fbpx Senza scimpanzè e macachi non ci sarebbe la cura per l'AIDS | Scienza in rete

Senza scimpanzè e macachi non ci sarebbe la cura per l'AIDS

Primary tabs

Tempo di lettura: 2 mins

Credo che nessuno di noi, se davvero vi fosse una valida alternativa, deciderebbe di condurre sperimentazioni nel modello animale. Se veramente le colture cellulari fossero in grado di generare dati solidi, incontrovertibili e rapidamente trasferibili all’uomo quale scienziato sceglierebbe le complicazioni, pratiche e morali, ed i costi insiti in tale modello ? La realtà che non vuole essere affrontata da coloro i quali in modo superficiale e pericoloso attaccano la sperimentazione animale è semplice: non possiamo farne a meno. Caso in questione quello delle scimmie destinate a vivisezione (per inciso: aboliamo tale termine che è del tutto antiscientifico e irreale): anche uno dei più famosi e competenti scienziati italiani ha affermato che “non esiste la necessità di usare scimmie nella scienza”.

Orbene, il virus HIV, il responsabile dell’AIDS, si replica esclusivamente negli scimpanzè; poiché questi animali sono protetti e costosissimi abbiamo poi creato una chimera virale tra il virus HIV e qualle omologo che infetta le scimmie (SIV) (SHIV) che infetta alcuni tipi di machachi. Fino alla fine degli anni '90 l’infezione con HIV era una inesorabile condanna a morte: più del 99% dei pazienti moriva entro 10 anni dalla sieroconversione; piu di 30 milioni di persone sono morte per AIDS. Lo sviluppo dei farmaci antivirali, che oggigiorno ci permettono di cronicizzare la malattia e di offrire ai pazienti (almeno qualli che vivono nei paesi industrializzati) una speranza di vita che è ormai quasi sovrapponibile a quella dei non-infetti, è stato possibile solo grazie alla disponibilità di un modello animale.

Il solo modo per verificare la efficacia del farmaci per HIV (a parte, ovviamente, quello di sperimentarli direttamente nei pazienti) è stato di infettare i macachi con SIV e poi trattarli con i farmaci. Ancora non disponiamo di un vaccino per prevenire la infezione con HIV: in modo analogo a quanto fatto per i farmaci, il solo modo per verificare la efficacia dei candidati vaccinali è quello di immunizzare i macachi con SIV e poi infettarli per vedere se la malattia non insorge negli animali vaccinati. Con estrema chiarezza: senza la possibilità di condurre esperimenti nelle scimmie non avremmo una cura per l’AIDS e non potremo disporre, sperabilmente nel prossimo futuro di un vaccino: milioni di bambini e adulti continuerebbero inutilmente a morire, anno dopo anno. Questa è realtà; questi sono fatti che dovrebbero essere conosciuti dalle anime belle che in modo neo oscurantistico e preconcetto si oppongono alla sperimentazione animale.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

L’Europa è impreparata per affrontare i rischi climatici

Alluvione

Sebbene l’Europa sia il continente che sta registrando i più rapidi aumenti delle temperature a livello globale, al momento è impreparata ad affrontarne le conseguenze. I rischi climatici minacciano molteplici ambiti: sicurezza energetica e alimentare, gli ecosistemi, le infrastrutture, le risorse idriche, la salute dei cittadini. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), molti di questi rischi hanno già raggiunto livelli critici, che potrebbero diventare catastrofici in assenza di interventi rapidi. Il report European Climate Risk Assessment (EUCRA) evidenzia come la combinazione tra i pericoli climatici e i pericoli non climatici accresca complessivamente i rischi economici, sociali e ambientali a cui la collettività è esposta. Inoltre, il report mette in luce i collegamenti tra diversi rischi e la loro capacità di diffondersi sia da un settore a un altro sia da una regione all’altra.

Photo by Kelly Sikkema on Unsplash

Il primo marzo scorso l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) ha pubblicato i risultati della prima valutazione europea dei rischi climatici, European Climate Risk Assessment (EUCRA). Il report evidenzia che le politiche e gli interventi di adattamento adottate in Europa non procedono con la stessa rapidità con cui stanno evolvendo i rischi climatici.