fbpx Pisa non dimentica Hiroshima e Nagasaki | Scienza in rete

Pisa non dimentica Hiroshima e Nagasaki

Primary tabs

Tempo di lettura: 5 mins


Riposate in pace, perché questo errore non verrà ripetuto

(Parco della Pace di Hiroshima)

 

Il 6 e il 9 agosto 2015 è stato commemorato in tutto il mondo il 70° anniversario dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Le armi nucleari – più di 16000 testate possedute da Stati Uniti, Russia, Cina, Pakistan, India, Gran Bretagna, Francia, Israele e Corea del Nord – continuano a rappresentare una minaccia per tutto il genere umano, mentre cresce anche il rischio del c.d. terrorismo nucleare.

Il Comune di Pisa (componente della rete Mayors for Peace e sostenitore della campagna Senzatomica.Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari  www.senzatomica.it) e il CISP-Centro Interdisciplinare di Scienze per la Pace dell’Università di Pisa (con il patrocinio della Regione Toscana, dell’Università di Pisa e di ICAN-International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) hanno promosso un programma di iniziative per approfondire e per esprimere – insieme a scienziate e scienziati, docenti universitari, insegnanti, amministratori e amministratrici, attiviste e attivisti, artisti, persone di fede, cittadine e cittadini, associazioni - la richiesta e l'impegno per la messa al bando delle armi nucleari, come già avvenuto con altre armi di distruzione di massa: un mondo libero da armi nucleari non è solo desiderabile, è soprattutto  possibile ed è affidato anche alla capacità di disarmo interiore di ciascuno di noi (pisanondimentica.wordpress.com)

Numerosi i soggetti che hanno attivamente contribuito, esprimendo la ricchezza di risorse intellettuali (Scuola Normale Superiore, Scuola Superiore Sant’Anna, Dipartimenti di Giurisprudenza, Fisica, Civiltà e Forme del Sapere, Scienze politiche, Medicina clinica e sperimentale, Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali; Corsi di Laurea in Scienze per la pace e in Ingegneria nucleare; INFN-Istituto Nazionale di Fisica Nucleare-Pisa, Area della Ricerca del CNR-Pisa; Sistema Museale di Ateneo, CLI-Centro Linguistico), artistiche e culturali (Cineclub Arsenale, Fondazione Teatro Verdi, Teatri della Resistenza, I Sacchi di Sabbia, Cinema Teatro Lux, Associazione Culturale Il Gabbiano, Circolo di Letture ad Alta Voce, Associazione CorreLaMente, Fondazione Sistema Toscana, Pisa Internet Festival, Pisa Book Festival, Mix-Art, Libreria Ghibellina, Club Kiwanis Pisa, GRUppo Ali Dipinte), associative (Centro di Documentazione Semi sotto la neve, La Nuova Limonaia, Il Caffè della Scienza, Convento I Cappuccini, Beati i Costruttori di Pace-Onlus) della città e la sua apertura al dialogo interreligioso (Diocesi di Pisa, Pax Christi, Chiesa Valdese, Comunità Ebraica, Comunità Musulmana, Assemblea Spirituale Locale dei Baha’ì, Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Chiesa ortodossa, Chiesa protestante). Significativo è stato altresì il sostegno di prestigiose organizzazioni di ricerca sui temi degli armamenti (Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo) e organizzazioni di scienziati (Pugwash Conferences for Science and World Affairs - organizzazione Premio Nobel per la pace 1995 – e USPID-Unione degli Scienziati Per Il Disarmo ONLUS).

Differenti competenze  si  sono incontrate e mescolate, in tanti luoghi della città, con un approccio interdisciplinare che si è rivelato prezioso e vincente, come vincente è stata la scelta di usare più linguaggi, da quello della divulgazione scientifica a quello delle varie forme di arte, per raggiungere il maggior numero possibile di persone e, soprattutto, di giovani.
Lo scopo è stato quello di informare e offrire strumenti e competenze che fornissero un supporto razionale alla richiesta di un mondo libero da armi nucleari, per andare oltre il (pur importante) coinvolgimento emotivo ma anche oltre una narrazione storica che ha contributo ad accreditare le armi atomiche come “male necessario” per porre fine alla seconda guerra mondiale e poi per mantenere la pace nel mondo. Soprattutto, le persone sono state stimolate ad un percorso di empowerment, per prendere consapevolezza del proprio potere e non sentirsi semplici “pedine della storia”: è stato ripetutamente sottolineato come, al contrario, grandi cambiamenti su importati questioni sono stati possibili proprio grazie alle voci che si sono levate decise dalla società civile, ad esempio per giungere alla messa al bando delle mine antiuomo o delle bombe a grappolo. Un analogo processo è possibile – ed è in corso – per arrivare all’approvazione di un Trattato per la messa al bando delle armi nucleari.
I temi affrontati sono stati tanti, ma esiste un denominatore comune e questo denominatore è il tema della responsabilità. Non solo responsabilità per qualcosa, ma anche responsabilità verso qualcuno.

Responsabilità degli scienziati, prima di tutto: quelli che costruirono la bomba atomica, ma anche quanti oggi continuano a fare ricerca in ambiti in cui libertà ed etica possono entrare in conflitto. Responsabilità di chi – politici e militari - decise di usare la bomba atomica: era davvero necessario? E la narrazione storica a lungo dominante – la bomba come il male necessario per porre fine alla seconda guerra mondiale – è ancora credibile? Ma c’è anche la responsabilità di noi tutti, nell’attivarci per esigere un mondo libero da armi nucleari. Una responsabilità – e una risposta – a cui siamo chiamati in quanto membri della comune famiglia umana.
Ed è qui – nell’appartenenza alla comune famiglia umana - che si innesta l’altro modo di guardare alla responsabilità, come responsabilità non solo per qualcosa (qualcosa che è stato fatto o che non è stato fatto), ma anche come responsabilità verso qualcuno: più precisamente, verso le generazioni future e verso le vittime delle due atomiche di Hiroshima e Nagasaki e delle migliaia di test nucleari che fino al 1990 sono stati effettuati, con grave compromissione dell’ambiente e pesanti ripercussioni sulla salute delle persone.  “Riposate in pace perché questo errore non sarà ripetuto” è la frase, scolpita sul memoriale della pace di Hiroshima, scelta come epigrafe della manifestazione: è una frase controversa, ma che in qualche modo, per quanto riguarda tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione del programma, sintetizza l’assunzione di responsabilità e anche il debito di gratitudine nei confronti degli hibakusha, i sopravvissuti: la presenza della signora Toshiko Tanaka, hibakusha di Hiroshima, è stata un grande regalo per tutta la città e fonte di ispirazione per tutti coloro che hanno avuto occasione di ascoltare la sua testimonianza, il suo monito a “ricordare la nostra umanità” e il suo incoraggiamento a costruire reti di amicizie che coinvolgano persone di tutto il mondo.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Di latticini, biotecnologie e latte sintetico

La produzione di formaggio è tradizionalmente legata all’allevamento bovino, ma l’uso di batteri geneticamente modificati per produrre caglio ha ridotto in modo significativo la necessità di sacrificare vitelli. Le mucche, però, devono comunque essere ingravidate per la produzione di latte, con conseguente nascita dei vitelli: come si può ovviare? Una risposta è il latte "sintetico" (non propriamente coltivato), che, al di là dei vantaggi etici, ha anche un minor costo ambientale.

Per fare il formaggio ci vuole il latte (e il caglio). Per fare sia il latte che il caglio servono le vacche (e i vitelli). Cioè ci vuole una vitella di razza lattifera, allevata fino a raggiungere l’età riproduttiva, inseminata artificialmente appena possibile con il seme di un toro selezionato e successivamente “forzata”, cioè con periodi brevissimi tra una gravidanza e la successiva e tra una lattazione e l’altra, in modo da produrre più latte possibile per il maggior tempo possibile nell’arco dell’anno.