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Cronaca mondana intorno al Bosone

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Ginevra, 4 Luglio 2012

Signori e signore ecco a voi l’elusivo, fantasmagorico, inafferrabile - e allo stesso tempo onnipresente - bosone di Higgs. Finalmente stamattina alle 9 è stata inserita l’ultima tessera nel puzzle del Modello Standard dei costituenti della materia: la più sfuggente di tutte le particelle è stata mostrata al mondo nel “Building 40”, l’edificio principale del CERN gremito dai molti desiderosi di partecipare a un evento che cambierà la storia della fisica.

Qui al CERN si respirava aria di eccitazione già da qualche tempo, i sorrisi compiaciuti e i sussurri tra addetti ai lavori facevano intuire da qualche settimana che qualcosa di importante era successo. Ma ovviamente una cosa sono le voci e un’altra le evidenze sperimentali. Per soddisfare la curiosità e forse anche per dire “io c’ero!” numerose persone, tutti scienziati o dipendenti del CERN – per accedere all’edificio in cui si trova l’Auditorium, infatti,  è necessario mostrare il badge di riconoscimento - hanno iniziato a mettersi in fila fin dalla sera precedente, dormendo di fronte alla porta dell’Auditorium, in modo da essere certi di non perdere il posto.
Alle 6:30 la coda era già lunga diverse decine di metri: un serpentone umano si snodava lungo tutto l’atrio, per poi scendere le scale e attraversare la caffetteria fino al giardino esterno. Di tanto in tanto qualche scoppio di risa, applausi e fischi, un vero tifo calcistico proveniva dalle parti più avanzate della coda, quelle da cui si vedevano spuntare sacchi a pelo (alcuni ancora occupati dal proprietario) zaini e borracce; tanto che alla fine della conferenza anche uno dei fisici intervenuti ha commentato positivamente e con stupore tanta passione rumorosa, “...per una conferenza di fisica!”.

Nelle prime file nell’Auditorium della conferenza, oltre alle eminenze del CERN, sedevano Peter Higgs e gli altri fisici teorici responsabili di aver fatto iniziare questa caccia al bosone mancante, con alcuni articoli pubblicati nel 1964. Ironicamente l’ottantatreenne “mr. bosone” al termine della conferenza ha commentato: “Sono molto contento, soprattutto perché tutto questo sta succedendo mentre sono ancora in vita…”. Ma l’ironia non gli ha impedito di commuoversi, e già alcuni maligni insinuano sia più per il profumo di Nobel, che per la partecipazione al momento…

Anche le altre sale in cui è stata allestita una videoproiezione dell’evento erano stracolme, con gente rimasta in piedi in fondo, e gli scienziati scattavano foto come fossero turisti. 
Si è trattato in effetti di una grande festa per la comunità scientifica. Gli applausi scattavano spontanei ed entusiasti anche nelle sale in cui l’evento era solo proiettato, come se fossero una necessità liberatoria del pubblico più che un tributo agli oratori. I quali, dato il momento, si sono lasciati andare anche a qualche battuta distensiva.

Joe Incandela, portavoce dell’esperimento CMS (Compact Muon Solenoid, uno dei due grandi esperimenti che ha “acchiappato” il bosone), ha rotto il ghiaccio con una battuta: “Questa è la prima delle migliaia di trasparenze che ho preparato”. Ma a breve distanza ha lasciato seguire anche un momento lirico: “Questo è il frutto delle numerose notti insonni degli almeno 4.000 fisici che hanno collaborato a CMS”. E ammette una debolezza: “Sono un po’ nervoso oggi”. Sia Incandela che Fabiola Gianotti, portavoce dell’altro grande esperimento che ha ottenuto il risultato, ATLAS (A Toroidal LHC ApparatuS), nelle loro presentazioni mantengono uno stile scientifico: descrivono l’esperimento, ricapitolano le metodologie adottate e infine mostrano i risultati. Si tratta tuttavia anche di un procedimento molto utile a creare attesa nell’uditorio, cosicché quando finalmente, dopo numerose avvertenze e con infinita cautela, mostrano il grafico rivelatore, il pubblico si lascia andare a un lungo applauso.

Ci sono voluti decenni di ricerca e sviluppo tecnologico, finanziamenti da favola e migliaia di litri di sudore di altrettanti scienziati per giungere a questo risultato. Molti di essi sono erano in fila stamattina e sono stati tra il pubblico. Parlando con alcuni di loro, ciò che colpisce di più è il senso di compartecipazione di tutti coloro che hanno lavorato per la ricerca del bosone di Higgs. Si sentono tutti in qualche modo responsabili di un frammento di questo risultato, come dimostra la grande affluenza di stamane. E anche i responsabili degli esperimenti non mancano di ricordare che si è trattato di un enorme sforzo di gruppo.

Al termine, Gianotti informa anche che i due esperimenti non si faranno la guerra a chi pubblica prima, un vero trofeo nel mondo scientifico, ma si accorderanno per farlo contemporaneamente sulla stessa rivista: un buon esempio di fair play scientifico. Al termine, il direttore generale del CERN ha preso la parola per concludere con un laconico “I think we have it. Do you agree?” e ha sottolineato il carattere globale della ricerca, e quindi del risultato.

Ma il lavoro non è finito, ha aggiunto: “Abbiamo osservato una nuova particella consistente con il bosone di Higgs. Ma di quale bosone di Higgs si tratta?”. Già, perché potrebbe trattarsi della particella a lungo studiata e descritta dai teorici oppure potrebbe avere caratteristiche più esotiche: ora bisognerà lavorare per dare una forma più nitida a questa sfuocata immagine che si è finalmente ottenuta dello sfuggente bosone.

Ma la novità è che sappiamo che c’è. E non è poco. Chiedetelo a chi ci lavora da quarant’anni…


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