Undici anni fa, un milione di pakistani ballarono per le strade alla notizia che sei armi nucleari erano state sperimentate con successo. Era stato detto loro che costruire bombe nucleari era la cosa più grande che un paese potesse fare; il Pakistan era dunque un grande paese. Ma la scorsa settimana il test nucleare nella Corea del Nord ha dato una solida prova che qull'affermazione è in realtà una bugia.
La Corea del Nord è un paese che nessuno ammira. È sconosciuto dal punto di vista dei traguardi scientifici, ha poca energia elettrica o combustibile, il cibo e le medicine scarseggiano, la corruzione è onnipresente, e il suo popolo vive in condizioni terribili e umilianti sotto una dittatura dissoluta e dinastica. In una carestia, alcuni anni fa, la Corea del Nord ha perduto quasi 800.000 persone. E ha una popolazione enorme, di 200.000 prigionieri, sottoposta a torture e abusi sistematici.
Perché un paese misero e alla fame continua a spendere fino all'ultimo centesimo per la "Bomba"? Sullo sviluppo e la sperimentazione di una flotta di missili la cui gamma aumenta continuamente? La risposta è chiara: le armi nucleari e i missili della Corea del Nord sono strumenti di ricatto piuttosto che mezzi di difesa. Brandite minacciosamente e manipolate di volta in volta, queste bombe sono progettate per mantenere aperto il flusso degli aiuti internazionali.
Sicuramente il popolo della Corea del Nord non ha guadagnato nulla dalla nuclearizzazione del suo paese. I Coreani tuttavia non possono minacciare i loro oppressori. Ma, noi Pakistani, che siamo molto più liberi? Ci dobbiamo chiedere: che cosa abbiamo ottenuto dalla "Bomba"?
Alcuni avevano immaginato che le armi nucleari avrebbero fatto del Pakistan un paese
oggetto di timore e rispetto nella comunità internazionale. Gli era stato detto
che il Pakistan avrebbe acquisito il mantello della leadership nel mondo
islamico. In effetti, a seguito dei test del 1998, la borsa Pakistana era
salita in alcuni paesi musulmani, prima di crollare. Ma oggi, con una grande
fascia di territorio perso per insurrezioni, ci troviamo costretti a difendere il
Pakistan dalle accuse di essere uno stato fallito. In termini di
governabilità, economia, istruzione o di qualsivoglia ragionevole indicatore
della qualità della vita, il Pakistan non è uno stato di successo e non è
invidiato da nessuno.
Contrariamente alle affermazioni fatte nel 1998, la "Bomba" non ha trasformato il Pakistan in un paese scientificamente e tecnologicamente avanzato. Ancora una volta, i fatti sono duri. A parte un ruolo relativamente minore delle esportazioni di software per computer e di armamenti leggeri, la scienza e la tecnologia rimangono irrilevanti nel processo di produzione. Le attuali esportazioni del Pakistan sono principalmente quelle di tessuti, cotone, cuoio, palloni da calcio, pesce e frutta. Questo è esattamente quanto avveniva prima che il Pakistan intraprendesse la sua ricerca per la "Bomba". Il valore aggiunto della produzione pakistana è appena un po' superiore a quello del Bangladesh e del Sudan, ma è ben al di sotto di quello dell' India, della Turchia e dell'Indonesia. Anche la qualità della scienza insegnata nei nostri istituti di istruzione non è neanche lontanamente soddisfacente. Ma tutto questo è poco sorprendente, dato che costruire una bomba atomica, di questi tempi, richiede solo strette competenze tecniche, piuttosto che scientifiche.
Che ne è stato dell'affermazione secondo cui l'orgoglio della "Bomba" avrebbe miracolosamente saldato insieme i diversi popoli che costituiscono il Pakistan? Mentre molti in Punjab desiderano ancora la "Bomba", il Sindhis arrabbiato vuole acqua e occupazione e danno la colpa al Punjab per averglieli portati via. Rifugiati del Pakhtun da Swat e Buner, sventurate vittime di una guerra tra i talebani e l'esercito pakistano, sono tragicamente impediti da gruppi etnici dall' entrare nel Sindh. Questo rifiuto stride profondamente contro il concetto di una singola nazione unita nelle avversità.
Per quanto riguarda i Beluci, essi si risentono profondamente che i due siti dei test nucleari, adesso radioattivi e fuori controllo, siano sul loro territorio. Arrabbiati per essere governati rigidamente da Islamabad, molti hanno preso le armi e chiedono che l'esercito del Punjab si tolga dalle loro spalle. Molte scuole nel Balochistan si rifiutano di sventolare la bandiera del Pakistan, l'inno nazionale non è cantato, e bandiere nere celebrano il giorno dell' indipendenza del Pakistan. L'Università del Balochistan pullula di icone del separatismo beluco: poster di Akbar Bugti, Balaach Marri, Brahamdagh Bugti, e del generale Sheroff sono ovunque. La "Bomba" non era dunque un collante.
Ha la "Bomba" aiutato il Pakistan a liberare il Kashmir dal governo indiano? Si tratta di una triste realtà, ma l' India ha il controllo sul Kashmir contro la volontà dei sui abitanti. Un controllo più saldo oggi di quanto non lo sia stato da molto tempo a questa parte. Come spesso osservato da Eqbal Ahmed, la politica abissalmente povera del Pakistan ha aiutato a strappare la sconfitta dalle fauci della vittoria. La sua strategia per affrontare l' India - una jihad (guerra santa) portata avanti in segreto da combattenti islamici protetti dalle armi nucleari del Pakistan - è considerata un terribile fallimento nell' arena delle opinioni internazionali. Ancora più importante, questa strategia ha creato un movimento di guerriglia dalle cento teste come l'idra che ora minaccia il Pakistan. Alcuni Mujahideen, che si sono sentiti traditi dall'esercito e dai politici del Pakistan, in ultima analisi, si sono vendicati puntando i loro fucili contro gli sponsor e i trainer. La "Bomba" ci ha aiutato a perdere il Kashmir.
Qualcuno potrebbe chiedersi: non ha la "Bomba" impedito all'India di far un solo boccone del Pakistan? In primo luogo, un'India dinamica non ha motivo di volere altri 170 milioni di musulmani. In secondo luogo, anche se l'India avesse voluto, la conquista territoriale sarebbe stata impossibile. Armi convenzionali, usate dal Pakistan in modo difensivo, sono una protezione sufficiente. Se i potenti python americani non hanno potuto digerire l'Iraq, non sarebbe possibile per una media potenza come l'India occupare il Pakistan, un paese quattro volte più grande dell' Iraq.
È, naturalmente, vero che le armi nucleari del Pakistan hanno scoraggiato l'India
dal lanciare attacchi punitivi, per almeno tre volte dopo i test del 1998. L'
incursione segreta del Pakistan nel Kargil nel corso del 1999, l'attacco il 13
Dicembre dello stesso anno al parlamento indiano (inizialmente sostenuto da
Jaish-i-Muhammad), e l' attacco di Mumbai nel 2008 da Lashkar-i-Taiba, hanno
creato in India un sentimento teso a dare la caccia ai gruppi terroristici che
hanno base in Pakistan. Ne deriva forse che dovremmo mantenere la "Bomba" a protezione
dei gruppi terroristici? Sicuramente è il momento di rendersi conto che questo modo
di condurre la politica estera è equivalente al suicidio.
È stata una menzogna affermare che la "Bomba" avrebbe protetto il Pakistan, il suo popolo o le sue forze armate. Piuttosto, ci ha aiutato a metterci in questa situazione gravemente problematica e non ci offre alcuna via d'uscita. La minaccia per il Pakistan è interna. La "Bomba" non può aiutarci a recuperare i territori sequestrati dalla Baitullahs e Fazlullahs, né a far ritornare il Waziristan in Pakistan. Altre testate nucleari, test di lancio di più missili o l' acquisto di altri F-16s americani e sommergibili francesi, non aiutano.
I problemi di sicurezza del Pakistan non possono essere risolti con armi più potenti. Invece, la via da seguire consiste nella costruzione di una democrazia attiva e sostenibile, di un'economia per la pace piuttosto che per la guerra, di una federazione in cui controversie locali possano essere risolte in modo efficace; nell' eliminazione dell'ordine feudale e nella creazione di una società tollerante che rispetti lo stato di diritto.
È giunto il momento per il Pakistan di diventare parte dell'attuale movimento globale contro le armi nucleari. L'India - che aveva spinto verso la nuclearizzazione un Pakistan inizialmente svogliato Pakistan - è moralmente obbligata a portare avanti questo medesimo progetto. Entrambi i paesi devono dichiarare che non produrranno più materiale fissile per costruire nuove bombe. Entrambi devono rinunciare ai folli piani per espandere i loro arsenali nucleari.
Undici anni fa, pochi Pakistani e Indiani avevano sostenuto che la "Bomba" non avrebbe portato né la sicurezza né la pace. Essi sono stati condannati come traditori e liquidati dai loro concittadini. Ma ogni anno che passa mostra semplicemente come avessimo ragione.
(Traduzione di Riccardo Fantoni)