I fumatori di sigarette sono più inclini a diventare consumatori dipendenti di cocaina, secondo uno studio pubblicato recentemente su Science Translational Medicine. La nicotina sarebbe in grado di modificare l'azione dei geni in grado di determinare le reazioni del nostro cervello alla droga.
Da tempo gli scienziati osservano le abitudini dei consumatori di cocaina prima del loro accesso alla tossicodipendenza e risulta evidente che il percorso è caratterizzato da sostanze cosiddette “di ingresso”, come alcol e sigarette. Tuttavia, fino ad oggi non conoscevamo il meccanismo che regola questa transizione.
Il nuovo studio, pubblicato da Denise Kandel, epidemiologa della Columbia University di New York, che già nel 1975 aveva iniziato a investigare la base molecolare del meccanismo che sottende al concetto di “droghe di ingresso” (insieme al marito, neurobiologo e premio Nobel), ha definitivamente dimostrato questo legame.
I topi ai quali era stata inizialmente somministrata nicotina hanno mostrato comportamenti di dipendenza enfatizzati rispetto alla cocaina. La nicotina condizionerebbe alcune porzioni del DNA causando una aumentata espressione del gene legato alla dipendenza. L’esperimento non funziona invertendo l’ordine di somministrazione delle sostanze, ossia la cocaina non influisce sui comportamenti indotti dalla nicotina nè, in generale, sulla plasticità sinaptica.
Per validare i dati di laboratorio su un campione umano, i ricercatori hanno condotto un’analisi epidemiologica, coinvolgendo 1.160 studenti delle scuole superiori.
È emerso che la maggior parte dei giovani consumatori di cocaina si avvicina alla sostanza dopo essere stato fumatore e che il tabagismo aumenta il rischio di sviluppare dipendenza dalla droga.
Quindi, non solo i fumatori sarebbero più a rischio di diventare consumatori di cocaina ma anche di restarne dipendenti.
Da qui, l’ennesima conferma della urgente necessità di combattere il tabagismo fra i giovanissimi, con il duplice scopo di prevenire l’insorgere di malattie cardiovascolari e oncologiche e il rischio di sviluppare con maggior probabilità la dipendenza dalla cocaina che, a livello globale, rimane la droga dalle conseguenze più gravi, anche in termini di traffico illecito e violenza ad essa correlati, seconda solo all’eroina. Circa un terzo dei cittadini europei è fumatore e l’incidenza fra i giovani compresi nella fascia di età fra i 15 e i 24 anni è del 35 per cento, mentre sale al 37 per cento dai 25 ai 39 anni. In Italia i ragazzi con l'abitudine al fumo sono ben 2 milioni su un totale di 12 milioni di fumatori.
Anche alla luce di questi dati, si è riacceso il dibattito sulla vendita delle sigarette ai minori di 18 anni. La proposta di vietarla ai minorenni è contenuta in un disegno di legge bipartisan attualmente in discussione in Senato. Ad oggi, però, la normativa in vigore nel nostro Paese è ancora quella relativa al Regio decreto 2316 del 1934 e prevede il divieto di vendita e somministrazione di tabacco solo ai minori di 16 anni, nonostante nel 2008 l’Italia abbia ratificato la Convenzione Quadro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per il controllo del tabacco che precisa che “ogni Paese è tenuto ad adottare misure legislative, esecutive e amministrative per vietare la vendita a chi non ha raggiunto l’età prevista nel diritto interno o fissata dalla legislazione nazionale, o l’età di diciotto anni”. Una misura, questa, che contribuirebbe sicuramente a diminuire i rischi per la salute degli adolescenti e a combattere l’abbassamento dell’età a cui si accende la prima sigaretta, che in Italia è in media 12-13 anni.
Per quanto riguarda il consumo di cocaina, invece, il numero globale di consumatori negli ultimi anni è rimasto stabile, nonostante differenze regionali e un calo registrato in alcune aree del mondo, come il Nord America. Il mercato più sviluppato, al di fuori del continente americano, resta però proprio l’Europa. Basti pensare che nel 1998 la richiesta di cocaina sul mercato statunitense era quattro volte superiore a quella europea, mentre dieci anni dopo i due valori erano quasi alla pari (33 miliardi di dollari in Europa contro 37 miliardi negli USA). Negli ultimi dieci anni, quindi, il volume di cocaina consumato in Europa è raddoppiato. Colpisce soprattutto che i due terzi dei consumatori europei risiedono solo in tre stati: Regno Unito, Spagna e Italia. Questi sono i dati 2010 diffusi dall'Osservatorio europeo delle droghe e tossicodipendenze (Oedt).
In Italia, l’ultima relazione al Parlamento sull’uso di sostanze stupefacenti, basata sui dati 2010-11, ha evidenziato una diminuzione dei consumi di sostanze stupefacenti già messa in luce nel 2008-2010, ma lascia emergere pur sempre le dimensioni preoccupanti di un problema da combattere su più fronti. Sul campione di 32.389 ragazzi di età compresa tra i 15 e i 19 anni, le percentuali dei consumatori di cocaina, in ordine all'uso dichiarato negli ultimi dodici mesi, sono scese dal 2,9 del 2010 al 2,1.