Investire in attività culturali paga, sia in termini di valore aggiunto economico, che occupazionale. In Italia nonostante la crisi il Sistema Produttivo Culturale e Creativo (SPCC) ha visto una crescita della ricchezza in termini di valore aggiunto nominale dello 0,6%, mentre gli occupati nel settore sono aumentati dello 0,2%. Ad oggi il Sistema Produttivo Culturale da solo, senza considerare cioè i posti di lavoro attivati negli altri settori, dà lavoro a 1,5 milioni di persone.
Dalla cultura viene un terzo della spesa turistica
Per ogni euro prodotto dal SPCC inoltre se ne attivano 1,8 in altri settori. Un giro d'affari di 89,7 miliardi di euro di valore aggiunto che ne produce altri 160,1, per un totale di 249,8 miliardi, che rappresentano il 17% del valore aggiunto nazionale. Un terzo della spesa turistica nazionale deriva insomma dalla cultura. Sebbene non siano cifre altissime, rimangono comunque significative del fatto che investire in “cultura” è un ottimo antidoto per far fronte alla crisi economica. Secondo quanto sostengono gli autori del Rapporto Symbola 2016 di Unioncamere, i paesi che stanno reagendo meglio alla crisi sono appunto quelli che hanno puntato su cultura e creatività.
Non monumenti ma design e videogame
Certo, questo non significa affatto che investiamo molto in musei, mostre e monumenti storici. Con il termine “cultura” non si intendono infatti solamente musei e monumenti storici, anzi, in questo ampio panorama culturale, gli investimenti nell'ambito del patrimonio artistico si collocano all'ultimo posto, con appena 2,8 miliardi di euro di valore aggiunto, il 3,2% del totale. Se consideriamo come indicatore il numero di imprese per settore la situazione è ancora più netta. Ci contano solo 904 imprese per il patrimonio artistico, che pesano per lo 0,3% del totale.
A dominare la scena sono infatti le “industrie culturali”, cioè cinema, tv, musica e soprattutto industria del videogame, in netta crescita sul 2011 insieme al settore del Design, che rappresentano il 36% del valore aggiunto e il 43% delle imprese presenti sul territorio, seguiti dalle “industrie creative”, cioè architettura, comunicazione e design (14,2% del valore aggiunto e 53% delle imprese presenti) e dalle performing arts, cioè mostre, fiere ed eventi culturali (7,9%).
Evidente il divario nord-sud
Non dappertutto si investe allo stesso modo. La distanza fra centro-nord e sud è ancora molto marcata, nonostante nel meridione non manchino certo le attrattive culturali da valorizzare. Solo il 15% del valore aggiunto del sistema paese derivante dal settore culturale proviene dalle regioni del Sud, mentre il 60% si concentra nelle regioni del nord (in testa Milano e Torino) e il rimanente 25% nell centro Italia. La differenza risulta un po' meno marcata se consideriamo il peso delle attività culturali nell'economia interna regionale, nonostante il Meridione si attesti comunque sotto la media italiana. Al sud si rileva però uno slancio particolare dell'industria editoriale e libraria con 31.366 imprese, che rappresentano una buona fetta del totale delle industrie del Meridione.