Il progresso tecnologico ha
caratterizzato gli ultimi decenni rivoluzionando le nostre vite. Il
comportamento dei "nativi digitali" sembra distare anni luce rispetto
a quello dei loro predecessori: l’innovazione sviluppata nel settore dell’ICT
(information, communication technology) in questi anni ha portato con sé una
vera e propria rivoluzione nelle nostre vite, caratterizzando le abitudini
della società.
La tecnologia sembra essere il collegamento tra la scienza applicata e le
dinamiche della società che contraddistinguono i nostri giorni. Ma qual è il
prezzo di tutto questo? Si rischia di adagiarsi nel comfort del benessere
tecnologico perdendo di vista i rischi che può comportare l'utilizzo continuo
di risorse, le materie prime che rendono possibile il mondo che noi conosciamo.
Anche la comodità ha un prezzo e il confine con il consumismo è molto sottile.
Uno dei tasselli mancanti più importanti è
la responsabilità. Per diventare cittadini accorti e fare il primo passo verso
il cambiamento dobbiamo superare il limite dell’ambivalenza attribuito al
termine tecnologia. Nell'ideale che la
contraddistingue convivono un’accezione positiva e una negativa. Da un lato l’idea di progresso e tecnologia si
identifica con la capacità di collegare il nostro presente a un futuro sostenibile,
un ponte grazie al quale possiamo sfruttare correttamente e consapevolmente le
risorse a disposizione. L’idea antagonista è associata allo spreco di risorse
per la sua realizzazione e all’incentivo al consumismo dettato dalle sole leggi
del mercato.
Queste leggi non rispondono al sistema valoriale legato alla
sensibilità per l’ambiente e alla consapevolezza delle sue risorse finite.
L’oro nero per l’energia ma
anche minerali come stagno, tantalio e tungsteno per la produzione di
apparecchi elettronici sono materie prime indispensabili ma ricavate da falde
fossili, quindi materiali finiti. L’aggettivo indispensabile denota l’enorme
valore per il sistema economico mondiale legato alla produzione delle tecnologie,
un tesoro ambito dalle potenze economiche che determinano uno sfruttamento
ambientale e sociale. Si parla di “guerra dei minerali”, un vero e proprio
fardello sulle spalle del terzo mondo.
Le “risorse insanguinate” finanziano
conflitti nei paesi emergenti e contribuiscono a farli precipitare nel caos e
in una spirale di violenza i cui effetti non sono prevedibili. Potranno le materie
prime sostenere il peso del consumismo? E cosa succederà quando la crisi
ambientale si tradurrà in crisi sociale? In quest’ottica
l’associazione dei termini tecnologia e sostenibilità potrebbe sembrare un
ossimoro ma non è un paradosso.
Lo sviluppo tecnologico aiuta a diminuire l’impatto ambientale per l’unità di consumo ma per realizzare questa prospettiva, l’innovazione deve essere ben indirizzata individuando come obiettivo principale proprio la sostenibilità. Il motore capace di animare questo processo è alimentato dalla conoscenza, fonte inesauribile di creatività.
Ma l’innovazione sviluppata dovrà tradursi nell’utilizzo di soluzioni responsabili capaci di gestire secondo logiche condivise i beni comuni, migliorando la qualità ecologica dei settori strategici e cercando di alleggerire il carico sull’ambiente. Si parla di “Carrying Capacity”, l’impronta umana che l’ambiente è capace di sostenere, concetto familiare a ecologisti e studiosi della biodiversità.
La tecnologia ha la capacità di entrare con facilità nella vita quotidiana. Con una corretta comunicazione è in grado di percolare nella società portando alla sensibilizzazione delle tematiche ambientali, fondamentali per la costruzione di un futuro sostenibile.
L’obiettivo è quello di raggiungere l’intero pubblico ed entrare nella sensibilità comune, attivando i cittadini per sviluppare le potenzialità della tecnologia e svincolarla dall’accezione consumistica che il mondo globalizzato spesso le attribuisce. Per attuare questa dinamica è necessaria una politica chiara e trasparente capace di definire un quadro strategico adeguato. Una strategia di investimenti che vada verso il progressivo superamento degli incentivi e che concretizzi delle soluzioni utili per il continuo sviluppo dell’innovazione rivelandosi vantaggiosa anche per la crisi economica dei nostri tempi. Green economy, sviluppo di fonti rinnovabili, riciclaggio e tutte le realtà caratterizzate da una tecnologia dinamica sono in grado di costruire un paese più competitivo e valorizzare le risorse interne riducendo la dipendenza dall’estero. Rispondere alle grandi sfide di questo millennio come il cambiamento climatico, la tutela del territorio e della biodiversità, la promozione di una migliore qualità della vita è l’incentivo per investire risorse finanziarie e umane nello sviluppo scientifico e tecnologico.
L’uomo ha una chance per il suo futuro e deve sfruttare questa opportunità con la consapevolezza del presente per affacciarsi alla finestra del suo futuro cercando di non perdere mai la capacità di immaginare, di conoscere e di condividere. Responsabilità, immaginazione e partecipazione concretizzano un domani tecnologico e sostenibile.
ELENA BITTANTE