fbpx Colmare il gap tra scienza e politica | Scienza in rete

Colmare il gap tra scienza e politica

Primary tabs

Read time: 3 mins

Nell’evoluzione delle attività della Rete ERA-ENVHEALTH, la questione relativa al binomio “scienza-politica” è emersa come tema di centrale rilievo. Infatti, nonostante il ruolo della ricerca scientifica appaia fondamentale nella definizione delle politiche pubbliche, in particolare quando riguarda ambiente e salute, il processo di trasferimento delle conoscenze ai decisori e la loro traduzione nelle politiche concrete presenta criticità rilevanti. Per questo si è deciso di dedicare una linea di attività alla questione: Bridging the Gap between Science and Policy raccoglie ricerche, esperienze, testimonianze a proposito delle dinamiche che intercorrono tra la produzione delle evidenze scientifiche e il loro uso come base delle decisioni politiche.

Il lavoro di ricerca e le discussioni sul tema sono stati affrontati prendendo in considerazione le visioni dei diversi portatori d’interesse: i ricercatori, i decisori pubblici, la cittadinanza, il comparto economico e i cosiddetti knowledge-broker, la figura individuata e promossa in Unione Europea come mediatrice tra il mondo scientifico e i suoi diversi interlocutori. Tra i temi affrontati: la valutazione delle prove scientifiche, l'integrazione di diversi settori e politiche in termini anche di co-benefici e co-finanziamenti, la traduzione e comunicazione dei risultati della ricerca.

L’ampio tema è stato affrontato affidando il lavoro a tre gruppi della Rete.
Il gruppo belga, afferente al Belgian Science Policy Office – BELSPO, ha esaminato la letteratura scientifica che studia il trasferimento delle conoscenze tra scienza e politica, e analizzato le iniziative dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS, e dell’UE finalizzate a migliorare l’inclusione delle prove scientifiche nei processi decisionali. L’analisi è stata completata da una serie di interviste a rappresentanti dei principali gruppi di attori coinvolti nel processo: decisori politici, knowledge-broker e scienziati. L’obiettivo era di intercettare le esigenze informative di carattere scientifico dei decisori politici e individuare le forme di comunicazione più comunemente adottate dai tre gruppi intervistati. Uno dei prodotti di questo lavoro è stata l’individuazione degli ostacoli e dei fattori che facilitano la comunicazione. Il gruppo di lavoro tedesco, afferente alla Federal Environment Agency – UBA, si è occupato di analizzare la banca dati ERA-ENVHEALTH, contenente una raccolta delle ricerche finanziate a livello europeo su ambiente e salute, allo scopo di verificare quali raccomandazioni politiche siano state incluse nei risultati del progetto di ricerca e quali lezioni si possano trarre dalle stesse. Il gruppo di lavoro italiano, afferente all’Istituto di Fisiologia Clinica - IFC del Consiglio Nazionale delle Ricerche, CNR, si è occupato dell’analisi di una serie di esperienze di produzione e uso, o mancato uso, delle evidenze scientifiche. Lo scopo è stato quello di analizzare le dinamiche concrete del trasferimento delle conoscenze alla decisione politica e l’identificazione di barriere ed elementi facilitanti, per trarne degli insegnamenti. Il gruppo italiano ha preparato inoltre strumenti finalizzati a facilitare la comprensione degli elementi contestuali e la loro influenza sulle dinamiche analizzate: un quadro dei potenziali flussi d’interazione tra le parti interessate e una lista di azioni che i principali portatori d’interesse possono realizzare per migliorare la relazione tra scienza e politica.

Attraverso la discussione dei casi studio, l’analisi della letteratura e dei risultati delle interviste, l’approfondimento di quanto e come avvenga il doppio passaggio da scienza a politica e da politica a scienza, si è cercato di produrre dei risultati “pronti all’uso”, potenzialmente in grado di facilitare questi processi, durante il meeting di Parigi, i tre gruppi presenteranno il loro lavoro e una check-list per i ricercatori, elaborata allo scopo di supportarli concretamente nel percorso di presentazione, comunicazione e trasferimento dei risultati del loro lavoro ai pubblici decisori.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Ostacolare la scienza senza giovare agli animali: i divieti italiani alla sperimentazione

sagoma di macaco e cane

Divieto di usare gli animali per studi su xenotrapianti e sostanze d’abuso, divieto di allevare cani e primati per la sperimentazione. Sono norme aggiuntive rispetto a quanto previsto dalla Direttiva UE per la protezione degli animali usati a fini scientifici, inserite nella legge italiana ormai dieci anni fa. La recente proposta di abolizione di questi divieti, penalizzanti per la ricerca italiana, è stata ritirata dopo le proteste degli attivisti per i diritti degli animali, lasciando in sospeso un dibattito che tocca tanto l'avanzamento scientifico quanto i principi etici e che poco sembra avere a che fare con il benessere animale.

Da dieci anni, ormai, tre divieti pesano sul mondo della ricerca scientifica italiana. Divieti che non sembrano avere ragioni scientifiche, né etiche, e che la scorsa settimana avrebbero potuto essere definitivamente eliminati. Ma così non è stato: alla vigilia della votazione dell’emendamento, inserito del decreto Salva infrazioni, che ne avrebbe determinato l’abolizione, l’emendamento stesso è stato ritirato. La ragione?