fbpx CERN: se Ginevra non ride l'Europa piange | Scienza in rete

CERN: se Ginevra non ride l'Europa piange

Primary tabs

Read time: 6 mins

Il Consiglio del CERN (European Organization for Nuclear Research), il più grande laboratorio al mondo di fisica delle alte energie, ha approvato poche ore fa in via definitiva a Ginevra il suo Piano di Medio Termine per il quinquennio 2011-2015. Su richiesta della gran parte degli stati nazionali che ne sono membri, il Consiglio del CERN ha ridotto il bilancio complessivo di 343 milioni di franchi svizzeri (250 milioni di euro).

Una riduzione era previsto da tempo. E a fine agosto questa previsione aveva provocato sia  uno sciopero dei dipendenti sia una certa attenzione nei media.

Il taglio del budget, come sostiene nel comunicato ufficiale che trovate qui sotto e come ribadisce Lucio Rossi nell’articolo che vi proponiamo, sarà relativamente contenuto e non avrà ricadute sulle attività di ricerca: né su LHC, il più grande acceleratore del mondo che sta lavorando alla caccia del bosone di Higgs e di “nuova fisica”, né su altri progetti.  E giustamente gli scienziati del CERN tirano un sospiro di sollievo.

Tuttavia non c’è dubbio che – al di là delle attività del CERN – la decisione degli stati europei di ridurre il budget del più grande laboratorio scientifico del continente è un segnale politico, la cui forza e la cui direzione non vanno sottovalutate. Per almeno due ragioni.

La prima è che in fatto di finanziamenti alla scienza l’Europa continua a predicare bene e a razzolare male. Proprio questo anno scade il tempo che l’Unione europea si era data (nel 2000 a Lisbona) per diventare leader al mondo dell’economia della conoscenza. Nel 2002 si era dato anche un indicatore preciso: investire in ricerca e sviluppo (R&S) almeno il 3% del Prodotto interno lordo. Ebbene in questi dieci anni non solo il traguardo non è stato raggiunto, ma si è addirittura allontanato. Oggi l’Europa investe in R&S meno che nel 2000 e, per la prima volta in mezzo millennio, meno della media mondiale.

La nuova Commissione europea, insediatasi meno di un anno fa, ha riproposto l’obiettivo di Lisbona, spostandolo al 2020. Ma se il nuovo percorso inizia con dei tagli perde di credibilità. Mentre aumenta la probabilità che il 2020 segni un fallimento analogo a quello del 2010.

Non vogliamo essere in alcun modo profeti di sventura. Il fatto è che il taglio al CERN non è un fatto isolato. In queste settimane sta iniziando il lungo iter che, nel 2014, dovrà portare al varo di FP8, l’ottavo Programma Quadro per lo sviluppo della ricerca in Europa secondo progetti coordinati e finanziati non dai singoli paesi, ma dalla Commissione di Bruxelles. Si parla di un budget per sette anni compreso tra 50 e 100 miliardi di euro (FP7, l’attuale programma quadro, investe 53 miliardi di euro in sette anni). Ma voci di corridoio raccolte tra Bruxelles e Strasburgo parlano di pressing dei governi nazionali dell’Unione per ridurre o, comunque, limitare il budget del prossimo Programma Quadro.

Per mettere in ordine i propri bilanci nazionali, dunque, molti paesi – anche quelli che stanno incrementando la spesa nazionale in R&S – cercano di tagliare sulla spesa in ricerca scientifica comune. Me la creazione di uno Spazio comune effettivo della ricerca è una condizione essenziale per far sì che l’Europa diventi leader della società della conoscenza o, almeno, non perda ulteriore terreno rispetto alle altre grandi regioni del mondo.

Ma c’è un ulteriore segnale che dovrebbe indurre a una riflessione. Proprio mentre si sta lavorando alla prima bozza del Policy Document 2011 che dovrà stabilire le linee guida di FP8 e, dunque, della politica europea della ricerca nei prossimi anni.

Una richiesta emergente tra molti di coloro che a vario titolo in Europa stanno gettando le fondamenta di FP8 è quella di ridurre gli investimenti nella ricerca di base o curiosity-driven a vantaggio della ricerca altamente finalizzata e dello sviluppo tecnologico. Non è una nostra impressione. Lo sostiene  anche la Commissione Industria, Ricerca ed Energia (ITRE) del Parlamento Europeo in un rapporto reso pubblico lo scorso mese di maggio.

Questo del penalizzare la scienza di base a favore della ricerca altamente finalizzata e dello sviluppo tecnologico è un meccanismo che non funziona. Senza ricerca di base e/o curiosity-driven la corsa verso la produzione di nuova conoscenza (e quindi di nuova tecnologia fondata sulla conoscenza) ha il fiato corto.

Ecco perché i tagli al budget del CERN, il più grande laboratorio di fisica curiosity-driven al mondo, anche se non creano problemi concreti a Ginevra, sono un brutto segnale per il resto d’Europa.

 

CERN Council approves the Laboratory's Medium Term Plan

Geneva, 17 September 2010. During an intense series of meetings, which concludes today, the CERN Council overwhelmingly approved the laboratory's revised Medium Term Plan for the period 2011 to 2015. The plan was originally presented to Council at its June session, at which Council asked CERN management to introduce cost-saving measures. In the revised plan, Member State contributions will be reduced by a total 135MCHF over the five-year period, with measures to consolidate CERN’s social security systems bringing the total reduction to the programme to 343MCHF. The plan protects the flagship LHC programme, achieving cost savings by slowing down the pace of other programmes. CERN management considers this a good result for the Laboratory given the current financial environment.

"The plan we presented to Council is firmly science-driven," said CERN Director General Rolf Heuer. "It reduces spending on research and consolidation through careful and responsible adjustment of the pace originally foreseen in a way that does not compromise the future research programme unduly. The reductions will be painful, but in the current financial environment, they are fair."

Among the programmes to be affected is the upgrade to the LHC's beam intensity, which will allow the experiments to accumulate data at a faster rate. This will now proceed later than originally planned, with a new linear accelerator being connected in 2016 instead of 2015.

There will be no running of CERN's accelerators in 2012. The decision to not run the LHC in 2012 had already been taken in February for purely technical reasons. The whole CERN accelerator complex will now join the LHC in a year-long shutdown.

Looking further ahead, the plan allows for continuing R&D on the compact linear collider study, CLIC, and high-intensity proton sources, but at a slower pace than originally foreseen. Work on CLIC may provide technology for the development of a new machine to study in depth the discoveries made by the LHC, while high-intensity proton sources will allow CERN to play its part in global developments for neutrino physics.

"Council's decision is an important one for European science,"
said Council president Michel Spiro. “Although Council acknowledges that the cuts will be painful, we recognise the excellent performance of the LHC and its detectors, and consequently took decisions that minimise the disruption to CERN and its global user community. Council’s decision underlines Europe's commitment to basic research, and is testimony to the robustness of the CERN model of international collaboration in science. Council is grateful for the pragmatism, and the realism of the CERN management in proposing real cost savings in time of crisis."


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Incontro CRUI sui rischi dei ridimensionamento dell’università e della ricerca

Circa 200 rappresentanti delle Società Scientifiche e del mondo universitario si sono incontrati lunedì 25 novembre nella sede della CRUI (Conferenza dei Rettori delle università italiane) per discutere il documento “I rischi di ridimensionamento dell’università e della ricerca” e chiedere al Governo di fermare i tagli avviati con la legge di bilancio 2025.