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Suggestioni marziane

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Panorama marziano. Questa immagine panoramica a 360 gradi è stata acquisita dalla Camera Mastcam del rover Curiosity mentre esplorava la regione chiamata ‘Murray Buttes’ ai piedi del Monte Sharp, uno dei paesaggi più scenografici mai visitati da un rover. © NASA/JPL-Caltech/MSSS

Tempo di lettura: 6 mins

Ce l’abbiamo in testa come un capriccio. Davanti agli occhi come un’ambizione e nella fantasia come un’affascinante suggestione. L’interesse scientifico per il pianeta rosso si fa sempre più estetico e la narrazione dell’impresa marziana ha iniziato a nutrirsi di quella nota stilistica volta alla seduzione: non c’è cronaca che non aggiunga una punta d’incanto a scoperte, notizie o anche solo a fatti e aggiornamenti più o meno straordinari. Conquistare il cuore del pubblico: è in questa interpretazione che possiamo raccogliere le ultime suggestioni che Marte – o meglio, la scienza che racconta la corsa verso Marte – ci trasferisce.

Marte? Bello e (im)possibile

Ha “sedotto” il web la sequenza video che a inizio febbraio la NASA ha diffuso in un filmato che presenta lo “scenic overlook” catturato dal rover Curiosity e che ci restituisce un paesaggio “mozzafiato”, “spettacolare”, “bellissimo” di uno scorcio della superficie marziana dal cratere Gale. Quali informazioni ci hanno portato questi scatti? Di questo cratere sappiamo che ha origine da un impatto avvenuto circa 3,8 milioni di anni fa. Le immagini particolarmente nitide mostrano ben visibile il canale Peace Vallis, che in un tempo passato conteneva acqua a formare numerosi laghi, i cui solchi sono riconoscibili in superficie. Curiosity sta cercando tra le sabbie scure e le rocce in profondità la risposta alla domanda se Marte sia mai stato in grado di ospitare la vita, anche microbica. Dopo Spirit e Opportunity, a Curiosity va il merito di aver raggiunto il traguardo dei 5.000 giorni di esplorazione: atterrato sul suolo di Marte nel luglio del 2012, il suo percorso si può monitorare in qualsiasi momento qui

Bellezza dal caos - Inondazioni catastrofiche formarono in passato gole strette e belle isole stilizzate. Le immagini, acquisite nel 2013 dalla sonda europea Mars Express, mostrano la parte centrale della Valle Osuga, lunga in totale 164 km. Si trova 170 km a sud di Eos Chaos all’estrema sezione orientale di Valles Marineris. © ESA/DLR/FU Berlin

Ma qualcos’altro ha reso quest’ultimo video un fenomeno virale. La sua descrizione romantica, l’immaginario di un paesaggio percepito come un piano sequenza da grande schermo. L’impressione, finalmente, che Marte somigli un po’ di più alla Terra: con i suoi canyon come i nostri del Nevada o le sue rocce come quelle dei nostri hammada del Sahara occidentale. Peccato solo sia avvolto in un’atmosfera inospitale al genere umano.

Come ci arrivo su Marte?

A bordo di un’auto sportiva. Poco importa se non è nell’interesse di Starman cercare parcheggio gratuito sul pianeta rosso, come è facilmente fraintendibile. La Tesla Roadster rosso fiammante è stata messa in un’orbita solare dal razzo più potente mai realizzato finora, il Falcon Heavy della Space X di Elon Musk.

Questo nuovo “corpo celeste” con l’ambizione di muoversi nello spazio per migliaia di anni si avvicinerà abbastanza al pianeta rosso, ma senza farne la sua destinazione effettiva. Ma questi al grande pubblico suoneranno come dettagli. Che ci fa una decappottabile guidata da un manichino astronauta nel cuore della notte spaziale? Un’icona malandrina. E per questo irresistibile e fonte di interminabili controversie.

Nelle stesse ore, mentre la keyword “Marte” impazza sui siti d’informazione scientifica e non, un’altra notizia si fa subito suggestione: SaUoo8S, il meteorite che se ne torna da dov’era venuto. Il momento è propizio per tentare il tormentone. Mars 2020, la prossima missione della NASA che dopo Curiosity continuerà a setacciare il suolo marziano in cerca di tracce biologiche, si avvarrà di questo pezzo di roccia come materiale di riferimento per SHERLOC, lo strumento che investigherà le composizioni chimiche alla ricerca di particolari composti di carbonio che possano far supporre la possibilità di una anche elementare forma di vita. 

Incontri ravvicinati con marte, a Milano

A Milano è visitabile fino al prossimo 3 giugno la mostra “Marte. Incontri ravvicinati col pianeta rosso”. I richiami tra scienza e suggestioni sono il cuore di questa esposizione, curata da Viviana Panaccia all’interno del Museo della scienza e della tecnica, che vuole raccontare la storia avventurosa dell’esplorazione di Marte e del ruolo importante che il nostro Paese riveste in questa impresa.

Perché sarà un incontro “ravvicinato” per i visitatori? Perché in un segmento spaziotemporale densissimo più dimensioni dialogano: s’incontra il mito di dio Marte introdurre agli appunti originali di Giovanni Schiaparelli e delle sue osservazioni mentre l’orecchio potrà farsi provocare a 80 anni di distanza dall’adattamento radiofonico de La guerra dei mondi interpretato da Orson Welles che provocò il panico di un’invasione aliena.

Note e colori pop sono, ancora, un’unica trama: Life on Mars? di David Bowie è la perfetta cucitura tra cronache e fantascienza prima di esplorare un repertorio quasi psichedelico dei dettagli di Marte immortalati negli anni durante diverse missioni.

I promotori di questa mostra, ovvero l’Agenzia spaziale italiana, con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e il Museo nazionale della Scienza e della tecnologia Leonardo Da Vinci in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea, l’Istituto nazionale di Astrofisica, Leonardo, Thales Alenia Space Italia e National Geographic, hanno voluto rendere omaggio al programma europeo per la conoscenza approfondita del pianeta rosso ExoMars. Qui, infatti, si potranno osservare i modelli delle sonde ExoMars TGO e Mars Express e di un rover della Nasa alla sua prossima missione.

E di futuro c’è traccia un po’ dovunque nel percorso espositivo. Le suggestioni sono sogni di colonizzazione ma anche preview di quanto accadrà con ExoMars 2020 e di quanto tricolore possiamo andare orgogliosi per questa importante esplorazione.

Un esempio: il driller a bordo del Rover di ExoMars che scaverà fino a metri di profondità il suolo marziano per studiarne la composizione è un Made in Italy realizzato da Leonardo: questo sofisticato sistema di trivelle che ha appena superato i test di qualifica spaziale potrà prelevare campioni di terreno e analizzare proprietà chimiche, fisiche e biologiche. Un’area che proietta le immagini di un ipotetico sbarco umano sul pianeta rosso con tanto di sabbia marziana fa da scenografia al pezzo di pregio, proprio il modello del driller di Leonardo.

Il padre delle suggestioni

Se ci sarà parso di non venirne a capo di cosa abbia veramente dato il via allo scatenarsi della fantasia e della narrazione seducente che oggi ci fa sognare e investire in una prossima colonizzazione umana di Marte, allora non ci resta che tornare alle origini e se siamo di passaggio alla mostra “Incontri ravvicinati” la puntatina è d’obbligo.

Nell’area Spazio del Museo della scienza e della tecnica il pubblico potrà alzare gli occhi sul grande telescopio Merz-Repsold che Giovanni Schiaparelli, col piglio del cartografico, utilizzò a fondo nell’osservare e riprodurre sui suoi taccuini vere mappe di un mondo nuovo e famigliare: crateri e catene montuose e i famigerati canali, che spinsero a domandarci se costrutti di qualche civiltà intelligente.

Prima mappa di Marte di Schiaparelli - E’ basata sulle osservazioni dell'opposizione del 1877 e pubblicata l'anno successivo. Per identificare le varie zone del pianeta Schiaparelli adottò una nuova nomenclatura, utilizzando nomi di "geografia poetica e archeologia mitica" che sono rimasti fino ad oggi ed introducendo vocaboli tipici della nomenclatura geografica, quali fiume, isola, stretto, canale, penisola, promontorio. © INAF - Osservatorio Astronomico di Brera

Lo strumento lascia per la prima volta la cupola dell’osservatorio astronomico di Brera da cui tra il 1877 e il 1890 l’astronomo Schiaparelli per primo si allenò nella sua pronta curiosità. Molto simile alla nostra di oggi che sfogliamo pagine e pagine su Marte preparati e smaniosi di sapere per cos’altro stupirci adesso. 

 

 


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