Se gli esseri umani hanno un patrimonio genetico che è simile per il 98% a quello degli scimpanzé come fanno a diventare così profondamente diversi degli scimpanzé? Se gli esseri umani sono così simili fra di loro alla nascita come fanno a diventare così diversi da adulti? Per rispondere a queste domande è necessario analizzare non soltanto i processi evolutivi fondati sul DNA ma anche i processi fondati sull’attività del sistema mente-cervello: bisogna, quindi, spostare l’attenzione sull’evoluzione non-DNA dipendente dei viventi. In realtà l’evoluzione della specie umana dipende per una prima parte dall’informazione trasmessa dal DNA, e per una seconda parte dall’evoluzione delle reti neurali e dall’associazione di queste reti con il linguaggio prodotto dall’area di Broca nel cervello. Le reti neuronali della mente sono dotate di tre caratteristiche: la prima è quella di essere generate con continuità e gradualità durante tutta la vita, la seconda è che la generazione avviene mediante meccanismi caotici e non-prevedibili, la terza è che questa generazione dipende sia dalle attività della mente e sia dall’intensità degli stimoli dall’ambiente con cui i singoli esseri umani interagiscono. Quali sono, allora, i cambiamenti che hanno luogo nei 10 miliardi di neuroni presenti alla nascita che causano la generazione di questo nuovo tipo di evoluzione indipendente da quella darwiniana? Gli eventi sono: a) la generazione di circa 10 mila connessioni sinaptiche per ogni neurone (per un totale di circa 10.000 miliardi di connessioni indipendenti e non collegate fra di loro); b) la continua selezione naturale attraverso l’eliminazione delle connessioni non adoperate e l’inserimento di quelle adoperate in reti neuronali sempre più complesse. La generazione di nuove connessioni, l’inserimento delle connessioni in reti sempre più complesse, e la continua selezione e l’aumento di complessità determinano una trasformazione ed evoluzione del sistema delle reti neurali.
Le eccezionali capacità della mente degli esseri umani sono dunque dovute alla graduale affermazione di tre tipi di proprietà. La prima è un continuo ampliamento della complessità della mente umana, ciò che si traduce in aumento della capacità di creare e di trasmettere nuova informazione. La seconda è l’aumento della capacità del sistema delle reti neuronali di trasformare le nuove informazioni (differenti da quelle trasmesse mediante il DNA) prima in intenzioni e poi in comportamenti volontari. La terza è la capacità delle reti neuronali di associare le intenzioni al sistema indicato come area di Broca. Durante l’evoluzione dell’Homo sapiens sapiens, 80.000-100.000 anni fa, è comparsa, infatti, una mutazione nota come l’area di Broca, situata nell’emisfero di sinistra del cervello immediatamente dietro l’area della motilità fisica. L’area di Broca, poiché capace di regolare i movimenti della laringe e della lingua, diventa responsabile del linguaggio, sia di quello pensato che di quello parlato. L’utilizzazione del linguaggio provoca una fondamentale riorganizzazione ed evoluzione delle capacità del sistema mente-cervello. Un filosofo americano contemporaneo, J. Searle, ha concluso, ampliando alcune intuizioni di Wittgenstein, che tutte le intenzioni e i comportamenti volontari degli esseri umani sono espressione di atti linguistici (Speech acts). Sono questi a far sì che i comportamenti intenzionali e volontari generati dalle reti neurali siano, in quanto atti linguistici, sempre dotati di contenuti, di condizioni di soddisfazione e di direzioni di adattamento. Con la generazione dell’area di Broca e la conseguente associazione del linguaggio alle intenzioni gli esseri umani, pur dotati di un DNA quasi identico a quello degli scimpanzé, acquistano la capacità di iniziare a sviluppare dei pensieri infinitamente più complessi e di comunicare i pensieri e le loro intenzioni agli altri membri delle società umane. E’ la comparsa del linguaggio ciò che ha consentito agli esseri umani di andare incontro ad un’evoluzione così completamente diversa da quella di tutti gli altri organismi viventi. In conclusione, la proprietà più importante che caratterizza e distingue la specie umana è che nessun altro gruppo di viventi è dotato della capacità di produrre quel pensiero astratto costruito mediante l’uso del linguaggio e responsabile della produzione filosofica, scientifica, artistica e morale.
In che cosa differisce, allora, l’evoluzione della specie umana rispetto a quella delle altre specie? Primo, è fondata, oltre che sul sistema geni-DNA, anche sui comportamenti intenzionali e volontari. Secondo, pone l’accento sul fatto che la specie umana è l’unica specie vivente in grado di generare, mediante l’uso del linguaggio, cultura, scienza, morale ed arte. Ciò spiega perché gli esseri umani e le società umane, abbiano potuto sviluppare un’evoluzione profondamente diversa da quella dei mondi naturale e animale: la prima evoluzione, in quanto dipendente esclusivamente dalle proprietà dei geni, tende a essere prevedibile e prevalentemente determinista; la seconda, invece, in quanto fondata sul linguaggio e largamente dipendente dal pensiero umano, tende ad essere aperta a eventi non-prevedibili e creati dagli esseri umani.
Quali sono, allora, gli effetti dei comportamenti intenzionali e volontari fondati sui pensieri degli esseri umani? La risposta è che questi comportamenti riflettono le scelte operate dalla mente umana, inizialmente di natura caotica ma poi, mediante l’uso del linguaggio, tendenti a produrre credenze, timori, speranze e desideri. Vengono così generati quei comportamenti che diventano capaci sia di interagire con il mondo esterno che di generare cultura, scienza, morale ed arte. Le menti degli esseri umani, anche quando non sono coscienti di agire in modo intenzionale o volontario, impongono i propri scopi e desideri alle intenzioni: i comportamenti sono quindi il modo molto speciale mediante cui le menti umane entrano in relazione con il mondo esterno.
Ma se la comparsa dell’area di Broca ha causato, durante l’evoluzione della specie umana, una rivoluzione così profonda, cosa succede nello sviluppo dei neonati? La mia idea è che la comparsa dell’area di Broca porti ad una suddivisione dell’evoluzione degli esseri umani in due tappe diverse e indipendenti l’una dall’altra. La prima è caratterizzata dalla decodificazione del sistema DNA-geni e può essere indicata come una prima nascita. La lettura delle informazioni trasmesse dal DNA porta alla riproduzione di tutte le strutture del corpo umano secondo la rigorosa causalità dei processi di natura determinista. La seconda nascita può essere divisa, a sua volta, in due parti. La prima, di durata fra i due e i 9-10 anni, è occupata dallo sviluppo di tutte le strutture e i meccanismi dell’organismo che richiedono la partecipazione dell’attività dell’area di Broca: serve dunque principalmente all’apprendimento del linguaggio e all’acquisizione delle informazioni necessarie a comprendere in modo sommario la natura del mondo circostante. Si passa poi ad una seconda parte del processo di apprendimento, fondato sullo sviluppo del pensiero di ogni essere umano che cerca di apprendere, generare e sviluppare la cultura, la scienza, l’arte e la morale. Va sottolineato che in questa seconda parte assumono la massima importanza le interazioni di ogni singolo essere umano con l’ambiente per realizzare ciò che può essere definito come un apprendimento personale guidato e stimolato a cui si aggiunge poi una creatività totalmente individuale.
Giovanni Felice Azzone. Origine e funzione della mente - Cultura, morale e arte: una storia naturale. Bruno Mondadori, Milano, 2008