Introduzione
Non tutti
sanno che Albert Einstein, pacifista convinto, ebbe una parte forse
determinante nella decisione degli Stati Uniti di avviare il Progetto
Manhattan, che doveva portare alla costruzione della bomba atomica.
Lo
dimostrano alcune lettere che egli scrisse al presidente Roosevelt tra il 2
agosto 1939 e il 25 marzo 1945 e che qui si riportano in parte.
Il componimento
teatrale “Einstein, ovvero Scienza e Immaginazione” descrive il dramma morale
di quest’uomo, che con i suoi studi aveva aperto, inconsapevolmente, la strada all’arma
di distruzione più devastante di sempre. Dopo Hiroshima e Nagasaki dichiarò:
“se solo l’avessi saputo avrei fatto il ciabattino.”
Dal dramma
“Quando i gas
velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di
una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile. Ed un altro
uomo, fatto anche lui come tutti gli altri, ma di tutti gli altri un po’ più
ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per
porlo nel punto dove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà
un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra, ritornata alla forma di
nebulosa, errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.”
Queste parole
profetiche chiudono il romanzo La
coscienza di Zeno, di Italo Svevo, pubblicato nel 1923. Svevo non sentì mai
parlare di bomba atomica, eppure la sua sensibilità gli fece presagire l’immane
catastrofe che doveva avvenire di lì a una ventina d’anni.
Einstein - Quando venni al mondo
c'erano già stati i Romani, gli Assiri, Pirro con gli elefanti, lo stegosauro,
ma anche Lucrezio, Shakespeare, Pascal, Mozart e Heine. A milioni i pesci erano
morti nelle pozzanghere, relitti di mari evaporati. Il sole c'era già, dai
secoli dei secoli.
Invece ancora
non c'era stata la bomba atomica, ma presto avrebbero rimediato i nani
ingegnosi che se ne occupavano, sfruttando le mie equazioni, nei calcinati
deserti del West, andando su e giù come tenaci insetti velenosi per i
sotterranei corridoi da cui sarebbe uscito il fiore degli atolli. Nomi così
poetici, Bikini e Eniwetok. Enola Gay, poi, con quell'allegria del suono
stampata addosso come una camicia di Nesso. Né mia madre Pauline né i miei
insegnanti al Politecnico di Zurigo né il mio amico Besso mi avevano mai
parlato di queste cose, Hiroshima e Nagasaki le avrei scoperte da solo. Con un
orrore che allora credevo temperato dalla necessità. Se avessi saputo come
stavano davvero le cose, che i tedeschi non sarebbero riusciti a costruire una
bomba atomica, non avrei alzato un dito, non avrei mai scritto a Roosevelt
quelle lettere in cui lo esortavo a finanziare il progetto Manhattan.
Dalla prima lettera di Einstein a Roosevelt.
Da Albert
Einstein, Peconic, Long Island, a Franklin Delano Roosevelt, Presidente degli
Stati Uniti, Casa Bianca, Washington, il 2 agosto 1939
Signore,
negli ultimi
quattro mesi, i lavori di Joliot in Francia e di Fermi e Szilard in America
hanno dimostrato la possibilità di stabilire una reazione nucleare a catena in
una grande massa di uranio, generando enormi quantità di energia e nuovi
elementi radioattivi. Sembra quasi certo che ciò possa avvenire nel futuro
immediato.
Il nuovo
fenomeno potrebbe anche portare alla costruzione di bombe, e si può ritenere,
anche se con minor certezza, che le bombe così costruite sarebbero di enorme
potenza. Una sola di queste bombe, trasportata su nave e fatta esplodere in un
porto, potrebbe distruggere tutto il porto e parte del territorio circostante.
Ma forse una bomba di tal fatta sarebbe troppo pesante per consentirne il
trasporto aereo.
Gli Stati
Uniti posseggono modeste quantità di uranio. Miniere più ricche si trovano in
Canada e nell’ex Cecoslovacchia, mentre la fonte più importante è il Congo
Belga. La situazione
che si è creata sembra richiedere attenzione e, se necessario, una rapida
azione da parte del Governo.
Sarebbe forse
desiderabile che Lei istituisse un contatto più stretto tra il Governo e i
fisici che lavorano alla reazione a catena in America tramite una persona di
Sua piena fiducia che agisse in forma ufficiosa. I suoi compiti potrebbero
essere:
1) Tenere
informati i vari Ministeri degli sviluppi scientifici e formulare
raccomandazioni per il Governo, con particolare attenzione al problema di
assicurare agli Stati Uniti il rifornimento di materiale uranifero.
2) Accelerare
le ricerche sperimentali incrementando gli stanziamenti.
So che la
Germania ha già interrotto le vendite dell’uranio ricavato dalle miniere
cecoslovacche occupate. Questo provvedimento così improvviso potrebbe essere
interpretato sulla base della circostanza che all’Istituto di fisica Kaiser
Wilhelm di Berlino si stanno ripetendo alcune delle ricerche sull’uranio
condotte in America.
Sinceramente
Suo,
Albert
Einstein
Dalla seconda lettera di Einstein a
Roosevelt.
7 marzo 1940
Signore,
dallo scoppio
della guerra, è aumentato in Germania l’interesse per l’uranio. Ho appena
saputo che nell’Istituto di fisica Kaiser Wilhelm vengono condotte in gran
segreto ricerche sull’uranio.
Il dottor
Szilard mi ha mostrato il manoscritto che sta per mandare a Physics Review dove descrive nei
particolari il metodo per innescare una reazione a catena nell’uranio. Se non
si farà nulla per impedirlo, questo articolo sarà pubblicato e tutti verranno a
conoscenza del metodo. Il dottor Szilard Le manderà un promemoria per
informarLa dei progressi compiuti negli ultimi tempi, in modo che, se lo
riterrà opportuno, Lei possa intervenire per bloccare la pubblicazione.
Sinceramente
Suo,
Albert
Einstein
Dalla terza lettera di Einstein a Roosevelt.
25 aprile
1940.
Signore,
sono convinto
che sia utile e urgente creare le condizioni perché le ricerche siano condotte
con maggiore impegno che per il passato. Sono pertanto favorevole
all’intensificazione degli sforzi per il
reperimento dei fondi necessari ad accelerare gli esperimenti su ampia
scala e l’analisi delle applicazioni pratiche.
Sinceramente
Suo,
Albert
Einstein
Dalla quarta lettera di Einstein a
Roosevelt.
25 marzo 1945
Signore,
il dottor Leo
Szilard vorrebbe proporLe alcune considerazioni e raccomandazioni. Non conosco
la sostanza di queste sue proposte, ma sono indotto a compiere questo passo
dalle circostanze che Le descriverò più avanti.
Nell’estate
del 1939 il dottor Szilard mi espose le sue idee sull’importanza che poteva
avere l’uranio per la difesa della nazione. Era molto preoccupato e ci teneva a
informarne quanto prima il Governo degli Stati Uniti. Il dottor Szilard ha
contribuito a scoprire l’emissione di neutroni da parte dell’uranio, su cui si
basano tutte le ricerche su questo elemento, e mi ha descritto un metodo
specifico che lui ritiene capace di innescare una reazione a catena nell’uranio
in un futuro molto prossimo. Poiché lo conosco da oltre vent’anni sotto un
profilo scientifico e personale, ho molta fiducia in lui ed è questa fiducia
che mi ha spinto a scriverLe a questo proposito. Lei rispose alla mia lettera
del 2 agosto 1939 istituendo una Commissione presieduta dal dottor Briggs e ciò
ha avviato l’azione del Governo in questa direzione.
Poiché
attualmente sta lavorando sotto il vincolo della segretezza, il dottor Szilard
non può fornirmi informazioni sulle sue ricerche, ma a quanto posso capire è
molto preoccupato per la mancanza di un adeguato contatto tra gli scienziati
che compiono queste ricerche e i membri del Suo gabinetto incaricati di
indicare le linee politiche. Ciò considerato, ritengo mio dovere fornire al
dottor Szilard questa lettera di presentazione per Lei sperando che Lei possa
dedicargli la Sua attenzione.
Sinceramente
Suo,
Albert
Einstein
Ma questa
lettera non giunse mai nella mani di Roosevelt, il quale morì una quindicina di
giorni dopo, il 12 aprile 1945. A quanto è dato sapere, Szilard, nel colloquio
che sollecitava, avrebbe cercato di persuadere il Presidente a non impiegare la
bomba atomica contro il Giappone.
Tuttavia il
meccanismo era stato avviato da tempo e quattro mesi dopo, la mattina del 6
agosto 1945, l’aeronautica militare degli Stati Uniti lanciò sulla città di
Hiroshima la prima bomba atomica, Little Boy, seguita, tre giorni dopo, da
un’altra, Fat Man, sganciata su Nagasaki. Intervistato pochi giorni dopo questi
due tragici eventi, Einstein disse: “Non so come sarà combattuta la terza
guerra mondiale, ma so come sarà combattuta la quarta: a colpi di clava e di
pietra.”
Einstein - Io non mi considero il padre dell’energia atomica, la mia parte in questa impresa è stata molto indiretta, e non avevo certo previsto che si sarebbe giunti a ricavare energia dall’atomo nel corso della mia vita. Si passò dalla teoria alla pratica grazie alla scoperta casuale della reazione a catena. Se solo l’avessi saputo, avrei fatto il ciabattino.
Estratto del dramma teatrale "Einstein, ovvero Scienza e Immaginazione" di Giuseppe O. Longo.
Prima rappresentazione alla
Triennale di Milano il 18 maggio 2007 con Antonio Salines e Vanessa
Gravina