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Tanti soldi, tanta ricerca

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Le due classifiche che mettiamo a confronto sono quelle relative alla spesa per abitante in ricerca scientifica e tecnologica dei paesi dell’Unione europea (più la Svizzera) e quella della ricchezza di questi paesi, espressa in termini di Pil-pro capite (ovvero il reddito medio di un cittadino). La sovrapposizione è pressoché perfetta. Se si eccettuano i casi del Lussemburgo (paese piccolo, con fonti di reddito cospicue non legate alla produzione industriale o agricola) e dell’Irlanda (paese con un particolare regime fiscale in grado di attrarre grandi imprese straniere) i paesi che investono di più in R&S sono gli stessi con una ricchezza pro-capite maggiore. Non è semplice dire, di primo acchito, quale sia la causa e quale l’effetto. In realtà i due processi – investimenti in ricerca e aumento della ricchezza – coevolvono e si sostengono a vicenda. Tuttavia studi interdisciplinari dimostrano che gli investimenti in ricerca sono tra i più produttivi in assoluto.


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Oggi in Italia le donne single e le coppie lesbiche non hanno accesso alla procreazione medicalmente assistita (PMA). A giorni, però, le carte in tavola potrebbero cambiare, rivoluzionando le prospettive di migliaia di persone.

Nell’estate del 2024 una donna torinese, E., ha chiesto a un centro medico toscano di ricorrere a un trattamento di procreazione medicalmente assistita (PMA). Il trattamento consiste nel prelevare gli ovuli della paziente, fecondarli in vitro con spermatozoi provenienti da donazioni, e reimpiantare in utero un primissimo stadio di sviluppo dell’embrione. Quando è emerso che E. non aveva un marito né un compagno, a malincuore il centro ha dovuto rigettare la richiesta.