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Morbillo e vaccinazioni in Germania

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Berlino sta vivendo una forte epidemia di morbillo. Iniziata nell'ottobre 2014, per gli esperti non si tratta di una sorpresa assoluta perché le lacune nella vaccinazione della popolazione sono relativamente grandi. In totale, come riportato dal settimanale Der Spiegel, alla data del 24 febbraio 2015 si erano ammalate 593 persone, oltre un quarto delle quali ricoverate in ospedale.  La malattia ha interessato soprattutto il distretto di Friedrichshain-Kreuzberg, ma anche Neukölln, Marzahn-Hellersdorf e Lichtenberg.
Il 2015, secondo quanto previsto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), avrebbe dovuto essere l'anno di eradicazione del morbillo in Germania. Tuttavia, anche se il tasso di vaccinazione è cresciuto costantemente negli ultimi dieci anni, questo obiettivo non verrà raggiunto. Nel 2004, con la prima dose era stato vaccinato il 93.5% dei bambini a scuola, ma solo il 65.7% con la seconda. Questa quota è salita rispettivamente al 96.7% e 92.4% nel 2012, cioè a valori molto vicini a quelli raccomandati dall'OMS, che stabilisce un tasso di vaccinazione del 95% tra i nuovi nati e per entrambe le dosi.
Nel mese di gennaio 2015, i casi di morbillo in Germania sono stati circa 10 volte di più rispetto a quelli degli Stati Uniti, rispetto al totale della popolazione. Tuttavia, questo problema è stato affrontato con molto realismo, piuttosto che con preoccupazione, anche perché si era già stati in grado di contrastare con successo le epidemie passate.
Tra i casi segnalati, molte riguardano le persone adulte, che quindi potrebbero essere cadute in un vuoto di copertura vaccinale iniziato nel 1970. Per rendersi conto di questo fatto, come riportato dal Robert-Koch Institut, solo il 25.1% di chi oggi ha 40-49 anni risulta vaccinato. Si sale al 46.7% per i 30-39enni e al 79.8% per i 20-29enni. Per quanto riguarda Berlino, la copertura nei bambini che iniziano la scuola è del 95.9% per la prima vaccinazione e del 90.9% per la seconda. Il picco di casi registrato nella capitale tedesca è stato ricondotto alla presenza di numerosi richiedenti asilo provenienti dalla ex Jugoslavia durante la guerra tra il 1992 e il 1995, in particolare da Bosnia, Erzegovina e Serbia, regioni in cui le vaccinazioni non sono state particolarmente capillari ed efficaci a causa del conflitto.
A febbraio, hanno iniziato a farsi sentire anche i politici, forse tardivamente, dopo la morte di un bambino di soli 18 mesi, che non era stato vaccinato contro la malattia esantematica.
Come confermato da Mario Czaja, assessore alla Salute del Land di Berlino, si tratta purtroppo di un problema già denunciato in passato dagli esperti, cioè quello secondo cui alcuni genitori rifiutano le vaccinazioni dei loro piccoli contro le più comuni malattie infettive a causa di pregiudizi e false leggende. Hermann Gröhe, il ministro federale della Salute, ha proposto di rendere obbligatorio per legge le vaccinazioni: a suo avviso, chi si batte contro i vaccini agisce in maniera irresponsabile e mette in pericolo non solo la salute dei propri bambini, ma anche quella dell'intera comunità. 

Ne abbiamo parlato con Alberto Villani, responsabile di Pediatria Generale e Malattie Infettive dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, e con Susanna Esposito, Presidente della Commissione OMS per l’eliminazione di morbillo e rosolia congenita e Presidente WAidid, Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici.

Il ministro Gröhe ha proposto di rendere obbligatorie per legge le vaccinazioni. Potrebbe essere una buona soluzione anche per l'Italia?

Alberto Villani: Mi auguro di cuore che la vaccinazione torni a essere obbligatoria. Chi si era illuso che fossimo abbastanza maturi deve ricredersi. Al giorno d'oggi, in Italia ci sono gli obiettori assoluti che sono per fortuna uno zoccolo duro piccolissimo, ma sono aumentati in maniera clamorosa quelli relativi, che fanno solo i vaccini obbligatori, cioè quelli contro difterite, tetano, poliomielite ed epatite B. Eppure, anche il morbillo e la pertosse fanno dei danni gravissimi. 
Stiamo parlando di un problema di sanità pubblica: chi non vaccina, sta di fatto facendo una negligenza e un atto nocivo verso il bambino. Se non  è prevista l'obbligatorietà per legge, troviamo almeno un sistema per il quale ci sia un'anagrafe vaccinale ben fatta. Ci deve essere una rete di controlli tali per cui a un certo punto sia necessario un confronto, anche duro, con i genitori per farli ricredere. Il morbillo uccide, che piaccia o no, e questo va detto.

Susanna Esposito: In generale, non sono favorevole all'obbligo di legge perché tenderebbe a scatenare ancora di più la lotta tra le fazioni. Sono invece più propensa a una scelta consapevole. Le cure, quali esse siano, devono essere scelte percependone al meglio i vantaggi. Eventualmente, ci dovrebbe anche essere il dissenso informato scritto. In questo modo, chi rifiuta il vaccino sarebbe costretto ad assumersi le proprie responsabilità. In parallelo, dovrebbe essere fatta una formazione molto più attiva anche sugli operatori per migliorare le modalità di offerta del servizio.
In ogni caso, in primis dovremmo partire da un coinvolgimento diretto del Ministero della Salute. Oltre alle dichiarazioni di rito a favore delle vaccinazioni servirebbero anche delle strategie precise all'interno di un programma che dimostri la possibilità di raggiungere un determinato target. Da questo punto di vista, sarà anche opportuno attivare nuove modalità comunicative con le famiglie, attraverso vari canali, per far capire a tutti i benefici della vaccinazione.

La recente epidemia di morbillo in Germania conferma che un alto tasso di vaccinazione (almeno il 95% tra i nuovi nati) sia non solo consigliabile, ma di fatto indispensabile?

Alberto Villani: È proprio questo il punto. Per tutte le vaccinazioni bisogna raggiungere un certo tasso affinché tutti siano protetti. Per quanto riguarda noi clinici, non è affatto una novità. È da tempo che sottolineiamo come sia rischioso abbassare la percentuale di vaccinati così come sia insensato che ci siano dei bambini non protetti. Purtroppo questo vale anche per l'Italia, dove abbiamo più di 2mila casi ogni anno. È risaputo come di morbillo si possa morire o avere degli esiti invalidanti molto gravi, ma anche la pertosse e tutti i tipi di meningite sono molto pericolosi.
È chiaro che c'è una disinformazione sulla diffusione e sulla gravità di queste malattie infettive, che vengono troppo spesso banalizzate. E poi viene dato ingiustamente spazio sui media agli anti-vaccinatori: il ministero della Sanità della Germania li ha definiti irresponsabili, ma io in realtà li considererei corresponsabili di queste morti.

Susanna Esposito: Certo, in una società civile le vaccinazioni vengono presentate normalmente come un'opportunità. Anche se non c'è un obbligo, non vuol dire che la procedura sia priva di rilievo. In particolare, la vaccinazione contro morbillo, parotite e rosolia è raccomandato in tutto il mondo e l'obiettivo dell'eradicazione di queste malattie è realmente perseguibile laddove le due dosi vengano somministrate con un tasso superiore al 95%. Tutte le autorità sanitarie sono d'accordo nel dire che questo obiettivo sia prioritario e raggiungibile. Certamente, in molti Paesi non sono stati implementati gli strumenti indispensabili, soprattutto a livello politico, per raggiungere questo traguardo.

In Germania, una risposta politica è arrivata da Hermann Gröhe, il ministro federale della Salute, che ha assunto una posizione molto forte contro gli anti-vaccinatori. Tra l'altro, il morbillo è un problema di tutti e non va sottovalutato nemmeno da adulti.

Alberto Villani: Certo, questa malattia è terribile anche negli adulti, anche se ovviamente colpisce soprattutto i soggetti più deboli come i bambini. Se scendiamo sotto il 92% nel tasso vaccinazione, la situazione diventa difficilmente gestibile. A mio avviso, la presa di posizione tedesca è arrivata troppo tardi, ma lo stesso si può dire anche per l'Italia.
Le persone più qualificate e veramente legittimate a parlare sono i pediatri, che vedono ogni giorno gli esiti devastanti della malattia. Bisogna avere l'autorevolezza di dire ai genitori che è importante vaccinare i bambini e spiegare bene quali sono i rischi. Chi mette a repentaglio la vita dei bambini non dovrebbe avere lo stesso spazio nel dibattito. Il mio parere, dopo trent'anni di professione, non può valere come quello di chi fa disinformazione.

Susanna Esposito: Nel caso degli adulti servirebbero degli strumenti alternativi per aumentare la copertura, come la somministrazione del vaccino direttamente sul posto di lavoro o nelle farmacie di zona. Per ottenere tutto questo è però necessario un coinvolgimento politico ad alto livello per fornire dati certi e risposte adeguate all'Organizzazione Mondiale della Sanità. Va studiata una strategia che preveda una semplificazione dell'accesso alle strutture vaccinali, che deve essere non solo gratuito, ma molto più semplice e flessibile in termini di orari. Un altro aspetto importante è quello della comunicazione.
Sui siti internet gli anti-vaccinatori sono molto attivi e riescono a posizionarsi bene sui motori di ricerca, facendo emergere le informazioni negative rispetto a quelle corrette. Il punto è che dovrebbe esserci una presa di posizione molto più attiva nei confronti di queste persone, spiegando bene quali sono i vantaggi per chi si vaccina


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