Dal 3 al 7 marzo scorsi si è tenuta a Roma la Conferenza internazionale su L'evoluzione biologica: fatti e teorie. L'incontro è stato organizzato dalla Pontificia Università Gregoriana in collaborazione dell'Università di Notre Dame (Indiana, Usa) e sotto l'alto patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura. Vi hanno preso parte scienziati, filosofi e teologi di diversi paesi e, soprattutto, di diversa estrazione culturale (vai al sito).
La Conferenza, cui hanno partecipato studiosi di grande prestigio, è stata voluta da monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, per una valutazione critica dell'Origine delle specie a 150 anni dalla pubblicazione a opera di Charles Darwin, definita una pietra miliare della biologia evoluzionista, ma anche per «apportare un contributo all'idea che la Scienza, da una parte, e la Teologia, dall'altra, rappresentano differenti campi di analisi e di interpretazione, sebbene essi vengano spesso ingiustamente sovrapposti, generando confusione e polemiche ideologiche».
L'intento di Gianfranco Ravasi e dei suoi collaboratori era quello di verificare la possibilità di un dialogo fruttuoso tra teologi, filosofi e scienziati naturali sui temi dell'evoluzione biologica senza ambiguità e senza concessioni al creazionismo classico e all'Intelligent Design" come spiegazione scientifica.
Ci sono riusciti? Lo abbiamo chiesto a due tra gli scienziati, non credenti, che hanno preso parte alla Conferenza: Giancarlo Biondi, docente di Antropologia all'Università dell'Aquila, e a Olga Rickards, docente di Antropologia Molecolare dell'Università Tor Vergata di Roma.
Nella prima settimana di marzo la Pontificia Università Gregoriana ha organizzato a Roma una conferenza internazionale sul tema Biological Evolution Facts and Theories: A Critical Apprai-sal 150 Years After "The Origin of Species".
Si è trattato di un'iniziativa che ha ottenuto molta visibilità e che ha portato a Roma scienziati, filosofi e teologi importanti. E certamente che ne ha ignorato troppi altri altrettanto importanti, specialmente nel primo gruppo. Dal punto di vista scientifico la conferenza non ha fornito novità, quanto piuttosto un aggiornamento divulgativo nei vari settori della biologia. Essa tuttavia è stata un'occasione per ascoltare qualche posizione interessante, data l'articolazione dei filosofi e dei teologi (questi ultimi solo cattolici), e altre che hanno preferito calcare uno schema scientifico-filosofico-teologico per nulla estraneo alla ortodossia vaticana. Sfortunatamente, l'alto numero delle relazioni ha reso necessario contenere il dibattito, che peraltro è stato assai "composto". Negli intervalli però sono stati possibili interessanti scambi di opinione.
Noi abbiamo accettato l'invito a partecipare all'iniziativa perché ci è stata offerta la possibilità di portare in quel consesso la nostra opinione sulla questione del rapporto tra la spiegazione scientifica del mondo e quella teologica. Un rapporto che consideriamo possibile sul piano dell'educazione formale ma assolutamente inconciliabile. Nella spiegazione del mondo infatti solo le scienze sono autorevoli e alla teologia non rimane che aggiornare sé stessa sulla base delle nuove scoperte. Scienza e teologia insomma non sono due termini pari, che devono o possono trovare un equilibrio o compromesso tra posizioni diverse ma altrettanto qualificate. Alla teologia è indispensabile il sapere scientifico, che invece nulla può ricavare da quello teologico nella spiegazione del mondo.
La difficoltà del rapporto è quanto mai palese se l'argomento è l'evoluzione. Nel titolo della conferenza infatti si parla di "Theories", si usa cioè il plurale. Ma noi conosciamo solo l'evoluzionismo darwiniano, che non è più una teoria quanto piuttosto un fatto. E il problema che si pone è il seguente: la gerarchia vaticana ha accettato l'evoluzionismo darwiniano? Noi siamo convinti che non lo abbia accettato (o almeno che non lo abbia accettato completamente), perché continua a pretendere per l'uomo una duplicità: cioè un'essenza biologica sotto il controllo dell'evoluzione e una abiologica (spirituale!) di provenienza non evolutiva (divina!).
Al contrario Darwin ha sostenuto la nostra unicità: cioè tutto quello che siamo deriva dall'evoluzione. E l'etologia ha ormai dimostrato che anche la radice della nostra morale è di natura evolutiva, perché la ritroviamo nei primati non umani.
Questo è il problema. L'evoluzionismo darwiniano non si occupa di stelle e pianeti. Si occupa della vita. E nella vita ci siamo noi: l'uomo. Una creatura sulla quale evidentemente la gerarchia vaticana vuole esercitare un forte controllo.
Ma torniamo alla conferenza, che ha rappresentato un evento senza dubbio importante, per esprimere il rammarico che qualcosa del genere non sia stato organizzato da una università statale. E dato che le spese sono rilevanti, magari da più università. Una via utile questa per fornire informazioni chiare sull'evoluzione biologica alla popolazione del nostro paese.