Alcune signore del profondo sud, dove la credenza pagana nella magia è ancora molto forte, dicono che quando ti fischia l’orecchio, qualcuno sta parlando di te: se il rumore ha origine nell’orecchio destro è probabile che si stia intessendo un elogio, al contrario si è al centro di pettegolezzi maligni. Se questo fosse vero, una percentuale compresa tra il 5 e il 15% della popolazione italiana sarebbe continuamente coinvolta in discorsi che la riguardano, buoni o cattivi che siano. Tale è, infatti, il numero di persone che, affette da acufene o tinnitus, percepisce un rumore, un suono fantasma continuo in una o entrambe le orecchie, che nel circa 3% dei casi diventa pesantemente invalidante, generando depressione, stati di ansia e di panico, insonnia e serie difficoltà nell’affrontare la vita quotidiana.
Secondo la Medicina Tradizionale Cinese, i fischi nelle orecchie sono dovuti a qualche difetto nella microcircolazione e andrebbero curati attraverso un ripristino dell’equilibrio dei liquidi renali e massaggi armonici anti stress nella zona della testa. La Medicina Tradizionale Occidentale, d’altro canto, non ne ha individuato le cause e questo ha certamente costituito un limite nella calibrazione del trattamento destinato a curare tale disturbo, favorendo la proliferazione di metodi appartenenti alle medicine alternative o alla tradizione popolare. Tuttavia, anche senza conoscerne le cause, la medicina ha trattato l’acufene attraverso diversi metodi, uno dei quali è la TRT (Tinnitus Retraining Therapy), la terapia ufficialmente riconosciuta di riprogrammazione del Tinnitus ideata dal prof. P. Jastreboff negli anni ’80. Questa prevede sedute di counseling unite all'utilizzo di mascheratori portatili che generano rumore "bianco" (una sorta di soffio distensivo, usato anche in ambienti particolari per favorire il rilassamento) di frequenza identica a quella del paziente. La ristretta portata di queste terapie sta nel fatto che, sebbene esse conducano a qualche sollievo, in particolare ad una maggiore tolleranza del disturbo e a un conseguente miglioramento della "qualità della vita", non comportano una diminuzione oggettiva e comprovata del sintomo. Non sono rare inoltre intolleranze nei confronti delle protesi acustiche, presumibilmente dovute al fastidio provocato dalla stimolazione con frequenze identiche a quelle dell'acufene.
L’acufene viene trattato anche attraverso farmaci, come la lidocaina, che inibiscono temporaneamente il tinnitus, ma hanno effetti collaterali importanti che ne impediscono l'uso frequente e prolungato. Se è ben però non usare alcun medicamento eccetto che la migliore sorta di medicamento, per citare i Cento Aforismi fisico-medici del settecentesco Francesco Chiari, il gruppo di ricerca del Dipartimento di Otorinolaringoiatria dell’Università di Parma ha cercato di superare i limiti dei rimedi precedenti mettendo a punto una nuova terapia acustica. La nuova terapia per il trattamento del tinnitus prevede la stimolazione acustica con rumore bianco opportunamente fenestrato, cioè privato delle frequenze corrispondenti alla regione dell'acufene. In parole povere a differenza del vecchio metodo, questo non sottopone il soggetto a frequenze identiche a quelle del fischio percepito, piuttosto a tutte le frequenze tranne quelle che corrispondono all’acufene dell’individuo. In tal modo si ottiene un triplice effetto: un effetto distrattivo dell’attenzione del paziente dal rumore percepito; il riposo acustico nella regione dell’acufene, attraverso la creazione di una finestra silente; infine, aspetto veramente cruciale, la stimolazione delle popolazioni neuronali circostanti la cui attività potrebbe risultare efficace nel ridurre le alterazioni nelle aree della corteccia cerebrale in cui si sviluppa la sensazione dell’acufene. Insomma, invece di agire direttamente sul fischio, si distrae il soggetto sottoponendolo a suoni diversi, inconsapevolmente più piacevoli e a lungo andare terapeutici.
Questa nuova terapia è stata denominata WWN, acronimo di Windowed White Noise, Rumore Bianco Fenestrato e sembra aver superato il vaglio del controllo sperimentale. I soggetti trattati con WWN hanno infatti dimostrato un miglioramento nel disturbo del 40%. Una vera e propria conquista per Marco Lugli e il gruppo di ricerca di Parma, che dopo aver pubblicato nel 2009 la scoperta su una rivista specializzata (International Tinnitus Journal) hanno chiesto dei finanziamenti per testare ulteriormente l’efficacia della terapia e metterla in pratica attraverso la collaborazione con cliniche specializzate. La possibilità di veder finanziato un dipartimento universitario italiano per una nuova scoperta e la messa a punto di una terapia che può migliorare la qualità di vita di alcuni individui, con i conseguenti vantaggi culturali ed economici che da ciò possono derivare, è però influenzata dalla lentezza dello stesso sistema politico economico italiano, che ultimamente sempre più spesso non è in grado di rendere competitive le risorse presenti all’interno del paese. A dimostrazione di ciò, si deve considerare che nel 2010 un gruppo di ricercatori tedeschi capeggiato da Christo Pantev ha pubblicato uno studio, sulla ben più famosa rivista americana PNAS, in cui era evidenziata a livello neurologico l’efficacia dell’uso della finestra acustica nel trattamento personalizzato dell’acufene. Pantev e il suo gruppo ha messo a punto lo stesso meccanismo ideato a Parma.
Il metodo dei tedeschi presenta però una differenza, sfrutta il principio della fenestrazione invece che con White Noise, con le canzoni preferite del paziente, applicando la musicoterapia alla cura del tinnitus. In Germania in alcuni centri Medici si sono già costituiti dei team di studio per avviare maggiori controlli sperimentali e applicare la terapia nelle cliniche specializzate tedesche e non. Comunque, se per la mancanza di finanziamenti da parte dell’Italia, o se per la lentezza di un efficace comunicazione scientifica, quando si digita su un portale web “nuove terapie acufeni” compare il lavoro dei tedeschi e non quello dei parmigiani. La terapia italiana di fenestrazione tramite rumore bianco inoltre attende ancora la validazione della Commissione Brevetti europea.
Negli Usa invece proprio in questi mesi si stanno commercializzando le tecniche di Pantev e di Lugli attraverso aziende presenti sul web, come la neonata Audionotch, che proprio a partire da quest’anno offre la terapia personalizzata per la cura dell’acufene, portando al miglioramento dei sintomi in tempi molto rapidi (i risultati significativi si ottengono già entro i primi due mesi di trattamento, rispetto ai 18 mesi necessari nella TRT ufficiale per raggiungere il solo adattamento del paziente all’acufene) in maniera pratica, non eccessivamente costosa, senza effetti collaterali nei soggetti trattati e producendo infine nuovi impieghi per ricercatori e tecnici di protesi acustiche.