Nella mia recente e limitata carriera di conferenziere sui temi del nucleare, mi sono formato la convinzione che uno dei grossi problemi in questo campo risieda in un certo malvezzo di alcuni scienziati ed esperti di presentare opinioni personali e dati talora discutibilissimi come se fossero realtà scientifica. La strana varietà di opinioni che ne deriva ingenera confusione in chi è bombardato da informazioni contraddittorie provenienti dal mondo tecnico e scientifico. Troviamo a favore dell'energia nucleare ingegneri e fisici che lavorano nel settore specifico, cosa che assicura una certa competenza in materia, ma suscita nel pubblico il dubbio di un qualche loro interesse a sostenere la causa. Per la verità, anche molti ecologisti hanno cambiato idea su questo punto e sono oggi sostenitori del nucleare. Vi sono però scienziati di varie branche del sapere che si professano apertamente contrari o dubbiosi. E' inevitabile chiedersi se persone che usano lo stesso metodo di lavoro e possiedono una certa omogeneità di conoscenze in campo scientifico non potrebbero fare il favore di essere un minimo concordi e dire qualcosa di chiaro a chi nella vita si occupa di altro. Convinto che questo sia uno dei problemi importanti in relazione alla percezione sociale di temi di carattere scientifico, sintetizzerò brevemente quello che penso in risposta ad alcune domande specifiche che mi sono state poste sul nucleare, per poi indugiare brevemente su questo aspetto. Le scelte del governo in tema di nucleare. Credo che si debba riconoscere nella via che è stata recentemente scelta dal governo in carica un'opzione ragionevole per la ripresa delle attività italiane in questo settore. I reattori di terza generazione, infatti, sono quelli immediatamente disponibili e che si basano su di una tecnologia che ha dato prova di essere sicura ed affidabile per più di 12000 anni-reattore. Sulla quarta generazione stiamo tutti lavorando, come sviluppo di medio termine; ma farne l'obiettivo per la ripresa del nucleare, come proposto da altri, è solo un modo di rimandare il problema a venti anni da ora, facendo finta di decidere qualcosa, mentre in realtà non si decide proprio nulla. Detto questo, si consideri che un'opzione energetica non deve essere una scelta di parte, bensì una scelta "della nazione", sostenuta nel lungo termine da un vasto consenso. La discussione sul nucleare non può ridursi al solito schema di contrapposizione tra schieramenti: qui si discute del futuro del Paese, per cui, per favore, lasciamo a casa le ideologie e le parti politiche e concentriamoci sul problema. Siamo già stati sufficientemente danneggiati dall'avere demonizzato il nucleare per un ventennio. Ma per raggiungere questo obiettivo, i politici devono ricevere informazioni chiare e possibilmente concordi da parte di chi si occupa di scienza e tecnologia. E qui veniamo al punto chiave del mio discorso. Nucleare e relativismo scientifico. Come dicevo, una volta estratti dalla loro nicchia, in cui si suppone che operino con rigore assoluto, e messi davanti ad un microfono o ad una telecamera, alcuni "esperti" sembrano abbandonare la regola della verificabilità delle proprie affermazioni, per lasciarsi andare a presentare opinioni, mezze verità o esagerazioni come se si trattasse di una conseguenza delle loro conoscenze scientifiche. Dal mio punto di vista, devo lamentare che tra gli oppositori del nucleare ci sono alcuni che sembra si siano fatti l'idea che ogni loro affermazione debba essere accolta come un ipse dixit; nelle loro esternazioni, i numeri che traducono l'entità delle risorse energetiche, i loro costi o la loro resa si liberano del loro significato di precisa quantificazione per assumere il ruolo di elementi di un volo pindarico unicamente volto all'affermazione delle loro proposte. C'è poi chi si lascia prendere completamente dall'ideologia e, nei suoi interventi, presenta il nucleare come un'attività singolarmente pericolosa perché segnata da peccati originali che nessuno potrà mai rimettere; ad esempio, nucleare civile e nucleare militare saranno, a sua detta, sempre intimamente legati, nonostante si faccia notare che il plutonio che è prodotto dai reattori per grandissima parte non può essere "weapon grade" e che molti Paesi che usano il nucleare non hanno mai avuto armi di distruzione di massa. Ci sono, ancora, coloro che osteggiano in vario modo il nucleare manifestando la paura che una sua rinascita sottragga risorse alla ricerca sulle altre fonti energetiche, come se questa fosse una buona motivazione per essere contrari e senza considerare che il vero problema è piuttosto la scarsa importanza che viene data nel nostro Paese alla ricerca nel suo complesso. Insomma, si assiste ad una sorta di relativismo scientifico, se mai possa esistere qualcosa di simile senza contraddizioni in termini: ognuno la dice come vuole e questo non è davvero un bel vedere. Che fare? Ovviamente, anche chi scrive non può considerarsi a priori esente da pecche in questo senso; ciononostante, assicuro che la coscienza di poter cadere nelle stesse fallacie riscontrate in più occasioni nelle altrui argomentazioni, facendo magari le stesse brutte figure di fronte a chi è informato dei fatti, aiuta assai ad evitarle. Ed è proprio qui il punto. La mancanza di un "peer reviewing" delle affermazioni rilasciate a giornali o a televisioni da chi si occupa di scienza e tecnica sembra garantire un eccessivo grado di impunità a chi sia abituato ad esternare in libertà. Una reazione immediata della comunità scientifica ad affermazioni discutibili su questo o quell'aspetto potrebbe essere un deterrente nei confronti di un'eccessiva disinvoltura. In attesa che qualcuno si organizzi in questo senso, non resta che sperare in un maggiore autocontrollo. In fondo, dobbiamo tenere conto che la gente tende a credere davvero a chi si presenta con un titolo accademico o scientifico e questo conferisce una precisa responsabilità. Come regola per chi legge e ascolta, cercando di informarsi, consiglio di diffidare delle posizioni che appaiono troppo a senso unico, estremiste e gratuite. Soprattutto, si sappia distinguere la competenza specifica da quella generica: i tuttologi non esistono. Quando mi viene proposto di leggere l'intervista ad un astronomo sulla fecondazione assistita, sono tentato di voltare pagina e chiedere invece al mio vicino che cosa ne pensi.
L'atomo scatena il relativismo scientifico
Primary tabs
prossimo articolo
Generazione ansiosa perché troppo online?
La Generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli (Rizzoli, 2024), di Jonathan Haidt, è un saggio dal titolo esplicativo. Dedicato alla Gen Z, la prima ad aver sperimentato pubertà e adolescenza completamente sullo smartphone, indaga su una solida base scientifica i danni che questi strumenti possono portare a ragazzi e ragazze. Ma sul tema altre voci si sono espresse con pareri discordi.
TikTok e Instagram sono sempre più popolati da persone giovanissime, questo è ormai un dato di fatto. Sebbene la legge Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA) del 1998 stabilisca i tredici anni come età minima per accettare le condizioni delle aziende, fornire i propri dati e creare un account personale, risulta comunque molto semplice eludere questi controlli, poiché non è prevista alcuna verifica effettiva.