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Nature Restoration Law: approviamo la legge per il futuro della natura europea

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Il prossimo 12 luglio il Parlamento europeo deciderà le sorti di una delle più ambiziose iniziative a sostegno della natura europea, la Nature Restoration Law, una proposta di legge che punta al ripristino degli habitat naturali europei. Mai come adesso è importante difendere la legge e spingere per una sua approvazione.

In Italia, è stato pubblicato il Manifesto per la Nature Restoration Law, iniziativa che ha ricevuto finora l’appoggio di oltre 150 associazioni, 4.000 scienziati, decine di grandi imprese e oltre un milione di firme di singoli cittadini (qui il modulo di adesione)

Crediti immagine: JD design - Unsplash

Rendere la protezione della natura e il ripristino degli habitat un obbligo di legge: questo lo scopo della nuova proposta del regolamento europeo Nature Restoration Law. Una proposta ambiziosa, ma cruciale per rendere lo European Green Deal qualcosa di concreto. La Nature Restoration Law  punta infatti a servirsi dello strumento legislativo per un ripristino degli ecosistemi degradati, per fermare la perdita di biodiversità e garantire alle generazioni future i servizi ecosistemici da essa derivanti.

La proposta segue il filo logico della la Strategia Europea 2030 per la Biodiversità. Si punta per il 2030 alla messa in opera di misure di ripristino di almeno il 20% delle zone terrestri e marine europee, per arrivare idealmente entro il 2050 a riqualificare tutti gli ecosistemi degradati. In particolare, la legge fa un esplicito riferimento agli ecosistemi fluviali, forestali, urbani e agricoli: si mira cioè a ridurre le barriere che limitano la connettività dei fiumi, ad aumentare gli stock di carbonio con una più oculata gestione forestale, a rendere più sostenibile la pesca, a diminuire l’uso di pesticidi negli ambienti agricoli. Si punta a aumentare il verde urbano e a diversificare le aree coltivate, in modo da favorire tra gli altri farfalle, insetti impollinatori e uccelli (importanti bioindicatori della qualità ambientale) nonché la mineralizzazione di suoli ormai resi poco produttivi dall’uso indiscriminato di fertilizzanti e monocolture intensive.

La Nature Restoration Law nasce da una lunga fase consultiva tra la commissione ambiente europea e i vari portatori di interesse, a seguito della pubblicazione, nel 2021, della Strategia Europea per la Biodiversità 2030. La precedente strategia aveva raggiunto risultati modesti: ben l’81% degli habitat europei è in declino, e solo il 27% delle specie animali e vegetali ha uno stato di conservazione soddisfacente. La natura europea attualmente può contare sul supporto legislativo di due fondamentali strumenti: la Direttiva habitat e la Direttiva uccelli, che tutelano oltre 460 specie di uccelli selvatici, 1.389 specie animali e vegetali e 233 tipi di habitat considerati di importanza comunitaria. Per le specie e gli habitat in elenco gli Stati devono impegnarsi a garantire uno stato di conservazione soddisfacente, ovvero garantire che esistano oggi e  in futuro le condizioni perché la specie o l’habitat siano in buona salute, con popolazioni stabili o in espansione.

La Nature Restoration Law si muove nell’alveo di queste due direttive, ma alla tutela aggiunge l’obbligo di ripristino di ciò che è compromesso. Il 12 luglio prossimo ci sarà il verdetto: l’Europarlamento sarà infatti chiamato a votare per l’approvazione della proposta di regolamento, ma l’esito è tutt’altro che scontato. La bozza è infatti stata pubblicata dalla Direzione Ambiente dell’UE il 22 giugno 2022, ma è stata da subito fortemente contrastata dagli esponenti della destra del partito popolare europeo (Ppe), che la ritengono una pericolosa minaccia allo sviluppo dell’economia agricola comunitaria, che costringerà, a loro dire, gli agricoltori ad abbandonare terre produttive, con un conseguente aumento dei costi e difficoltà nelle catene distributive, con un esito finale di minaccia alla sicurezza alimentare. Il Ppe ha presentato oltre 2.000 emendamenti alla legge, ed è appoggiato da altri partiti conservatori come Identità e democrazia (Id), Partito dei conservatori e dei riformisti europei (Ecr). Anche le Commissioni pesca e agricoltura del Parlamento si sono espresse in opposizione alla Nature Restoration Law. Favorevoli all’adozione del nuovo regolamento sono invece le ong ambientaliste, la sinistra europea, università e centri di ricerca che si occupano di natura, ma anche numerose aziende. Lo scorso 15 giugno il voto alla Commissione ambiente del Parlamento europeo si era concluso con un pareggio, con 44 voti favorevoli e 44 contrari. Lo stesso identico esito hanno avuto le votazioni del 27 giugno. Un pareggio che da un lato ha impedito la bocciatura della legge auspicata dalla destra, ma che lascia comunque col fiato sospeso per l’approvazione.

In Italia, è stato pubblicato il Manifesto per la Nature Restoration Law, iniziativa che ha ricevuto finora l’appoggio di oltre 150 associazioni, 4.000 scienziati, decine di grandi imprese e oltre un milione di firme di singoli cittadini (qui il modulo di adesione). «La Nature Restoration Law è un’occasione che davvero non può andare persa. Per tutto ciò ci rivolgiamo al Parlamento europeo e a tutti gli attori istituzionali e politici in campo chiedendo di sostenere convintamente l’approvazione della Nature Restoration Law quale straordinaria opportunità per la rinascita della natura e delle comunità europee» recita il Manifesto. «La Nature Restoration Law è la più grande occasione per rigenerare la natura d’Europa e garantire sostenibilità, futuro e benessere ai suoi cittadini.[…] Ai benefici per la biodiversità se ne aggiungono molti altri, di non minore importanza: il contributo alla crisi climatica in termini di adattamento e mitigazione, un territorio più sano e dunque meno soggetto ad alluvioni, siccità e altri disastri, una migliore conservazione del capitale naturale e dei servizi ecosistemici che produce, un grande contributo alla qualità della vita e alla salute psicofisica dei cittadini».

Nel caso in cui il regolamento venisse approvato, gli stati membri avranno un tempo massimo di due anni per presentare alla Commissione i piani di ripristino nazionali, che comprenderanno le strategie di riqualificazione degli habitat e i piani di monitoraggio per verificare i progressi raggiunti. L’Agenzia europea per l’ambiente lavorerà invece per la raccolta dati e per la strutturazione di linee guida a supporto dell’implementazione del regolamento.

Votare a favore di una legge per la riqualificazione dell’ambiente significa dare un forte segnale di voler passare dalle belle parole ai fatti. I magrissimi esiti della strategia mondiale per la biodiversità e del piano europeo dimostrano che non basta scrivere su carta le dichiarazioni di intenti per raggiungere gli obiettivi. Mentre parliamo o scriviamo della necessità di fermare la perdita di biodiversità e di contrastare il cambiamento climatico, il tempo passa e la situazione si degrada. Il funzionamento degli ecosistemi ci garantisce i servizi da cui la nostra stessa esistenza dipende. Se continuiamo a essere guidati dall’avidità e dal tutto e subito, continueremo a procrastinare i cambiamenti necessari per assicurare alle future generazioni una vita sostenibile, nonché a correre dietro alle emergenze, a indignarci di fronte all’ennesimo disastro ambientale più che annunciato dagli scienziati, a cercare di tappare buchi di un colabrodo. È tempo di scelte coraggiose, che porteranno forse a un apparente decremento dei profitti sul breve termine, ma garantiranno un futuro a noi e agli altri esseri viventi che con noi condividono questo pianeta.

 

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