La tragedia del terremoto e dello tsunami che ha colpito il nord del Giappone, e i conseguenti danni alla centrale nucleare di Fukushima-I hanno ravvivato il dibattito sull’uso dell’energia da fissione nucleare. Le conseguenze sono ancora da accertare ma l’incidente sembra destinato a frenare le prospettive di sviluppo di queste opzione tecnologica.
Senza entrare nel merito del dibattito sui pro e i contro dell’energia nucleare, in questo post si intende confutare una tesi sostenuta da diversi commentatori, secondo cui l’energia nucleare è indispensabile.
“Io rimango convinto che il mondo non può fare a meno del nucleare per sopravvivere,” ha dichiarato il senatore Umberto Veronesi. “Una fonte indispensabile,” ha dichiarato il giornalista Giuliano Ferrara. Secondo Pippo Ranci “il prezzo più elevato (della rinuncia al nucleare, ndr) sarebbe l’abbandono delle politiche per il clima… per uscire da una catastrofe improbabile andremmo a cercarne un’altra forse meno improbabile, quella del riscaldamento globale”.
Su Repubblica del 19 marzo Veronesi è stato ancora più esplicito, arrivando a sostenere che sia “scientificamente vero” che “senza l'energia nucleare il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti, non sopravviverà" e che "la scelta dell'energia nucleare è dunque inevitabile...".
In realtà, dall’esame di numerosi studi svolti da diversi gruppi di ricerca, prima dell’11 marzo, emerge un quadro molto diverso.
Innanzitutto, va detto che i dati degli ultimi anni mostrano una sostanziale stabilità della produzione di energia nucleare; per il futuro incrementi significativi erano previsti in Cina, India o nei paesi in via di sviluppo; nei paesi sviluppati le prospettive erano già molto limitate, soprattutto a causa via della deregulation del settore dell’energia, che rende poco attraenti gli alti investimenti iniziali necessari per l’energia nucleare. Si può quindi escludere che l’energia nucleare possa essere vista come la “silver bullet”, la soluzione decisiva in grado di soddisfare in futuro la grande richiesta d’energia del pianeta.
Oggetto di dibattito scientifico è invece quanto l’energia nucleare possa essere utile e conveniente, quale ruolo possa giocare nel “portfolio” di opzioni necessarie per garantire l’energia che le persone di tutto il mondo necessitano per soddisfare i propri bisogni, in base alla gravità dei danni potenziali. E anche in base ad alcune intrinseche debolezze: sicurezza in caso di incidenti e anche di eventuali attacchi terroristici; smaltimento delle scorie; elevati costi assicurativi, contrarietà delle popolazioni locali ecc.
Un altro punto importante e poco menzionato in Italia è quanto l’energia nucleare possa contribuire a soddisfare la richiesta energetica mondiale e insieme permettere le pesanti riduzioni delle emissioni di gas climalteranti già annunciate nel G8 all’Aquila e alla base dell’accordo di Cancùn.
Si tratta di obiettivi molto ambiziosi, oggi richiamati da chi propone lo sviluppo dell’energia nucleare (non da tutti, fra gli sponsor più accessi dell’energia nucleare ci sono anche molti negazionisti climatici, come Franco Battaglia e diversi altri membri dell’Associazione Galileo 2001).
Molti gruppi di ricerca hanno studiato le potenzialità delle diverse tecnologie e pratiche nel ridurre le emissioni globali dei gas che surriscaldamento il pianeta, nonché quale potrebbe essere il mix tecnologico più conveniente. Si tratta di studi molto complessi, che devono assumere ipotesi su fattori molto difficili da prevedere anche nel futuro immediato, quali il costo dell’approvvigionamento delle materie prime (carbone, petrolio, uranio), i tassi di interesse, nonché la capacità delle diverse tecnologie di migliorarsi e svilupparsi più rapidamente.
Nel caso del nucleare, notevoli incertezze ci sono nella valutazione dei costi effettivi e delle reali emissioni di CO2 di questa tecnologia, se valutati con l’approccio del ciclo di vita, ossia considerando l’intera filiera di produzione e la dismissione degli impianti. Su questi punti, torneremo con un altro post.
FIG 1 Uno degli studi più accurati e recenti, realizzato da 16 studiosi di 6 diversi centri di ricerca europei e pubblicato sul numero 31 del 2010 dell’Energy Journal”, ADAM comparison, ha confrontato i mix tecnologici proposti dai modelli economico-energetici-ambientali di diversi gruppi di ricerca: MERGE (Paul Scherrer Institute) TIMER (Netherlands Environmental Assessment Agency), POLES (CNRS, Université Pierre Mendès-France), REMIND (Potsdam Institute for Climate Impact Research), E3MG (Cambridge Centre for Climate Change Mitigation), e i relativi costi.
Un altro studio di grande importanza è il RECIPE project (Report on Energy and Climate Policy in Europe), che ha confrontato i modelli REMIND (Potsdam Institute for Climate Impact Research), WITCH (Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti Climatici e Fondazione Eni Enrico Mattei) e IMACLIM (Centre International de Recherche sur l'Environnement).
In entrambi gli studi emerge con chiarezza che anche negli scenari più stringenti di riduzione delle emissioni di gas serra, il nucleare non gioca un ruolo chiave e il suo contributo non sarà determinante.
FIG 2 Lo studio Adam (vedi tabella a fianco), ha specificatamente analizzato scenari di stop allo sviluppo del nucleare (scenario “no nuke”) e di rapido abbandono di questa tecnologia (scenario “nuke phaseout”) concludendo che l’energia nucleare non è indispensabile a un’efficace strategia contro i cambiamenti climatici. Anche lo scenario più stringente di riduzione delle emissioni, volto a raggiungere la stabilizzazione delle concentrazioni in atmosfera di CO2 eq. a 400 ppm, rimane comunque raggiungibile, anche senza l’opzione nucleare.
Sicuramente la rinuncia al nucleare richiederà di essere compensata con un maggiore impegno per il risparmio energetico, il miglioramento dell’efficienza nella produzione e nel consumo dell’energia, per un aumento drastico della produzione di energia da fonti rinnovabili, nonché per l’adozione della cattura e stoccaggio del carbonio nella produzione dell’energia da fonti fossili. Per raggiungere questi obiettivi sarà quindi necessario un cambiamento dell’attuale sistema energetico con una rapidità senza precedenti, una rivoluzione simile a quella avvenuta negli ultimi decenni nel campo delle tecnologie digitali, dalla diffusione di internet alla telefonia mobile. Una strada certo impegnativa, ma ancora percorribile.
Post pubblicato sul sito Climalteranti