“Ecco
il primo articolo sull’efficacia del metodo Stamina". Davvero? No, per
niente. Il lavoro è pubblicato su American Journal of Physical Medicine and
Rehabilitation (impact factor 2,012 – pochino a dire il vero – pazienza non è questo il problema, ce ne sono
ben altri). Vediamoli.
Il lavoro racconta la storia di tre bambini con atrofia
muscolare spinale – che ormai tutti conoscono come SMA – che migliorano dopo
essere stati trattati con cellule mesenchimali, prima a Trieste e poi a
Brescia. Ma se si sospendono le infusioni gli effetti benefici spariscono. Le
cellule sono state preparate a Monza prima e a Brescia poi.
Primo problema:
cosa si è infuso davvero a questi bambini? C’erano cellule mesenchimali
stromali in quelle preparazioni? E quante? E che caratteristiche avevano? E quelle preparate a Monza erano le stesse
cellule di Brescia come sembrerebbe di capire leggendo il lavoro? (ma questo
non è possibile).
Fra l'altro gli
esperti dell'Istituto Superiore di Sanità avevano già stabilito che i preparati di Brescia
contenevano pochissime cellule, per lo più morte, oltre a contaminanti e persino sangue.
Nel
lavoro di cui parliamo – pubblicato sull’organo ufficiale della associazione
dei fisiatri americani – invece si parla
di milioni di cellule che sarebbero vitali, dalle quali sono stati tolti
persino i contaminanti. Come si spiega? Sembrerebbero preparati affatto
diversi, ma allora quali sono quelli iniettati ai bambini? Quelli di Brescia
che sono stati analizzati dagli esperti del ministero o quelli descritti adesso
nel lavoro dei fisiatri? Ci potremmo fermare qua, tanto più che nemmeno gli autori del lavoro
sembrano avere le idee chiare su quello che è
stato iniettato a quei bambini (in un’intervista recente Villanova
avrebbe dichiarato che "il metodo non esiste").
E non basta, il lavoro di Villanova e Bach contraddice quanto pubblicato dai pediatri di Trieste e di Monza tre anni fa su Neuromuscular Disorders: hanno studiato gli stessi bambini prima e dopo le infusioni e non hanno visto alcun miglioramento. I familiari dei bambini invece qualche effetto positivo l'hanno notato e così quello che nel frattempo non si poteva più fare a Trieste e a Monza lo si fa a Brescia. Il resto è cronaca giudiziaria ma Villanova e Bach descrivono questi miglioramenti come non era mai stato fatto prima.
Qui c'è un altro problema però. Da dove vengono i dati che riportano nel lavoro? Dall’aver visto gli ammalati? E quando? Quando venivano trattati a Trieste e a Brescia? O dalle cartelle cliniche? Ma quelle sono già state prese in esame da commissioni di esperti che da quelle cartelle non avevano ricavato nessuna informazione utile. Si tratta di informazioni aggiuntive? Aggiunte da chi? E quando? E poi perché i medici che hanno avuto in cura i bambini in tutti questi anni non figurano fra gli autori del lavoro? Avete mai visto che chi sottopone ammalati a trattamenti sperimentali, in un campo fra l'altro così controverso, poi non si prenda la responsabilità di valutare gli effetti delle sue cure o per lo meno di quelle che lui considera tali? Villanova e Bach hanno utilizzato scale di valutazione ben note e accettate da tutti, una si chiama “Children’s Hospital of Philadelphia Infant Test of Neuromuscular Disorders scale” e video registrati prima e dopo i trattamenti.
L'interpretazione di questi test però è
soggettiva e i risultati potrebbero essere diversi in momenti diversi della giornata o da un
giorno all'altro. Come renderli meno aleatori? Si devono studiare
contemporaneamente bambini con le stesse manifestazioni di malattia che non
ricevono quel trattamento e ci sono sistemi di validazione dei test e dei
valutatori ben codificati. Sarà stato
fatto? Va anche considerato che ci sono molti sottotipi di SMA con
manifestazioni cliniche molto diverse tra loro persino nell’ambito della stessa
alterazione genetica, tutto questo rende
l’interpretazione di questi test estremamente complicata. Tutto il resto in
quel lavoro è impressioni dei genitori
e cose dette da pediatri, neurologi e logopedisti riferite come "personal
communication".
Di cose così su
buoni giornali di medicina non se ne leggono quasi mai. John R. Bach oltre a
essere un grande esperto di riabilitazione respiratoria è associate editor
(vicedirettore insomma) dell’American Journal of Physical Medicine and
Rehabilitation. Che uno mandi un suo lavoro al suo giornale non è vietato ma in
questo caso è di cattivo gusto quantomeno; c'è
di mezzo una condanna per associazione a delinquere e truffa (ma questo
forse il dottor Bach non lo sapeva).