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Ma è vero che uno spinello ogni tanto non fa male?

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Qualche settimana fa il governatore della Regione Toscana, ai microfoni di Radio24, ha detto che uno spinello ogni tanto non fa male. La Regione toscana è quella che ha approvato a maggioranza una legge che attribuisce al servizio sanitario regionale il compito e l'onere di fornire medicamenti derivati dalla Cannabis ai pazienti per i quali questi farmaci siano indicati.

Come abbiamo già scritto nel nostro precedente articolo "La Cannabis: perchè ora è pericolosa", i preparati cannabinoidi sono farmaci di seconda linea e, come tali, utilizzabili solo quando i farmaci di prima linea si rivelino poco efficaci o inefficaci. Il motivo di questa posizione di secondo piano è dovuta non solo alla ridotta efficacia, dimostrata in trials clinici controllati, ma anche agli effetti collaterali, e quindi, ad un basso indice terapeutico.

Dato che in Italia la Cannabis, nelle sue preparazioni vegetali da fumo, è illegale per qualsiasi uso, compreso quello terapeutico, la legge della Regione Toscana riguarda esclusivamente alcune preparazioni, ottenute per estrazione dalla Cannabis e somministrabili in forma di spray da applicare sulla mucosa orale, il principio attivo in forma pura (THC, peraltro estremamente costoso) e un analogo sintetico, il nabilone. Per questi motivi, dal punto di vista strettamente sanitario e clinico, l'importanza della legge della Regione Toscana è marginale.

Come mai allora questa legge ha avuto un impatto mediatico tale da far impallidire tante altre notizie su farmaci ben più efficaci e innovatori? Il motivo è facilmente intuibile: la legge della Regione Toscana ha una valenza politica che trascende e supera abbondantemente le ragioni strettamente sanitarie. In pratica, la legge della Regione Toscana si presta ad essere contrabbandata come legalizzazione della possibilità di curarsi con le canne e cioè di usare la Cannabis da fumo come forma farmaceutica, facendo balenare la speranza che in un prossimo futuro la Cannabis possa essere legalizzata anche per un uso ''ricreazionale'', a fianco ad altre droghe legali come i superalcolici e il tabacco.

Se qualcuno poteva avere dei dubbi sulla motivazione politica della legge della Regione Toscana, il Governatore, con la sua frase, li ha fugati definitivamente. Il problema è che il messaggio che il Governatore della Toscana ha fatto passare è, allo stato, e riteniamo anche per il futuro, un messaggio fuorviante, dato che crea, sopratutto nei giovani, un'aspettativa che è contraddetta dalla realtà. Infatti, non solo la legge approvata dal Consiglio regionale toscano non può essere estesa alle preparazioni vegetali da fumo di Cannabis, che si trovano nella Tabella 1 degli stupefacenti, assieme all'eroina e alla cocaina, ma l'attuale tendenza europea, dal Regno Unito alla permissiva Olanda, è quella di limitare piuttosto che estendere l'uso della Cannabis a scopo ricreazionale e restringere l'uso terapeutico a preparazioni smokeless (senza fumo).

D'altra parte, l'assunzione dei principi attivi della Cannabis attraverso il fumo è un controsenso terapeutico non solo perchè non consente di stabilire in maniera precisa e riproducibile la quantità di principio attivo da somministrare ma anche perchè il fumo di Cannabis è altrettanto tossico per i polmoni di quello di tabacco.

Il fumo di Cannabis contiene infatti tutti gli agenti ai quali sono imputate le patologie, dai tumori polmonari alla broncopneumopatia cronica ostruttiva, che colpiscono i fumatori cronici di tabacco.

Questa patogenicità del fumo di Cannabis è confermata da vari studi epidemiologici e se su questo problema non esiste ancora un'evidenza definitiva è dovuto al fatto che il fumo di Cannabis non è diffuso come quello di tabacco e che fumare Cannabis è illegale, due fattori che non permettono la pianificazione e l'esecuzione di studi epidemiologici sul fumo di Cannabis altrettanto ampi ed esaustivi di quelli effettuati sul fumo di tabacco. Un altro fattore che limita lo studio del ruolo del fumo di Cannabis nelle patologie polmonari è la difficoltà di distinguere il ruolo del fumo di Cannabis da quello del fumo di tabacco, dato che spesso la Cannabis viene mischiata al tabacco da fumo o viene fumata da chi è anche un fumatore di tabacco. L'idea che il cannabidiolo possa proteggere dai danni da fumo di Cannabis è puramente speculativa; al contrario, il principio attivo della Cannabis, il THC, agendo su recettori CB2 periferici, inibisce l'immunità locale, facilitando le proprietà cancerogene degli idrocarburi policiclici contenuti nel fumo di Cannabis.

Ma veniamo al nocciolo delle esternazioni del Governatore della Toscana. E' proprio vero che uno spinello ogni tanto non fa male?

A questa domanda si potrebbe rispondere: dipende da chi se lo fa, lo spinello. Questa risposta, però, si adatta anche al fumo di sigaretta, ai superalcolici e, in generale, a tutte le droghe. Ci sono soggetti, e sono fortunatamente la maggioranza, che vengono a contatto ripetutamente con il tabacco ed i superalcolici e mantengono nei confronti di queste droghe un comportamento neutro. Altri invece ne diventano dipendenti. Il rischio che un soggetto diventi dipendente ad una droga dipende quindi da almeno quattro fattori:

  1. la natura della droga,
  2. la concentrazione del principio attivo e le modalità di somministrazione,
  3. il contesto ambientale, che può rendere più o meno facile l'esposizione alla droga o socialmente accettabile il suo uso
  4. le caratteristiche genetiche del soggetto .

Per quanto riguarda il primo fattore, le droghe possiedono una capacità di indurre dipendenza, che si valuta sulla base della percentuale di soggetti esposti che ne diventano dipendenti. Circa il 9% dei soggetti che hanno mai consumato Cannabis ne diventa dipendente; per la cocaina e l'eroina le cifre corrispondenti sono il 15% ed il 24% rispettivamente. Ciò significa che la capacità della Cannabis di indurre dipendenza è inferiore a quella della cocaina e dell'eroina. In realtà però, il paragone tra Cannabis ed eroina non è ad armi pari per quanto riguarda il secondo fattore (titolo in principio attivo e modalità di assunzione). Mentre nel caso dell'eroina, la via endovenosa ne rende l'assunzione quantitativa, il fumo rende molto variabile e dipendente dalla perizia individuale l'efficenza dell'assunzione del principio attivo della Cannabis (THC); inoltre,il titolo dell'eroina (25-50%) è ben maggiore di quello della Cannabis (1-16%). Per questi motivi sarebbe più appropriato paragonare la Cannabis all'oppio piuttosto che all'eroina.

Se però si considera il terzo fattore il paragone risulta comunque favorevole alla Cannabis. Infatti, dato che l'uso di Cannabis è molto più diffuso dell'uso di cocaina e di eroina, si calcola che tra i soggetti che siano mai stati a contatto con droghe, quelli dipendenti alla Cannabis siano circa il 4%, e cioè più del doppio di quelli dipendenti alla cocaina (1.8%) e più di 6 volte quelli dipendenti all'eroina (0,7%). Da questo si deduce che una liberalizzazione della Cannabis, aumentandone il consumo, finirebbe per aumentare la prevalenza della dipendenza. Questo è appunto il motivo per cui l'Olanda ha imposto restrizioni all'uso di Cannabis ed ha dichiarato illegale l'uso delle varietà con un titolo di THC superiore al 15%.

L'esternazione del Governatore della Toscana è quindi da bocciare per vari motivi: innanzitutto, per aver strumentalizzato a fini politici un problema serio come quello dell'uso di Cannabis a scopo ricreazionale,creando false aspettative in un elettorato, quello giovanile, particolarmente a rischio per quanto riguarda gli effetti a lungo termine della Cannabis (si veda l'articolo Cannabis: perchè ora è pericolosa), poi per aver indotto a ritenere che l'uso terapeutico dei cannabinoidi significhi anche curarsi con le canne e infine per aver lanciato un messaggio che minimizza il rischio sociale associato all'uso di Cannabis, di fatto incoraggiandolo, ancora una volta a spese della popolazione più giovane e più a rischio. Auspichiamo che il Governatore della Toscana ritorni sulle sue esternazioni e ne corregga il tiro.

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