La recente dichiarazione dei presidenti russo e americano, Medvedev e Obama, al G20 di Londra auspicante un mondo privo di armi nucleari riecheggia il memoramdum del Reykjavik Summit dell’ottobre 1986, in cui Mikhail Gorbaciov e Ronald Reagan convennero di mirare all’obiettivo di una totale eliminazione delle armi nucleari, progetto che si arenò a seguito del programma di difesa antimissile lanciata da Reagan, considerato dall’URSS destabilizzante l’equilibrio strategico.
L’impulso recente a riconsiderare una tale possibilità è venuto appunto a seguito di un convegno convocato alla Hoover Institution di Stanford (California) in occasione del ventesimo anniversario dell’incontro Gorbaciov-Reagan con lo scopo di riaccendere la loro visione di un mondo libero dagli ordigni nucleari.
I risultati del convegno sono stati pubblicati il 4 gennaio 2007 sul the Wall Street Journal in un articolo dal titolo A World Free of Nuclear Weapons a firma di quattro uomini politici che rappresentano il baricentro del pensiero politico-strategico americano: Henry Kissinger e George Shultz, ex segretari di stato con i Presidenti Nixon e Reagan, rispettivamente, William Perry, ex ministro della difesa con il Presidente Clinton e Sam Nunn, a lungo presidente della commissione difesa del Senato degli Stati Uniti. Proprio per l’eminenza dei quattro firmatari, l’articolo ha scosso il mondo politico-diplomatico mondiale, indirizzando lungo una nuova più coraggiosa direzione il pensiero geo-politico internazionale, che non era ancora riuscito a recepire a pieno nel settore del confronto militare globale la novità costituita dalla fine della guerra fredda.
L’articolo del 2007 certamente non costituisce una novità nel pensiero strategico e sulle problematiche di sicurezza globali: l’eliminazione delle armi nucleari è sempre stata un obiettivo permanente dei vari movimenti pacifisti e di personalità scientifiche e religiose, e pensatori di varie estrazioni hanno denunciato ripetutamente l’inumanità di tali ordigni. Purtroppo questi interventi, se pur di grande levatura etico e culturale, non sono stati particolarmente efficaci: hanno comunque lasciato nel patrimonio culturale motivazioni e atteggiamenti destinati propagarsi, rafforzarsi e a riemergere, e i loro fallimenti possono fornire preziose indicazioni sugli errori da evitare.
Furono gli stessi protagonisti dello sviluppo della bomba atomica a rendersi conto per primi della gravità e dei rischi comportati dalla nuova arma per i rapporti internazionali futuri e a tentare di prevenire la corsa agli armamenti nucleari che ha caratterizzato la guerra fredda e che tuttora incombe sull’umanità. Durante la seconda guerra mondiale i principali impulsi a considerare gli sviluppi futuri e il controllo dell’energia nucleare vennero da Niels Bohr, e da un gruppo di scienziati del laboratorio di Chicago del progetto Manhattan, sotto la guida di James Franck, Eugene Rabinowitch e Leo Szilard, e dai responsabili del programma militare Vannevar Bush e James Conant. Le loro azioni procedettero separatamente e indipendentemente, con obiettivi e metodi differenti, gettando le basi per la proposizione di un preciso piano per il controllo dell’energia nucleare e l’eliminazione delle armi atomiche, espresso dal rapporto Achenson-Lielenthal, ampiamente ispirato da Robert Oppenheimer, e dal piano Baruch, destinato a ridursi a lettera morta se pur formalmente approvato dalle Nazioni Unite alla fine del 1946, con l’astensione dell’Unione Sovietica e della Polonia.
L’intervento dei quattro sta influendo notevolmente sulla politica internazionale, rivelandosi propulsore di iniziative concrete a vari livelli. L'articolo ha rilanciato studi seri sul disarmo nucleare totale in molte istituzioni e centri di ricerca di politica e strategia internazionali, come verificato in un secondo convegno e reso noto in un secondo articolo (Toward Nuclear-Free World ) pubblicato sempre sul the Wall Street Journal il 15 gennaio 2008. I risultati di questi studi hanno individuato dei precisi percorsi e tappe significative per raggiungere in modo sicuro l’ambizioso obiettivo rilanciato da Medvedev e Obama.
L’azione delle quattro personalità ha generato inoltre prese di posizione importanti a livello politico internazionale: entrambi i candidati alla presidenza degli Stati Uniti durante la campagna elettorale hanno sostanzialmente convenuto sull'obiettivo e preso l’impegno di perseguirlo; in Russia vi è stata una reazione positiva di Gorbaciov e un atteggiamento non negativo del governo; in Inghilterra Gordon Brown si è espresso favorevolmente; in Francia il Libro bianco della Difesa indica come obiettivo da perseguire l'eliminazione delle armi nucleari; in Australia il governo ha istituito una commissione internazionale di esperti per tracciare un percorso che conduca all'eliminazione delle armi nucleari e continuano prese di posizione favorevoli di personalità politiche di vari paesi.
Pertanto per Obama si tratta di mantenere un impegno preso nella campagna elettorale e per Medvedev di riprendere il colloquio strategico bilaterale.
È particolarmente importante che i due statisti abbiano fatto preciso riferimento al processo degli accordi START, raggiunti appunto fra Gorbaciov e Reagan, fermato in seguito alla decisione di Bush di denunciare il trattato anti-missile balistico.
Il processo di Strategic Arms Reduction Treaty prevedeva tre livelli successivi e crescenti di disarmo degli armamenti strategici nucleari di Russia e USA.
Lo START I, firmato nel 1991 ed entrato in vigore nel 1994, impone limiti ai sistemi di vettori di testate nucleari a disposizione di Russia e USA e cesserà alla fine del 2009. Lo START II (Treaty on Further Reduction and Limitations of Strategic Offensive Arms) prevedeva un tetto di 3000-3500 testate strategiche operative per ciascuno dei due paesi; firmato nel 1993 e ratificato da entrambi, non è mai entrato in vigore non essendo stati scambiati i protocolli di ratifica; nel 2002 la Russia ha dichiarato di non sentirsi vincolata dal trattato a seguito del ritiro americano dal trattato Antimissile balistico.
Attualmente è anche in vigore fra Russia e USA il Treaty on Strategic Offensive Reductions (SORT), firmato nel 2002, che prevede che al 31 dicembre 2012 ciascun paese non disponga di più di 2200 testate strategiche. Non sono previste specifiche forme di controllo, né è definito un percorso preciso per le necessarie riduzioni, lasciate completamente libere; di fatto nessuno dei due paesi ha in corso piani di radiaqzione di armi nello spirito e nella lettera del trattato. L’importanza del processo START rispetto all’accordo SORT sta nel fatto che solo il primo comporta delle scadenze precise e un efficace sistema di controllo e verifica, con strutture operative dedicate, che verrebbero smantellati alla fine del 2009 se lo START I non verrà esteso e se non entrerà in vigore lo START II o un nuovo serio programma di disarmo controllato e verificato.