tre. L'aver contributo alla costruzione di un laboratorio universitario di Chimica, moderno e adeguatamente attrezzato, da destinare alla didattica oltre che alla ricerca; e aver costituito una scuola di chimica di livello internazionale, chiamando a lavorare a Palermo giovani stranieri di qualità, come il francese Alfred Naquet, l’austriaco Adolf Lieben e il tedesco Guglielmo Körner, i quali, insieme al palermitano Emanuele Paternò, condussero ricerche di assoluto valore e insegnarono, sia nei corsi universitari che negli istituti tecnici, la teoria atomico-molecolare, che, negli stessi anni, in Francia una filosofia di stampo positivista bandiva dall’insegnamento; aver fondato la Gazzetta Chimica Italiana, un giornale che si stampò a Palermo, dal primo numero del 1871 al 1904, nel quale pubblicare i risultati delle ricerche dei chimici italiani, per favorirne la diffusione (anche all’estero), e che costituisse il luogo per il confronto tra le diverse opinioni sull’interpretazione teorica dei risultati sperimentali.
La scuola di Cannizzaro svolse ricerche di assoluta avanguardia nel campo della Chimica, contribuendo a determinare le strutture spaziali delle grosse e complesse molecole organiche, in anni nei quali il positivismo negava ogni possibilità di costruire modelli teorici per interpretare i risultati sperimentali: nei laboratori dell’Università di Palermo, Körner raccolse le prove indirette per dimostrare l’equivalenza dei sei atomi di carbonio nella molecola del benzene e determinare la posizione esatta dei gruppi sostituenti, mentre Paternò confermava la disposizione tetraedrica degli atomi attorno a quello di carbonio e pubblicava la prima immagine che raffigurava questa disposizione spaziale, per i tempi un’audacia inaudita.
Gli allievi di Cannizzaro, e quelli dei suoi allievi, occuparono le cattedre di Chimica delle più importanti città italiane e straniere, a conferma dell’elevato livello di formazione raggiunto a Palermo; tuttavia, nel 1872, Cannizzaro si trasferì a Roma, nominato senatore del Regno e professore di Chimica Organica in quella Università. Riprese a lavorare per conseguire gli stessi obiettivi raggiunti a Palermo, tra i quali la costruzione dell’Istituto di Chimica in Via Panisperna. A Palermo lasciò Paternò, che però lo seguì a Roma dopo pochi anni e, purtroppo, senza la sua guida costante e sicura, la chimica palermitana perse il ruolo di leader nazionale, a favore di altre sedi.