Alle cinque del mattino di venerdì 27 settembre, a Stoccolma,
l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha concluso i lavori del Working
Group I e approvato il testo definitivo.
I risultati non
si discostano molto da quelli dell’ultimo rapporto, che risale al 2007, e
confermano buona parte delle anticipazioni ufficiali
diffuse nei giorni scorsi. Sono basati su una serie di osservazioni più ampie e
dettagliate, soprattutto su scala regionale, grazie anche a modelli climatici
più completi (Earth System Models). Le conclusioni rimangono le stesse: la temperatura
globale continua ad aumentare e le attività dell’uomo sono la principale causa.
(Ecco i punti principali del rapporto IPCC).
Temperatura
La temperatura globale dal 1850 è aumentata di 0.78°C (valore mediato
sull’intero globo; se viene misurato il trend lineare della temperatura
l’aumento risulta di 0.85°C). Gli ultimi tre decenni sono stati, in
successione, più caldi di ogni altra decade precedente a partire dal 1850. Fino
al 2100 la temperatura potrà aumentare, in media, da 1 a 4 gradi rispetto a quella
attuale.
Oceani
Gli oceani hanno accumulato la maggior parte del calore immagazzinato
nel sistema climatico. Gli esperti hanno stimato con “high confidence” che il
dato superi il 90% nel periodo tra il 1971 e il 2010. Negli stessi anni, la temperatura
superficiale oceanica (i primi 75 metri) è aumentata di 0.11°C per decennio. Gli oceani hanno assorbito il 30% dell’anidride carbonica,
contribuendo al fenomeno dell’acidificazione che è cresciuta del 26%
dall’inizio dell’era industriale. Il PH della superficie marina è diminuito in
media di 0,1.
Il riscaldamento degli oceani è un fenomeno destinato a perdurare nel
corso di questo secolo, portando gradualmente al riscaldamento delle acque
profonde che potrebbe influenzare il sistema di correnti oceaniche. Senza
strategie di mitigazione il PH degli oceani potrà arrivare a -7.8.
Ghiacciai e
calotte polari
Negli ultimi venti anni la massa ghiacciata che ricopre la Groenlandia
e l’Antartide si è ridotta, i ghiacciai si sono ritirati gradualmente quasi in
tutto il mondo e nell’emisfero Nord l’estensione della copertura nevosa nella
stagione primaverile ha continuato a diminuire. É “molto probabile” che i
ghiacci dell’Artico continuino a restringersi e ad assottigliarsi all’aumentare
della temperatura media globale, e che la copertura nevosa dell’emisfero Nord
diminuisca nel corso di questo secolo.
Livello del mare
Dal 1901 al 2010, il livello medio del mare si è alzato di 19
centimentri, con significative differenze su scala regionale, con un tasso di innalzamento
superiore rispetto a quello degli ultimi due millenni. L’aumento stimato nel
corso di questo secolo va da 40 cm a 63 cm.
Concentrazioni di
gas ad effetto serra
Le concentrazioni di anidride carbonica, metano e protossido di azoto
(i tre principali gas responsabili del riscaldamento globale) sono aumentate
del 40% rispetto al periodo preindustriale, raggiungendo i livelli più alti
degli ultimi 800mila anni (misurati grazie al carotaggio dei ghiacciai e delle
calotte polari).
Dal 1750 al 2011 le emissioni da combustibili fossili hanno
rilasciato nell’atmosfera 365 gigatonnellate di carbonio che si aggiungono alle
emissioni derivate dalle modifiche nell’uso del suolo (per esempio
deforestazione, o la trasformazione di zone boschive in terreni agricoli),
stimate in 180 gigatonnelate. In totale, le emissioni “antropogeniche”, cioè
dovute ad attività dell’uomo, ammontano a 545 gigatonnellate di carbonio. Le
proiezioni mostrano che le emissioni di CO2 per il periodo 2012-2100
vanno da 140 a 1910 GtC, a seconda degli scenari considerati.
Nuovi scenari
Rispetto
agli scenari SRES usati nel precedente rapporto, con il famigerato BAU (A1FI)
ad indicare il businness-as-usual,
sono stati introdotte nuove categorie. La vera novità è che per la prima volta
è stata considerata l’ipotesi che nei prossimi anni vengano messe in atto
politiche globali che riducano effettivamente le emissioni. Lo scenario RCP2.6
è definito “ad alta mitigazione”, mentre l’estremo opposto, RCP8.5,rappresenta
quello più emissivo. Osservando le figure a) e b), ovvero la variazione nella temperatura
media superficiale della Terra e nelle precipitazioni al 2100, si può
constatare che tra il “fare” e il “non fare” c’è una bella differenza.