fbpx Rap per la scienza | Scienza in rete

Rap per la scienza

Primary tabs

Read time: 7 mins

Siamo abituati ad associarlo ai tempi moderni ed è ormai la colonna sonora del nostro frenetico stile di vita, ma alcuni studi scientifici suggeriscono che il rap, o quel particolare modo di cantare parlando a un ritmo preciso e incalzante, ha un'origine antichissima, che si perde nella tradizione orale dell'era preistorica (Remes 1991; Tang 2012). Non è improbabile che le stesse popolazioni italiche abbiano eseguito e ascoltato qualcosa di molto simile al rap per secoli, ben prima dell'età moderna.

Il rap, dalla preistoria al Bronx

Nel mondo classico, i multiformi stati d'animo dei nostri antenati più prossimi venivano cantati in pubblico, in linea con la primitiva "arte di raccontare storie". Dopo la caduta dell'Impero Romano, il vernacolo parlato per le strade dei Comuni si sostituì al latino. A quell'epoca, poeti-cantori "rappavano" rime in una sorta di competizione con in palio l'onore: erano le cosiddette "sfide di sonetti". 

Il rap moderno, ovvero quello che oggi ascoltiamo sempre più di frequente nei media, si è sviluppato all'interno di un movimento culturale nato nel Bronx, un quartiere di New York City, nella seconda metà degli anni Settanta del secolo scorso. Questo movimento porta il nome di Hip Hop. Nella sua accezione originaria, esso è un movimento votato all'emancipazione sociale dei propri aderenti, all'elevazione culturale fondata sulla trasmissione "dal basso" della conoscenza (la base per l'emancipazione sociale) e sull'intrattenimento educativo (il mezzo con il quale trasmettere la stessa conoscenza).

Al giorno d'oggi, nelle sue molteplici declinazioni, non necessariamente aderenti ai canoni originari dell’Hip Hop, il rap è il genere musicale più seguito al mondo (secondo la risorsa web "Musical Map: Cities of the World" sviluppata dalla piattaforma Spotify e disponibile all'indirizzo) e ha avuto un boom tangibile anche in Italia, nel corso dell'ultima decade, secondo dati resi disponibili dalla Federazione Italiana dell'Industria Musicale (FIMI), nonostante il nostro Paese fosse storicamente devoto alla musica pop tradizionale, la cosiddetta musica "leggera".

Ai giorni nostri, il rap è un potente mezzo di comunicazione, perché incorpora un'attitudine "storytelling" adeguata alla società moderna. Oltre che con finalità d’intrattenimento, esso è usato comunemente nelle campagne commerciali e nella comunicazione in genere, mentre di recente ha trovato sponde anche nel mondo politico - per esempio, Barack Obama elevò diversi esponenti del cosiddetto “conscious rap” (o rap “impegnato”) statunitense a trasposizione in musica del suo pensiero politico, durante gli otto anni di soggiorno alla Casa Bianca. 

Il progetto RAPPERS

Ma perché vi parlo di rap, su questa testata di scienza? Perché, da scienziato e comunicatore della scienza sto lavorando a un progetto il cui acronimo è RAPPERS, che sottende RAP for Public Engagement with Research and Science. In questo progetto, in estrema sintesi, io e i miei collaboratori stiamo cercando di mettere in contatto la musica rap e la comunicazione della scienza, in virtù dell’assoluta appropriatezza della musica Hip Hop quale modello di edutainment (o intrattenimento educativo), seguendo alla lettera i canoni originari della cultura Hip Hop. Il progetto RAPPERS è formalmente internazionale, poiché frutto della collaborazione tra Association for the Sciences of Limnology and Oceanography (ASLO), una delle società scientifiche più prestigiose del mondo e che ha base negli States, ed Eco-evo Research Messengers (ERMES) una piccola e neonata associazione culturale italiana.

Il progetto RAPPERS è condotto principalmente da chi scrive, ovvero uno scienziato, ma anche estemporaneo scrittore e appassionato di rap, che firmerà ogni prodotto musicale che nascerà da RAPPERS con lo pseudonimo di “Doc Domi”. Il principale collaboratore musicale di quest’ultimo è Fabio Orza, apprezzato produttore musicale (con lo pseudonimo di “Fabio Musta”), che ha all'attivo diversi prodotti ufficiali, numerose collaborazioni a livello nazionale e anche un disco di produzione americana. Inoltre, i due su-citati sono coetanei, amici di vecchia data e hanno collaborato sul piano musicale anche precedentemente al progetto RAPPERS.

Eco Trip, il primo album di rap per la scienza

Il primo prodotto di questa collaborazione è l’album intitolato Eco Trip, in uscita nel gennaio 2018 sul mercato digitale (ma con contenuti accessibili gratuitamente per educatori e associazioni culturali), il cui tema principale è quello di comunicare l'importanza del “pensiero scientifico ed ecologico” nelle vite e nei modi di pensare della gente. Eco Trip, il cui titolo gioca con l’attitudine al cosiddetto “ego trip”, o individualismo, di cui è pregna la società moderna, include dieci brani, nei quali argomenti scientifici e pertinenti il rapporto scienza-società, sono raccontati con un approccio “emozionale” e, auspicabilmente, per nulla didascalico.

I temi trattati in questo album sono diversi ma legati dal filo comune dell’ecologia, la scienza integrativa tra le scienze della terra e della vita e, più recentemente, tra queste e le attività umane. Nei prossimi paragrafi, viene brevemente descritta la cosiddetta “track list” di Eco Trip.

  1. “Flussi di co-scienza” è un brano dalle sonorità funk che prova a sintetizzare la visione di concetto che sta dietro al progetto; il titolo prende ispirazione dal cosiddetto “flusso di coscienza”, ovvero un metodo di narrazione che descrive a parole il flusso irregolare dei pensieri all’interno delle menti dei personaggi della narrazione. Inoltre, se da una parte la parola composita “co-scienza” rimanda a una scienza consapevole, dall’altra, la parola flusso è la traduzione italiana di “flow”, termine che in gergo Hip Hop esprime la capacità del rapper di consegnare messaggi complessi e, nel contempo, di stendere un tappeto sonoro con la propria voce, al di sopra della base musicale; il ritornello del brano recita: “una umanità che colleziona conoscenza ma non trasmette la sapienza…”.
  2. “Plasticology” narra uno specifico caso del su-citato sbilanciamento tra “conoscenza” e “sapienza“ cui si alludeva nella prima traccia e che è probabilmente alla base dei problemi ambientali odierni, poiché impedisce il compimento di scelte “ecologicamente oculate”: questa canzone dalle sonorità rock racconta il tragico fato della plastica, dai suoi inizi radiosi, come il Nobel vinto da Giulio Natta, il primo e unico Nobel in chimica vinto da un italiano, ricevuto per la sintesi dell’economico e “attraente” (per diversi motivi) Moplen, fino all’accumulo spropositato di plastica nelle attività umane in epoca moderna e il conseguente inquinamento ambientale.    
  3. “Plankton blues” è una “ballata rap” che decanta l’utilità del plancton per la nostra vita sulla Terra e termina raccontando di uno scienziato e del suo trasporto emotivo nei confronti di questi esseri invisibili, dall’inizio della propria carriera.
  4. “Aqua-mood“ è un brano ironico e di intrattenimento dedicato all’acqua quale bene primario e che propone messaggi brevi e diretti, come le proprietà fisiche di questo liquido, o i processi che muovono lo scambio perpetuo di acqua tra il nostro corpo e il Pianeta.
  5. “C-funk” è un lungo e incalzante storytelling incentrato sul carbonio, dalla nascita della fotosintesi con l’evoluzione dei cianobatteri (3,5 miliardi di anni fa) alla descrizione dei flussi di materia ed energia che hanno promosso la diversificazione della vita sul Pianeta, fino alle attuali teorie cospirazioniste e negazioniste del cambiamento climatico, guidato proprio da sbilanciamenti nei flussi di carbonio planetari.
  6. “Sui pedali” è una canzone “leggera” che parla dell’esperienza di coinvolgimento del pubblico in temi scientifici fatta “sulla strada” dagli “scienziati a pedali”, che raccontano la scienza in cambio di ospitalità.
  7. “Eco Trip”, che dà il titolo all’album stesso, è un pezzo strumentale.
  8. “Haeckel & Margalef” è uno storytelling costruito attorno al reale significato della parola “ecologia” (ovvero, una specifica scienza, primariamente, più che una filosofia o un orientamento politico) e della sua “evoluzione” quale disciplina; quest’ultimo aspetto è reso in rima raccontando in breve la storia di due padri assoluti dell’ecologia (acquatica), che erano anche grandi comunicatori di scienza al grande pubblico.
  9. “dEVOzione” è un brano lento che affronta in maniera metaforica e un po’ “filosofica” il rapporto tra evoluzionismo e creazionismo, provando a dipingere lo stupore indotto nell’uomo dalla scoperta che la propria vita ha probabilmente un’origine casuale più che causale e che nessun desiderio divino è alla base del presente stato di natura.
  10. “Scientimenti (mamma lo diceva)” ha come titolo una crasi tra le parole “scienza” e “sentimenti,” ed è un lento brano con sonorità G-funk che racconta la storia di uno scienziato precario e del suo travagliato amore per la scienza.

L'album è stato interamente prodotto sul piano musicale (composto, registrato, mixato e masterizzato) da Fabio Musta, al Different Lab Studio di Salerno. I testi sono tutti di Doc Domi. In aggiunta a Domi e Musta, partecipano a questo progetto anche DJ Pio e DJ Kowu, introducendo ulteriori elementi specifici della musica Hip Hop, come “scratches” e assemblaggio di campioni vocali. La copertina del disco è curata dal fotografo Antonio Bergamino.  

Riferimenti
Remes, P. 1991. “Rapping: A sociolinguistic study of oral tradition in black urban communities in the United States”. J. Anthropol. Soc. Oxford 2212: 129–149.
Tang, P. 2012. “The rapper as modern griot”, p. 79–91. In Eric Charry [ed.], Hip hop Africa – new African music in globalizing world. “African Expressive Cultures series”, p. 404. Indiana Univ. Bloomington.
Questo articolo è una rielaborazione aggiornata di:
D’Alelio, D., Orza, F. 2017. “Rap for Public Engagement with Research and Science”. Limnology & Oceanography Bulletin, August 2017.

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Una voce dall’interno dei Pronto Soccorso: ecco perché i medici oggi se ne vogliono andare

Ingresso di un Pronto Soccorso con la scritta EMERGENCY in rosso

Sovraffollamento, carenze di organico, personale oppresso dal lavoro che scappa dalla medicina di emergenza. Intervista a Daniele Coen, medico di Pronto Soccorso per quarant’anni, che nel suo ultimo saggio Corsia d’emergenza racconta e aiuta a capire i problemi connessi alla gestione di queste cruciali strutture sanitarie, strette tra i tagli ai posti letto ospedalieri e le carenze della medicina territoriale. Eppure capaci di ottenere risultati impensabili anche solo pochi anni fa. E offre qualche proposta (e sogno) su come si può migliorare la situazione.
Crediti immagine: Paul Brennan/Pixabay

Se c’è una struttura sanitaria per eccellenza che il cittadino vede soprattutto dall’esterno, da tutti i punti di vista, questa è il Pronto Soccorso: con regole di accesso severe e a volte imperscrutabili; che si frequenta (o piuttosto si spera di non frequentare) solo in caso di emergenza, desiderando uscirne al più presto; per non parlare di quando si è costretti ad aspettare fuori i propri cari, anche per lunghe ore o giorni, scrutando l’interno attraverso gli oblò di porte automatiche (se gli oblò ci sono), tentando (spesso invano) di intercettare qualche figura di sanitario che passa f