Pubblichiamo l'appello di dieci ricercatori sulla necessità di adottare i test rapidi per SARS-CoV-2.
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È inutile nasconderlo: uno dei grandi problemi legati al controllo dei contagi da COVID-19 è legato alla complessità del sistema diagnostico basato sui classici tamponi. Il test richiede personale dedicato e adeguatamente bardato per proteggersi, l’inserimento di un bastoncino in fondo al naso, procedura che oltre a risultare fastidiosa è assolutamente operatore-dipendente, nel senso che a seconda di come viene fatto il prelievo si potrà avere un risultato più o meno attendibile, e, infine, l’esecuzione del test in laboratorio. In condizioni di alta richiesta diagnostica, come inevitabilmente sarà durante la circolazione del virus dell’influenza il prossimo autunno-inverno, mentre alcuni laboratori saranno attrezzati per gestire grandi numeri, la maggior parte del territorio italiano sarà in difficoltà e non riuscirà a produrre i referti in tempi accettabili (24 ore).
Naturalmente, il sistema dei tamponi è anche quello che ha fatto la differenza nei mesi passati, che ci ha permesso di identificare i positivi, sintomatici e non, e di fare quel tracciamento che è stato un chiaro successo nella gestione strategica della pandemia. Ma in questi mesi, molte aziende e ricercatori si sono messi all’opera per creare un metodo diagnostico più agevole e veloce. Adesso, con la riapertura di scuole e università, è arrivato il momento di utilizzarli.
Il primo passo verso una semplificazione è rappresentato dal test molecolare sulla saliva [1,2], già validato e approvato dalla Food & Drug Administration (FDA) degli USA, che consente di saltare tutta la procedura legata al prelievo del campione. Ai soggetti da analizzare è richiesto semplicemente di raccogliere la saliva in un contenitore: nessun operatore, minore invasività, nessuna coda per il prelievo. E anche le fasi successive, grazie a modifiche del protocollo di analisi molecolare, sono più veloci e molto più economiche, altro fattore da considerare nella gestione di una pandemia. Il basso costo del test, stimato inferiore a 10 dollari, quindi pochi euro, consentirebbe un ampio utilizzo nelle scuole e nelle università, permettendo di ottenere rapidamente quel monitoraggio sanitario che insegnanti e famiglie si aspettano.
Il secondo passo è basato invece sull’utilizzo di test rapidi che invece di riconoscere l’RNA del virus identificano le sue proteine, i cosiddetti “test antigenici” (l’antigene è la porzione di proteina o altra componente virale riconosciuta da un anticorpo). Al momento, FDA ha approvato 4 test, tutti basati sul tampone nasale. Questi test hanno il vantaggio chiaro della rapidità della risposta (pochi minuti), ma lo svantaggio dovuto alla raccolta del campione, come illustrato sopra. In Italia, il test rapido antigenico è utilizzato a Fiumicino, sembra con risultati soddisfacenti, e non si capisce perché un test adatto a identificare potenziali positivi in aeroporto non possa andar bene per monitorare nel tempo studenti e personale della scuola o dell’università.
Ma l’ultimo, definitivo passo per la diagnostica rapida del SARS-CoV-2 sarà un test salivare antigenico a basso costo e sufficientemente sensibile e specifico da poter essere ripetuto periodicamente, col minimo disagio per l’individuo e senza richiedere personale specializzato. I test per l’identificazione delle proteine sulla saliva hanno dimostrato una buona sensibilità che è però inferiore a quella dei classici tamponi “molecolari”. La minore sensibilità potrebbe non identificare come positivi i soggetti con carica virale bassa (soggetti “falsi negativi”) e quindi farli sfuggire al sistema di identificazione. Tuttavia, considerato il costo modesto di questi test, la rapidità della risposta, e la loro ripetibilità a breve distanza di tempo (per esempio, una volta alla settimana), riteniamo che sia arrivato il momento di prendere in seria considerazione questi nuovi strumenti diagnostici economici e rapidi per convivere con il virus SARS-Cov2 durante la riapertura di scuole e Università ed essere preparati all’arrivo dell’epidemia d’influenza.