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La scienza può servire alla pace e alla giustizia

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Cosa c'entrano i diritti umani col DNA? Niente fino a un po' di anni fa. Oggi tutto è cambiato. Gli scienziati – come si impegnano contro leguerre (nel 2002 morivano ogni ora al mondo 35 persone in conflitti armati e più del 50 per cento sono civili e di questi la metà sono bambini, e il numero aumenta di anno in anno) – adesso lo fanno contro le dittature e contro la tortura o la pena di morte e lo fanno con le armi che hanno e che sanno usare, quelle della scienza, come racconta Giovanni sabato nel suo libro Come provarlo? La scienza indaga sui diritti umani.

«Prima uccideremo tutti i sovversivi, poi i loro collaboratori, quindi i simpatizzanti, poi gli indifferenti e infine chi esita», dichiarava Iberico Saint Jean, il governatore militare di Buenos Aires nel 1976 quando l'esercito di Jorge Rafael Videla rovesciava il governo Peron; sono sparite tante persone che saranno torturate e uccise e sparivano anche tanti bambini. I bambini però non li uccidevano, li affidavano a militari per lo più senza figli che li spacciavano per propri. E' successo a Paula, ritovata dalla nonna grazie alla mobilitazione di Plaza de Mayo e alle indagini sul DNA. Finita la dittatura, i giudici le danno ragione. Ma la strada è lunga e piena di difficoltà anche tecniche. Come dimostrare che Paula è davvero sua nipote? Dove non arriva il gruppo sanguigno arrivano gli antigeni del trapianto. E così la storia di Paula si mescola con la genetica e l'immunologia del trapianto – che in Argentina è all'avanguardia – e gli scienziati si mettono al servizio delle nonne e le aiutano nella ricerca dei nipoti con le armi della scienza. Rapporti inverosimili se non fossero veri dove è difficile trovare un filo conduttore. Giovanni Sabato lo trova: violenze e rapimenti dell'Argentina di Videla e le leggi di Alfonsin e i ripensamenti di Menem si mescolano con DNA dei mitocondri delle cellule e dei microsatelliti di quello del nucleo e il rigore della scienza non toglie nulla al fascino del racconto.

Diritti umani e scienza si incontrano anche a Bengasi nel 1998 quando centinaia di bambini dell'Ospedale si infettano col virus dell'HIV e le autorità accusano cinque infermiere bulgare e un medico palestinese di aver diffuso il contagio e li arrestano. Esperti di virus dell'AIDS con le tecniche di biologia molecolare di cui si disponeva già allora smontano le accuse in modo inoppugnabile, non è affatto un nuovo virus creato in laboratorio da qualche potenza straniera e fatto circolare dalle infermiere fra i bambini dell'ospedale, è l'incrocio di due sottotipi già noti che circolano in Africa, il virus si è diffuso in ospedale perché c'è sporcizia e pochi mezzi e si usano sempre gli stessi aghi – come faceva chi si droga – perché non ce ne sono altri. Le prove erano tali da non lasciare dubbi ma medici libici asserviti al regime le contestano con argomenti privi di valore scientifico. Le infermiere e il medico stranieri vengono condannati a morte. La rivista Nature lancia un appello alla comunità scientifica: «i sei sono innocenti e la scienza può provarlo». Società scientifiche, scienziati impegnati nelle studio dell'AIDS e più di 100 premi Nobel si fanno sentire con tutti i mezzi possibili. Non basta, ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità a Roma hanno l'idea di studiare le mutazioni cui è andato incontro il virus dei bambini per datare con precisione l'inizio dell'infezione (anche questa volta la vita di persone innocenti è in mano a tecniche di laboratorio). Un enorme lavoro fatto tra Roma e Oxford stabilisce che l'infezione si era già diffusa in quell'ospedale prima che arrivassero le infermiere bulgare. Non basta ancora. Per sapere come finisce questa complicatissima vicenda, che qualcuno forse non ricorda nei dettagli, bisogna leggersi Come provarlo?, ma certo senza biologia e genetica molecolare e l'impegno della scienza quegli innocenti sarebbero stati fucilati.

Quando uno scienziato americano capisce che tutto quello che si potrà sapere sui desaparecidos dell'Argentina non verrà dall'estrarre dai cimiteri mucchi di ossa di cadaveri mai identificati ma da operazioni di antropologia forense in grado di compiere esumazioni professionali in Argentina, nasce l'EAAF, un gruppo di studenti e giovani medici dedicati proprio a questo. E' grazie a loro che è stato possibile ricostruire almeno in parte una delle pagine più brutte della storia dell'Argentina, e la loro scienza adesso è per tutti: li hanno chiamati per indagare sui crimini di Marcos e in Spagna, a Cipro,in America centrale, in Africa così come in Bosnia. Stragi come quella di Srebrenica, dove furono massacrate e sepolte in fosse comuni ottomila persone, non avrebbero mai potuto essere ricostruite senza l'aiuto del DNA che consentiva di identificare le persone partendo da elementi altrimenti molto incerti.

A chi appartengono i circa ventimila frammenti ossei, in gran parte carbonizzati e contaminati da detriti, delle vittime delle stragi dell'11 settembre 2001 a New York? Ancora una volta ci si affida alla scienza che ha contribuito anche a chiarire gli orrori dello sterminio dei Maya (36 anni di guerra civile in Guatemala, dove sono state uccise almeno duecentomila persone). Là non è bastato il DNA, ci si è avvalsi di statistica e modelli matematici e di tecniche informatiche che col passare degli anni trovano in queste applicazioni livelli di sofisticazione sempre più alti.

Quanti sono morti in seguito all'occupazione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti del 2003? Non c'è un'anagrafe attendibile in Iraq, ancora una volta servono la scienza e modelli matematici. Centomila, ma potrebbero essere anche molti di più secondo certi calcoli di scienziati americani e iracheni che hanno pubblicato il loro lavoro su Lancet.

La scienza si occupa anche di tortura e scopre che possono diventare torturatori persone comuni, che non hanno particolari disturbi della personalità. E la tortura non è soltanto pratica di chi è in guerra o di dittature. Se lo sappiamo è anche perché sono stati messi a punto protocolli e linee guida che aiutano a stabilire se davvero qualcuno ha subito torture e a trarre conclusioni attendibili senza traumatizzare le vittime. Anche i postumi delle torture possono essere curati con i farmaci giusti se uno conosce a fondo questi problemi e sa distinguere i danni organici dalle ferite della psiche che sono anche più gravi, e qualche volta e restano per sempre. E il libro di Giovanni Sabato documenta come anche l'Italia non sia estranea a torture e maltrattamenti.

Alle violazioni dei diritti umani la scienza viene incontro anche dal cielo. Foto satellitari che documentano edifici distrutti, campi di prigionia per oppositori – come succede in Cina – migrazioni di massa come nel Darfur o repressioni come in Thailandia. Tutto si può documentare dal cielo. Analizzare queste foto però è complesso, servono computer potenti e molto altro.

«In questi anni il numero di scienziati che inquadra il proprio lavoro in un'ottica di diritti umani continua a crescere e allargare gli orizzonti», conclude Giovanni Sabato. Verissimo. Un esempio per tutti: oggi sono migliaia i medici in tutto il mondo che lavorano per limitare i conflitti armati. E hanno avuto un'idea dopo la cardiologia, la neurologia, la chirurgia del cuore e tante altre discipline, perché non fondarne una nuova? C'è già un nome: «peace through health» (come arrivare alla pace passando per la salute). Questi specialisti studieranno tutti i modi possibili per interrompere il circolo vizioso che c'è fra guerre e malattie, e lo faranno con i criteri della ricerca scientifica. 


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