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Sinestesie artistiche e letterarie

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Gli articoli sulla sinestesia di Ernesto Carafoli e Marta Codato e di Lutz Jäncke, che Scienzainrete ha pubblicato di recente, meritano grande attenzione. Per sollecitazione dell’amico Carafoli, scrivo queste note a margine, che hanno il solo scopo di aggiungere qualche postilla di carattere letterario e artistico. Mi orienterò quindi verso la visione metaforica e retorica suggerita dall’interrogativo contenuto nel titolo di Carafoli e Codato.
Per cominciare vorrei riportare due sonetti, uno di Arthur Rimbaud (1854-1891) e l’altro di Charles Baudelaire (1821-1867), che contengono chiari elementi sinestesici.

Arthur Rimbaud
Voyelles (1871)

A noir, E blanc, I rouge, U vert, O bleu: voyelles,
Je dirai quelque jour vos naissances latentes :
A, noir corset velu des mouches éclatantes
Qui bombinent autour des puanteurs cruelles,

Golfes d'ombre; E, candeur des vapeurs et des tentes,
Lances des glaciers fiers, rois blancs, frissons d'ombelles;
I, pourpres, sang craché, rire des lèvres belles
Dans la colère ou les ivresses pénitentes ;

U, cycles, vibrements divins des mers virides,
Paix des pâtis semés d'animaux, paix des rides
Que l'alchimie imprime aux grands fronts studieux ;

O, suprême Clairon plein des strideurs étranges,
Silence traversés des Mondes et des Anges :
- O l'Oméga, rayon violet de Ses Yeux !

Traduzione (Giuseppe Cirigliano)
Vocali

A nera, E bianca, I rossa, U verde, 0 blu: vocali!
Un giorno dirò i vostri ascosi nascimenti:
A, nero vello al corpo delle mosche lucenti
Che ronzano al di sopra dei crudeli fetori, 



Golfi d'ombra; E, candori di vapori e di tende,
Lance di ghiaccio, bianchi re, brividi di umbelle;
I, porpore, rigurgito di sangue, labbra belle
Che ridono di collera, di ebbrezze penitenti;

U, cicli, vibrazioni sacre dei mari verdi, 

Quiete di bestie ai campi, e quiete di ampie rughe
Che l'alchimia imprime alle fronti studiose.

O, la suprema Tromba piena di stridi strani,
Silenzi attraversati dagli Angeli e dai Mondi:
- O, l'Omega, ed il raggio violetto dei Suoi Occhi! 


Di questa poesia, una delle più celebri di Rimbaud, sono state fornite molte interpretazioni, tutte di carattere letterario e simbolico, probabilmente perché gli aspetti neurologici della sinestesia non sono molto diffusi tra gli umanisti. Secondo una di queste interpretazioni letterarie, il poeta “gioca” con le parole, i colori e i suoni: ma non viene chiarito se Rimbaud vedesse davvero le vocali colorate a quel modo, oppure se la vista di una U gli facesse percepire il verde, come accade ai veri sinestesici. Il quadro variegato fornito dal sonetto prelude, secondo i critici letterari, alle Illuminazioni, una raccolta di poemi in prosa (1872-74) di carattere simbolico, onirico e allusivo, la cui enigmaticità non si esaurisce mai e spinge a interpretazioni sempre nuove.
Tornando al sonetto, esso è considerato dai critici una sorta di “divertimento mnestico”: le vocali divengono oggetti con cui ci si può baloccare e i colori hanno la natura di ricordi, forse ispirati dall’abbecedario su cui Rimbaud bambino aveva imparato a leggere. Senza escludere questa interpretazione, è interessante riportare un’affermazione del poeta, che sembra alludere a un fenomeno sinestesico autentico: «Ho creduto di vedere, talvolta ho creduto di sentire in questo modo, e lo racconto perché trovo che sia una cosa molto interessante.» A sua volta il poeta Paul Verlaine, amico intimo di Rimbaud, confermò questa ipotesi: «Io, che l’ho conosciuto, so che non gl’interessava affatto se A fosse rossa o verde. Lui la vedeva così, ecco tutto.»
Secondo un’altra interpretazione, il sonetto riflette l’insegnamento musicale che Rimbaud aveva ricevuto da Ernest Cabaner, un musicista boemo giunto a Parigi nel 1850, che frequentava molto i pittori. La sua didattica era basata sul “cromatismo musicale”: Cabaner colorava le note e attribuiva loro i suoni delle vocali. Questo metodo era già stato adottato nel Seicento dal padre Castel per i principianti.
L’interesse di Rimbaud per queste contaminazioni dei diversi campi sensoriali si potrebbe spiegare con la sua ricerca di una lingua universale che contenesse tutto: profumi, suoni, colori, come ebbe a scrivere in una lettera ad un amico. Lo stesso Cabaner dedicò a Rimbaud il “sonetto dei sette numeri” in cui associava note musicali, vocali e colori: La u cinabro, Si eu arancio, Do o giallo, Mi e blu, Fa i violetto, Sol u carminio.

Ed ecco il sonetto “sinestesico” di Baudelaire, tratto da Les fleurs du mal:

Correspondances

La Nature est un temple où de vivants piliers
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L'homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l'observent avec des regards familiers.

Comme de longs échos qui de loin se confondent
Dans une ténébreuse et profonde unité,
Vaste comme la nuit et comme la clarté,
Les parfums, les couleurs et les sons se répondent.

II est des parfums frais comme des chairs d'enfants,
Doux comme les hautbois, verts comme les prairies,
— Et d'autres, corrompus, riches et triomphants,

Ayant l'expansion des choses infinies,
Comme l'ambre, le musc, le benjoin et l'encens,
Qui chantent les transports de l'esprit et des sens.

Traduzione (Luigi De Nardis) 


Corrispondenze

E' un tempio la Natura ove viventi
 pilastri
a volte confuse parole
mandano fuori;
la attraversa l'uomo
tra foreste di simboli
dagli occhi
 familiari.

I profumi e i colori
e i suoni si rispondono
come echi
lunghi che di lontano si confondono

in unità profonda e tenebrosa,

vasta come la notte ed il chiarore.



Esistono profumi freschi come
carni di bimbo,
dolci come gli òboi,
e verdi come praterie;
e degli altri
corrotti, ricchi e trionfanti,

che hanno
l'espansione propria alle infinite
cose,
come l'incenso, l'ambra, il muschio,
il benzoino,
e cantano dei sensi
e dell'anima i lunghi rapimenti.


La con-fusione di colori, profumi e suoni allude a una profonda unità della natura che si riflette in una percezione sinestesica altrettanto unitaria e profonda: i diversi sensi (zone cerebrali), che di solito rispondono e agiscono separati, intonano una sinfonia indivisibile e armonica entro la quale corpo e mente, sensi e anima, restano misteriosamente catturati. L’unità organica della natura potrebbe ricordare certe concezioni mistiche orientali, come il Taoismo cinese, il Buddismo o la filosofia indiana dei Vedanta.

Un altro e diverso esempio letterario di sinestesia è offerto dal celebre episodio della madeleine nella Recherche du temps perdu: assaggiando un pezzetto di madeleine inzuppato nel tè, Proust adolescente viene d’un subito dislocato altrove: la memoria del corpo (la memoria involontaria), risvegliata dal gusto e dal profumo del dolcetto, lo riporta all’indietro nel tempo e altrove nello spazio, in un altro mondo, fatto di colori, persone, ambienti:
 

All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di maddalena che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio…

È un esempio straordinario di associazione sinestesica, che riguarda molti di noi: a volte basta un alito di profumo o un brandello di sapore per farci regredire anche di decenni e farci rievocare scene vissute nell’infanzia. Ciascuno ha le sue madeleine: in questo senso, limitato ma importante, tutti noi siamo sinestesici. Si deve ribadire che è in gioco qui la memoria involontaria, che risuscita le tracce mnestiche sepolte ma viventi nelle zone cerebrali deputate alle percezioni visive, tattili, uditive, gustative, olfattive. È un processo associativo: a volte basta un frammento di ricordo per farlo scaturire tutto intero dagli alveoli profondi del corpomente, ed esso resuscita con una vividezza straordinaria.

A proposito dell’associazione e dell’incrocio comunicativo tra i vari campi percettivi, voglio menzionare il progetto di IXIANA, ideato negli anni ‘80 dall’artista torinese Piero Gilardi. Costituito da una megastruttura abitabile a forma di bambola sdraiata, esso doveva ospitare un percorso creativo cibernetico imperniato sui cinque sensi: i dati immessi dal visitatore tramite un ingresso tattile sarebbero stati restituiti in forma sonora e visiva. IXIANA si potrebbe considerare un tentativo di riprodurre il fenomeno senso-cerebrale della sinestesia in un apparato dotato di sensorialità artificiale e di capacità di elaborazione digitale. Purtroppo il progetto non è stato mai realizzato, ma l’idea potrebbe suggerire un confronto interessante tra la fitta connettività del cervello dei sinestesici e la connettività artificiale di un apparato di tipo robotico come IXIANA. Si potrebbe anche osservare la reazione dei vari soggetti (sinestesici o no) di fronte alle risposte di IXIANA.

Per concludere non posso non ricordare, tra i tanti espedienti mnemonici del Rinascimento, il “Teatro della memoria” del friulano Giulio Camillo Delminio, (1480-1544), una struttura in cui il dotto umanista intendeva esporre tutto il sapere del suo tempo, secondo un’aspirazione enciclopedica tipica dell’epoca. A differenza di quello tradizionale, nel teatro di Giulio Camillo lo spettatore si trovava al centro del palcoscenico e lo spettacolo si svolgeva intorno a lui. Come si ricava dal trattato Sull’idea di Theatro, dal palco si dipartivano sette gradini, contrassegnati da sette immagini (Gorgone, Pasifae, Prometeo ecc.) e suddivisi ciascuno in sette parti corrispondenti ai sette pianeti (Luna, Mercurio, Marte, Giove, Sole, Saturno, Venere). Le quarantanove case risultanti erano a loro volta contrassegnate da immagini e simboli mitologici: la memoria dello spettatore era dunque aiutata da questi simboli, che rappresentavano ciascuno un elemento dello scibile, a compiere una ricognizione nel sapere. Si trattava di una concezione mirabile (purtroppo, a quanto pare, mai attuata) che era insieme un’enciclopedia e un’immagine del cosmo. Gli incroci tra i vari settori, discipline e specialità costituivano una densa trama di rimandi che poteva ricordare la fitta rete di interconnessioni che sembra caratterizzare il cervello delle persone sinestesiche. Anche nel caso di questo Teatro si può osservare il fenomeno del risveglio associativo della memoria: una traccia ne attiva un’altra e con l’aiuto della struttura si può percorrere tutto l’ecumene dello scibile.

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