L'intelligenza umana e il suo rispecchiamento verbale sono fenomeni contestuali, sistemici e diacronici: ciò significa che l'intelligenza è legata alla comunicazione e che il suo raggio d'azione si estende ben oltre i limiti costituiti dall'epidermide individuale; in più è sottoposta alle vicende dell'evoluzione, che la rendono una caratteristica mutevole nei modi e nelle forme. Anche gli interlocutori dell'attività comunicativa mutano e si moltiplicano. L'essenzialità del contesto e dei rapporti interpersonali comporta, tra l'altro, l'importanza, per l'intelligenza umana, del corpo, che è il tramite, e il filtro, attraverso il quale la mente dell'uomo, e quindi il suo linguaggio, entrano in contatto con il resto dell'universo.
La lingua risulta dunque un fenomeno globale, mentale e corporeo insieme: ogni atto linguistico, a ben guardare, è un atto sistemico del mondo, che si svolge sì sotto la particolare angolatura dell'individuo che compie l'atto, ma che attraverso quell'individuo si collega a tutto il resto. E ogni testo è scritto dal mondo su sé stesso. Chi scrive presta al mondo mente, mano e corpo, consentendogli di scrivere e di scriversi. E così chi parla e chi legge e chi ascolta è un tramite del mondo. Questo punto di vista permette, tra l'altro, di capire e valutare meglio la funzione attiva dell'ascoltatore o del lettore, di chi insomma ri-costruisce in sé il testo.
A questa forma costantemente dialogica e interattiva della comunicazione corrisponde il passaggio, ancora in corso ma già ben delineato, dalla prima forma di Internet, il Web 1.0, alla sua evoluzione, il Web 2.0, rappresentato da Wikipedia, Google, YouTube e in genere da tutta una generazione di funzioni e di servizi caratterizzati non più da una partecipazione passiva, bensì da una cooperazione attiva e creativa degli utenti, i quali contribuiscono a produrre conoscenze: le strutture del Web 2.0 si costruiscono dal basso, per effetto di apporti minimi ma costanti in continuo confronto e interazione, come accade in maniera paradigmatica in Wikipedia. Il protagonismo partecipativo degli utenti e la crescente mediazione tecnologica dell'attività comunicativa giustificano in pieno la nozione di intelligenza collettiva, anzi connettiva, distribuita ovunque, coordinata nella dimensione sincronica, che alcuni hanno proposto per indicare le attività cognitive che si svolgono in rete e grazie alla rete.
Per converso, pare che il sincronismo tipico del Web sopprima la dimensione temporale, annullando il passato e appiattendo tutto sul presente. A ciò corrisponde una drastica trasformazione cognitiva e culturale. C'è peraltro da osservare che non sempre i contenuti del Web (p. e. di Wikipedia) sono attendibili: ne segue che la rapidissima diffusione delle informazioni errate rischia di rendere “culturalmente instabile” il sistema. Nei media cartacei tradizionali questo rischio è molto minore, non tanto perché essi siano più attendibili quanto perché minore è la velocità di propagazione delle conoscenze e maggiore è il tempo concesso alla riflessione, alla maturazione e alla scelta dei contenuti (la fretta è cattiva consigliera).
Si può avanzare un'analogia tra Web e cervello, sulla base della struttura reticolare comune e del continuo scambi di messaggi tra i nodi di queste reti. I concetti e i siti nuovi introdotti e allestiti dagli utenti vengono integrati nella struttura di Internet e rafforzati dagli altri utenti che li scoprono e li usano, creando i rimandi (link). Come le sinapsi cerebrali si rafforzano in virtù della ripetizione, così le connessioni del Web si irrobustiscono in seguito all'attività collettiva di tutti i navigatori del Web.
Questa persuasiva analogia giustifica l'uso della locuzione “macchine della mente” per i computer e Internet, e illustra la simbiosi tra queste strutture macchiniche e l'intelligenza umana: il nostro sistema cerebrale si integra con un artefatto, la rete globale, che ne potenzia alcune capacità, altre ne deprime, e ne modifica la struttura e le funzioni, aprendo la strada alla formazione di quell'intelligenza connettiva che, secondo alcuni, segna il passaggio dalla società gutenberghiana alla società digitale. Nella società digitale i contenuti sono mutevoli e i navigatori contribuiscono alla formazione dal basso di conoscenze e procedure distribuite agli utenti in un vicendevole alternarsi nei ruoli di spettatore e attore ovvero fruitore e autore.
Ma l'impressione è che noi adulti non siamo (ancora) del tutto usciti dalla “galassia Gutenberg” di cui parlava McLuhan e non siamo (ancora) capaci di orientarci nella società digitale. E questo anche per una certa nostra resistenza ad abbandonare le sponde, fidate anche se corrose, della cultura tradizionale. Molto più spregiudicati sono i giovani e giovanissimi, che sono nati nel digitale e che non hanno nessuna difficoltà a immergersi e navigare in questa nuova “infosfera”: anzi dell'altra, della vecchia “bibliosfera” alla quale noi siamo avvezzi e affezionati, non sanno molto e forse non vogliono neppure sapere molto.
Ma anche noi adulti viviamo nella società digitale, e non possiamo non risentirne gli effetti. A parte l'uso più o meno impacciato che facciamo dei media digitali, subiamo le metamorfosi socioculturali e le derive politiche di questa grande trasformazione e non possiamo non riconoscere che termini tradizionali come lavoro, denaro, proprietà, diritto, economia, sono sottoposti a una forte tensione definitoria. Anche per effetto della rivoluzione digitale, i significati di questi termini stanno cambiando, spesso senza lasciarci il tempo di adeguarci alle nuove accezioni e provocando in noi e nella società una lacerazione tra le nuove realtà e la vecchia mentalità, ancora aggrappata a concezioni pre-digitali. (3-continua)